«Il corsivo è
anacronistico. Non ha più senso utilizzarlo a scuola. Il ministero
dovrebbe riflettere sulla proposta di abolirlo». Italo Farnetani,
membro della Società italiana di pediatria preventiva e sociale riunita
in convegno a Milano (Sipps), non si pone dubbi. A suo parere lo
stampatello dovrebbe diventare la scrittura ufficiale delle elementari
lasciando al corsivo il ruolo di comprimario che gli alunni potrebbero
scegliere come «seconda» materia facoltativa. Le parole del noto
specialista, autore di testi storici della pediatria, acquistano peso
ancora maggiore se si considera che il professore appartiene
all’Accademia della Crusca. «Suggerisco al ministro della Pubblica
Istruzione, Mariastella Gelmini, di valutare la fattibilità di questo
passaggio, seguendo le orme di altri amministratori all’estero». Da noi
la proposta è destinata a suscitare polemiche e molti sottolineeranno
di nuovo la funzione pedagogica della grafia che tutti gli italiani
hanno imparato sui
banchi.
LA DECISIONE TEDESCA - All’estero invece si guarda avanti
adeguandosi al nuovo modo di comunicare dei bambini che molto
precocemente battono tasti al computer (in stampatello) e si scambiano
messaggini (in stampatello). Basta guardare la rivoluzione avvenuta in
un Land della Germania, quello di Amburgo. Da questo anno scolastico
stampatello obbligatorio alle elementari. C’era stata una
sperimentazione in Baviera e Nord Renania e le autorità tedesche si
sono chieste se fosse ancora logico continuare a torturare i bambini
con la scrittura della penna anziché avviarli verso il futuro con
quella delle tastiere. «Gli scolari non dovranno più imparare due
grafie diverse, perchè tanta sorpresa», ha replicato alle obiezioni il
portavoce delle autorità del Land, criticate dai grafologi che parlano
di «decisione gravissima».
UNA SVOLTA NECESSARIA - Farnetani invece è d’accordo e giudica questa
svolta epocale ma necessaria: «Anche nel 900 abbiamo assistito a un
cambiamento, l’abolizione dell’esame di calligrafia. Adesso passiamo
allo stampatello. E’ più facile per i bambini, perdono meno tempo e la
rinuncia al corsivo non tarpa certo fantasia né è un ostacolo allo
sviluppo della personalità. Per uno scolaro di oggi scrivere in corsivo
è come per un adulto esprimersi in cirillico». L’argomento stampatello
sì e no non è uno degli argomenti del convegno della Sipps, presieduta
da Giuseppe Di Mauroe intitolato «Aiutami a crescere». E visto che per
molti rappresentanti della pediatria la crescita è legata in modo
indissolubile a metodiche di apprendimento in linea con i tempi,
l’interrogativo su quale strada intraprendere nella scuola italiana ha
fatto discutere dietro le quinte. Franco Fabbroni, professore emerito
di pedagogia all’università di Bologna, è favorevole ad un cambiamento:
«Ben venga tutto ciò che viene introdotto per favorire la scrittura. I
giovani oggi scrivono poco o niente. Usano un linguaggio eta beta,
smozzicato, pieno di simboli. Le maiuscole forse aiuteranno a non
demolire le parole». Una proposta? «Il primo palcoscenico potrebbe
essere quello della maiuscola – dice Fabbroni – E poi passare al
minuscolo. L’obiettivo è il ritorno alla scrittura». In Germania i
grafologi sono sulle barricate. Helmut Plog, il presidente
dell’associazione tedesca, è convinto che «lo stampatello renderà
difficile lo sviluppo delle proprie qualità. Se la scrittura viene
standardizzata i mutamenti legati alle nostre modificazioni interiori
saranno meno evidenti. E poi guardiamo cosa è accaduto in Usa. La
perdita culturale negli Stati Uniti è evidente. Da anni i ragazzi non
imparano il corsivo».
Margherita De Bac
(da Corriere della sera)