Garibaldi, la cucina e la scuola siciliana. Un’intervista…possibile!
Data: Domenica, 18 settembre 2011 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Mancano, ormai, pochi mesi al termine delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e, prima di archiviare il 2011, in diretta dal passato…, abbiamo voluto sentire “l’eroe dei due mondi”, l’uomo che ha contribuito, più di tutti, a creare l’Italia unita, il patriota indomito di mille battaglie: il generale Giuseppe Garibaldi. Lo abbiamo avvicinato, con discrezione, grazie all’interessamento del suo fido luogotenente, Nino Bixio, nell’isola di Caprera, all’ombra della sua “dacia”, intento a gustarsi uno dei suoi soliti “mezzi” toscani.
Inviato: Generale, stanco?
Garibaldi: “Stanco, ma soddisfatto. Abbiamo avuto ragione dei Borboni, grazie alle mie “camicie rosse” e ai valorosi palermitani. Ma fatta l’Italia, adesso bisogna fare gli italiani, come ha detto qualcuno. Prevedo che ci vuole ancora del tempo e si spargerà altro sangue”.
Inviato: Generale, non stiamo qui a parlare di politica, di Cavour o di Vittorio Emanuele, parliamo invece di cucina, gastronomia. Cosa mangia di solito?
Garibaldi: “Certo, sulla mia tavola o in campo di battaglia, non deve mai mancare un bel pezzo di vitello arrosto accompagnato da una buona cucchiaiata di cavoli salati. E’ il mio piatto preferito”.
Inviato: E’ vero che lei è astemio? Non ha mai bevuto vino o liquori?
Garibaldi: “Vero. Sono astemio. Quanto vale un bel bicchiere d’acqua fresca di fonte…”.
Inviato: Generale, torniamo allora a parlare di cibo. Abbiamo saputo che lei, appena sbarcato a Marsala, ad una contadina del luogo ha chiesto pane e formaggio?
Garibaldi: “Anche questo è vero. Vado ghiotto per il pane ed il formaggio pecorino. Peccato che quando sono sbarcato in Sicilia, le fave fresche erano già finite, altrimenti avrei accompagnato al pane e al pecorino un buon pugno di fave. Bisogna che lei provi queste prelibatezze. Hanno un sapore unico…”.
Inviato: Generale, è vero che lei preferisce anche il minestrone?
Garibaldi: “Buono…Si, sono un amante di minestrone che accompagno sempre con carne arrosto e da un bel piatto di legumi. Mi piacciono i fagioli ma anche una zuppa di ceci, non è male.”
Inviato: Ed il pesce non lo mangia?
Garibaldi: “Certo che lo mangio. A parte quello stagionato, mi piace molto lo stoccafisso alla genovese accompagnato, come al solito, da un buon piatto di fave fresche”.
Inviato: Generale, i soliti bene informati parlano anche di altre sue ghiottonerie come il merluzzo impastato con la farina e poi fritto. Insomma, la nostra “pastella”.
Garibaldi: “I miei gusti, ormai, sono diventati una questione nazionale; sono tutti lì a spiare ed a scrivere su cosa mangio! E’ vero, mi piace anche il merluzzo farinato e fritto, ma anche i fichi secchi ed a Palermo sono dei gran maestri per questa leccornia.
Inviato: Generale, e i dolci? Preferisce i dessert alla frutta, magari…
Garibaldi: “Caro signore, lei vuole sapere troppo. Mi è simpatico con quel suo colorito, quasi, bronzeo, mi ricorda qualcuno! Allora le confido una cosa: mi piace molto un piatto composto da cedro e pompelmo tagliato a fettine sottilissime ed imbevuti di rosolio accompagnato da un biscotto e da una bella colata di cioccolato fondente. Deve provare, è una bomba…Anche se, di recente, ho scoperto la granita alle mandorle con una spruzzatina di caffè…una vera delizia!”.
Inviato: Generale, un’ultima domanda, parliamo di scuola…
Garibaldi:…per carità, lasciamo perdere, che è meglio,…ho trovato la scuola siciliana in condizioni pietose. Ma se vuol sapere di più contatti pure il prof. Salvatore Marchese, uno dei migliori siciliani che ho incontrato durante la mia permanenza nell’isola e che ho nominato responsabile del Dicastero della Pubblica Istruzione, presso il mio governo provvisorio, nella Luogotenenza di Palermo. Il prof. Marchese, si figuri, mi ha riferito che, “l'insegnamento si trova ordinariamente nel fatto limitato al solo leggere, scrivere ed alle più semplici combinazioni dei numeri. L'istruzione Religiosa, de' doveri sociali e del sistema metrico nella massima parte delle scuole è trascurata. Il leggere e lo scrivere si esegue da' fanciulli macchinalmente e si odono tuttavia ripetere le monotone cantilene che addimostrano come per essi è un semplice esercizio materiale”. E il generale, per fortuna, non ha conosciuto la scuola al tempo della Gelmini…
Giuseppe Garibaldi, visse gli ultimi anni della sua vita nell’isola di Caprera, contento e soddisfatto delle vittorie “epocali” conseguite nel corso della sua lunga e gloriosa “carriera”. Morì, serenamente, con il pensiero all’Italia unita, il 2 giugno 1882.

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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