Dalla Germania in Italia:«Basta corsivo. Stampatello obbligatorio alle scuole elementari»
Data: Sabato, 17 settembre 2011 ore 08:30:49 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«Il corsivo è anacronistico. Non ha più senso utilizzarlo a scuola. Il ministero dovrebbe riflettere sulla proposta di abolirlo». Italo Farnetani, membro della Società italiana di pediatria preventiva e sociale riunita in convegno a Milano (Sipps), non si pone dubbi. A suo parere lo stampatello dovrebbe diventare la scrittura ufficiale delle elementari lasciando al corsivo il ruolo di comprimario che gli alunni potrebbero scegliere come «seconda» materia facoltativa. Le parole del noto specialista, autore di testi storici della pediatria, acquistano peso ancora maggiore se si considera che il professore appartiene all’Accademia della Crusca. «Suggerisco al ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, di valutare la fattibilità di questo passaggio, seguendo le orme di altri amministratori all’estero». Da noi la proposta è destinata a suscitare polemiche e molti sottolineeranno di nuovo la funzione pedagogica della grafia che tutti gli italiani hanno imparato sui banchi.         
 LA DECISIONE TEDESCA - All’estero invece si guarda avanti adeguandosi al nuovo modo di comunicare dei bambini che molto precocemente battono tasti al computer (in stampatello) e si scambiano messaggini (in stampatello). Basta guardare la rivoluzione avvenuta in un Land della Germania, quello di Amburgo. Da questo anno scolastico stampatello obbligatorio alle elementari. C’era stata una sperimentazione in Baviera e Nord Renania e le autorità tedesche si sono chieste se fosse ancora logico continuare a torturare i bambini con la scrittura della penna anziché avviarli verso il futuro con quella delle tastiere. «Gli scolari non dovranno più imparare due grafie diverse, perchè tanta sorpresa», ha replicato alle obiezioni il portavoce delle autorità del Land, criticate dai grafologi che parlano di «decisione gravissima».

UNA SVOLTA NECESSARIA - Farnetani invece è d’accordo e giudica questa svolta epocale ma necessaria: «Anche nel 900 abbiamo assistito a un cambiamento, l’abolizione dell’esame di calligrafia. Adesso passiamo allo stampatello. E’ più facile per i bambini, perdono meno tempo e la rinuncia al corsivo non tarpa certo fantasia né è un ostacolo allo sviluppo della personalità. Per uno scolaro di oggi scrivere in corsivo è come per un adulto esprimersi in cirillico». L’argomento stampatello sì e no non è uno degli argomenti del convegno della Sipps, presieduta da Giuseppe Di Mauroe intitolato «Aiutami a crescere». E visto che per molti rappresentanti della pediatria la crescita è legata in modo indissolubile a metodiche di apprendimento in linea con i tempi, l’interrogativo su quale strada intraprendere nella scuola italiana ha fatto discutere dietro le quinte. Franco Fabbroni, professore emerito di pedagogia all’università di Bologna, è favorevole ad un cambiamento: «Ben venga tutto ciò che viene introdotto per favorire la scrittura. I giovani oggi scrivono poco o niente. Usano un linguaggio eta beta, smozzicato, pieno di simboli. Le maiuscole forse aiuteranno a non demolire le parole». Una proposta? «Il primo palcoscenico potrebbe essere quello della maiuscola – dice Fabbroni – E poi passare al minuscolo. L’obiettivo è il ritorno alla scrittura». In Germania i grafologi sono sulle barricate. Helmut Plog, il presidente dell’associazione tedesca, è convinto che «lo stampatello renderà difficile lo sviluppo delle proprie qualità. Se la scrittura viene standardizzata i mutamenti legati alle nostre modificazioni interiori saranno meno evidenti. E poi guardiamo cosa è accaduto in Usa. La perdita culturale negli Stati Uniti è evidente. Da anni i ragazzi non imparano il corsivo».

Margherita De Bac
   (da Corriere della sera)







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