Camusso: «Basta tagli, il governo dica no alla Bce»
Data: Domenica, 09 ottobre 2011 ore 07:34:32 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un nuovo ”patto di cittadinanza”, in base al quale «chi ha di più deve dare di più. Chi non paga deve iniziare a pagare». Solo così, secondo il leader della Cgil, l’Italia può finalmente ripartire. In una Piazza del Popolo gremita di lavoratori pubblici arrivati nella Capitale da tutta Italia con palloncini colorati, bandiere rosse e magliette bianche con la scritta ”sono Stato io” per rivendicare l’appartenenza ad un settore negli ultimi tempi decisamente bistrattato, Susanna Camusso torna a criticare il governo, le manovre economiche varate recentemente e le ipotesi di nuove misure all’orizzonte. A partire dalla sanatoria fiscale ed edilizia: «La parola condono deve essere abolita dal nostro vocabolario» scandisce la segretaria della Cgil tra gli applausi di migliaia di statali e insegnanti stanchi di essere additati come ”fannulloni”, stanchi di essere considerati - ogni volta che c’è da intervenire sulla spesa pubblica - un costo da tagliare.                                
    La Camusso ribadisce: «Non ci rassegniamo a vedere affondare il Paese. A vedere i giovani fuori dalla scelte e dal lavoro. A vedere espropriato il Paese da una persona che pensa che mantenere il suo potere sia un elisir di lunga vita». L’invito al premier è esplicito: «Non ne possiamo più, se ne vada ora, perché ogni giorno che passa abbiamo un problema in più». Di scelte di politiche economiche, ma non solo. Le vicende private del premier sfilano con i manifestanti. C’è una sagoma di cartone di una donna in slip e reggiseno e la scritta «povera Italia, i mercati internazionali si rifiutano di ballare il bunga-bunga». E non mancano riferimenti alle ultime battute del premier: «Per Berlusconi sono una gnocca e per Brunetta sono una fannullona» recita un cartello tenuto in bella vista da alcune lavoratrici. «Ci vergogniamo per come siamo visti nel mondo» rincara la Camusso.
Ai lati del palco campeggia un mega striscione: «Senza il servizio pubblico sei privato dei tuoi diritti: salute, scuola, sicurezza, ambiente e ricerca». Il no a nuovi tagli è netto. «Le tante manovre di questo governo hanno sempre un filo che le lega, oltre alla loro inefficacia, è ridurre lo Stato. Lo fanno apparire come un risparmio, invece vuol dire negare il futuro di ognuno di noi» afferma la leader della Cgil.
Sullo sfondo c’è la lettera inviata dalla Bce ad agosto al governo: «Uno schiaffo all’Italia» la definisce la Camusso. In quella lettera, tra le altre cose, si chiede «una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi». Il segretario generale della Cgil chiarisce: «Quando si ragiona di costi noi siamo pronti alla sfida. Ma il Welfare non è un costo, è un fattore di crescita del territorio». Affonda: «Se il ministro Sacconi avesse passato qualche momento a studiare avrebbe capito». E infine aggiunge: «Noi vorremmo lo stesso scatto d’orgoglio del presidente greco che, nonostante tutti i problemi, ha risposto: no, non cancelliamo i contratti, non aboliamo i minimi salariali. Perché non è vero che c’è una ricetta sola».
Dal palco Susanna Camusso ribadisce quindi la sua strada alternativa per il risanamento e la crescita: una più equa distribuzione dei redditi, la tassazione dei grandi patrimoni e della finanza, la lotta all’evasione. «Le risorse così recuperate devono servire a fare uno straordinario piano per il futuro e per i giovani» spiega la Camusso. Il ”patto di cittadinanza” deve essere la premessa per lasciare «la scuola pubblica, nazionale, laica». Infine un avvertimento: il contributo di solidarietà chiesto ai pubblici dipendenti con redditi alti, va bene, ma solo se viene esteso anche alle altre categorie di lavoratori e di redditi, «altrimenti la Cgil partirà con le cause di costituzionalità».
      (da Il Messaggero di Giusy Franzese)







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