Azzerare Gelmini. Profumo è d'accordo?
Data: Sabato, 19 novembre 2011 ore 08:59:19 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il vero miracolo italiano dell'indimenticabile ex premier Silvio Berlusconi? Quello di aver fatto gioire tanti elettori di sinistra e centrosinistra per un governo di destra. Cosa cambia? Certamente cambiano i modi: più sobri, meno da commedia all'italiana di serie B. Ma è sui contenuti che si gioca la partita. Sul programma. E per quanto riguarda scuola pubblica e università non pare che la situazione possa migliorare rispetto a quanto è accaduto negli ultimi anni targati Gelmini.
Il nuovo ministro dell'Istruzione e dell'Università è Francesco Profumo, professore di ingegneria, rettore del Politecnico di Torino, membro del Cda di Unicredit private banking e presidente del Cnr per volontà dello stesso ministro Gelmini. Negli ultimi anni ha indirizzato il Politecnico di Torino verso una gestione sempre più aziendalistica, tanto che le grandi multinazionali - General Motors, Fiat - oggi la fanno da padroni nell'ateneo di Torino.                 
 Le sue prime dichiarazioni sono state: «Investiremo nel sapere e nella conoscenza», «ascolteremo studenti e ricercatori». Gli studenti lo ricordano inoltre come l'organizzatore del G8 delle università di Torino e sono «contro la sua idea di università schiacciata sui privati e contro quel summit da lui convocato con oltre 20 università autonominatesi le migliori al mondo»; «non ci dimentichiamo di quella giornata e della volontà dello stesso Profumo di rinchiudersi dentro all'università blindata dalla polizia rifiutando qualsiasi confronto con gli studenti in una città militarizzata e presa in ostaggio da questi rettori venuti a discutere di alta formazione e impresa, mentre noi studenti, che avevano dato vita quell'autunno alle oceaniche manifestazioni dell'onda, manifestavamo contro di loro e lottavano contro i tagli a scuola e università».
Profumo ha infine approvato un nuovo statuto dell'università votato in maniera favorevole dal 70% dei docenti, ma su cui oltre il 70% dei tecnici amministrativi ha votato no. Gli studenti italiani ricordano che «noi studenti di scuole e università ci siamo mobilitati in questi anni contro le politiche di Gelmini e Tremonti che miravano a privatizzare e dequalificare scuole e università, abbiamo un'altra idea di scuole e università, e ci mobiliteremo perché sappiamo che anni di tagli non si cancellano con la sola caduta di Berlusconi».
E fanno richieste precise: «Crediamo che debba immediatamente essere rifinanziata l'edilizia scolastica, dato che il 40% delle scuole italiane sono prive di certificati di idoneità statica. Serve con urgenza una legge quadro sul diritto allo studio, prendendo atto della frammentazione italiana del sistema di servizi e borse di studio, alle volte inesistenti. Bisogna inoltre con urgenza ridefinire la programmazione didattica, le metodologie e aprire una nuova fase di ampliamento di diritti e partecipazione nelle scuole. Va seriamente ridiscusso tutto l'impianto dei cicli scolastici. Per fare tutto questo però occorre necessariamente aprire un processo nuovo dove gli studenti possano essere reali protagonisti del cambiamento delle scuole. Non accetteremo in nessun modo altri processi dall'alto che dicono di cambiare tutto per non cambiare niente».
Il nuovo ministro non dovrà dunque confrontarsi con studenti, ricercatori e docenti solo sulle buone maniere, ma proprio sull'idea di scuola e di università. Tanti sono scesi in piazza a protestare perché hanno in mente un'altra scuola e un'altra università e si aspettano un'immediata e radicale inversione di tendenza rispetto alle politiche del governo uscente. L'intero mondo della scuola pare oggi vaccinato dalle menzogne a cui li ha abituati Gelmini. Promesse e parole a vanvera che si sono tradotte solo in tagli epocali al personale e ai fondi per scuola e università.
Basta parole. Si guardano i soldi. Perché tutti sappiamo che una scuola di qualità non costa sempre meno, ma costa di più. Saprà questo governo invertire un trend di tagli all'istruzione che dura da 20 anni, portato avanti in modo bipartisan sia da governi di centrodestra che centrosinistra? Saprà fare quello che, anche in tempo di crisi - la nostra stessa crisi, visto che si tratta di una crisi globale - hanno saputo fare i governi degli Stati Uniti e della Germania?   (di Giuseppe Caliceti da http://www.ilmanifesto.it)

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