I cambiamenti della
scuola sono strettamente legati a quelli socio-politici, la società si
trova in un perenne divenire, pertanto la scuola se vuole essere realtà
significativa e luogo primo della formazione, dell'istruzione e
dell'educazione, deve, necessariamente, essere in sinergia con il
divenire della società, diversamente si procede per vie parallele che
non si incontreranno mai. Nell'ultimo
decennio la scuola è stata interessa da un'ondata di riforme. Dalla
legge sull'Autonomia scolastica a oggi abbiamo assistito nella scuola a
una vera rivoluzione copernicana. Di questo sconvolgimento alcune cose
ci preoccupano, altre, invece, sembrano più rassicuranti. Dopo il DPR
275/99 (regolamento sull'attuazione dell'autonomia scolastica), che
potremmo definire una pietra miliare del nostro sistema scolastico, è
stata avviata nella scuola la stagione della riforma dei cicli
d'istruzione. Questa ha visto
l'alternarsi di diversi architetti: Berlinguer e De Mauro, legge 30 mai
attuata perché l'allora governo si dimise.
Moratti-Fioroni (legge 53/2003 con i relativi decreti attuativi, il più
significativo è quello riguardante le indicazioni nazionali, rimodulato
da Fioroni con le indicazioni per il curriculo) entrambi sono ancora in
vigore e aspettano dalle scuole i risultati per un’adeguata
armonizzazione, in vista di una stesura definitiva. Infine, abbiamo
avuto il ministro Gelmini e ora Profumo. Mi pare evidente che non si è
trattato solo di un avvicendamento di ministri e governi. Siamo tutti consapevoli che si è trattato
di orientamenti politici, secondo quella logica del divenire e dei
cambiamenti che attraversa la società. Questa alternanza a volte si è
posta in continuità con il passato, altre volte, invece, ha tentato di
eliminare totalmente quanto in precedenza progettato, la logica del
“cacciavite” di Fioroni si poneva in continuità con la Moratti, peccato
che poi è caduto il governo e il ministro non ha fatto in tempo a
rimontare il tutto…, non mi pare si possa affermare la stessa cosa con
la Gelmini, intanto aspettiamo cosa pensa di fare il nuovo ministro
all’istruzione. Facendo un bilancio complessivo, il risultato
finale mi sembra molto modesto, rispetto alle ambizioni e alle
aspettative iniziali, con ciò non voglio sostenere che non ci sono
stati dei miglioramenti, ma ci sono stati anche delle regressioni. Gli esperti hanno l’impressione che il
risultato finale di questa macchinosa Riforma abbia uno sguardo
modellato più sul passato che sulla capacità di misurarsi con le grandi
sfide che la società contemporanea pone alla scuola. Cioè: da
un lato la sua capacità di essere per gli studenti un ambiente
significativo di esperienza umana e di elaborazione di un progetto di
vita; dall’altro, realtà capace di elaborare un’offerta formativa in
grado di rispondere alle sfide di un mondo globalizzato in preda ad un
vorticoso cambiamento. Volendo sintetizzare, con altre parole, pare che
la riforma stia allentando, nella prassi, quel processo di edificazione
della cosiddetta piccola “comunità educante”, concepita a immagine
della più vasta comunità civile. Dewey sosteneva che “la scuola deve
servire alla società”. La scuola, a mio parere, deve essere per
la società la fucina di uomini nuovi, capaci di mettere mano all’aratro
della vita per vangare il terreno, spesso ancora incolto, della società
e buttarvi dentro il seme dei valori etici e del BENE COMUNE!
Guglielmo Borgia
borgia.guglielmo79@gmail.com