Un commento ai quesiti per la preselezione a dirigente scolastico. Più che un pasticcio.
Data: Martedì, 13 settembre 2011 ore 08:17:08 CEST Argomento: Rassegna stampa
Da molte parti sono
sollecitato a intervenire sulla batteria di quesiti approntata dal MIUR
per la preselezione nel concorso a dirigente scolastico. Rispondo
all’ADI di cui sono consigliere scientifico. Non ho informazioni su
come siano stati costruiti i quesiti, né pare reperibile un quadro di
riferimento che abbia guidato gli estensori.
Leggo da un comunicato del MIUR che è stata seguita la stessa
procedura già sperimentata in altri settori della Pubblica
Amministrazione. Questa non è di per sé una giustificazione. Il
MIUR poteva decidere una propria modalità concorsuale, prendendo le
distanze dalle abitudini della restante amministrazione statale.
Vediamo il perché.
Il MIUR ha al suo interno un istituto nazionale di
valutazione, l’INVALSI, che da almeno un decennio promuove la cultura
della valutazione. Non mi sembra, alla lettura della batteria dei
quesiti, che il MIUR abbia utilizzato il suo istituto specializzato. Se
ciò è stato fatto, sarebbe preoccupante per l’INVALSI.
Qui inoltre abbiamo a che fare con una preselezione di dirigenti
scolastici, non di semplice personale amministrativo o
ausiliario. Una professione che negli ultimi anni ha subito
profonde modificazioni e che non è assimilabile a quella di altri
funzionari dello Stato. Bisognava avere pertanto ben chiare quali
conoscenze andavano testate.
Un “pasticciaccio”
La costruzione di oltre 5000 quesiti è
una cosa da brivido. Infatti, ogni parola conta in una domanda.
La formulazione di una domanda non è mai neutra. La pulitura e
ponderazione dei quesiti esige molto tempo, la preparazione delle
risposte pure e la verifica finale anche. Questi lavori richiedono
l’intervento di specialisti.
Come sono state costruite le domande della batteria pubblicata, come
sono state verificate e calibrate? Non ne so nulla, ma ho il sospetto,
dopo avere letto parte dei quesiti, che non tutte le tappe richieste
dagli standard qualitativi a livello internazionale per un esercizio
simile siano state rispettate.
La lettura di un numero, anche
molto limitato, di quesiti, fa immediatamente balzare agli occhi
come, in diversi casi, le domande siano generiche, in altri ambigue, in
altri del tutto opinabili. Si tratta, in quest’ultimo caso, di domande
per le quali non vi è una risposta univoca, e questo stravolge la
tipologia di test che si è inteso utilizzare, ossia quesiti che
richiedono una sola risposta esatta fra le quattro fornite per
ogni domanda.
Il
problema che sorge è il seguente: con domande opinabili, la risposta
giusta è pure opinabile, ma se si ritiene giusta una sola “opinione” si
slitta verso una valutazione normativa che mira a identificare la
conformità di pensiero con una dottrina precostituita. Avrò modo di
spiegarmi con alcuni esempi.
Ad una prima lettura si ha l’impressione di trovarsi di
fronte a una materia grezza, assolutamente non verificata, che
presenta palesi errori, contenuti inadeguati, domande opinabili e
altre che si potrebbero benevolmente definire “strampalate”.
Come definire altrimenti la domanda 357 della 1^ Area:
“Le Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di
apprendimento per i licei, per quanto riguarda la disciplina esecuzione
e interpretazione..”,
dove le parole “esecuzione e interpretazione” presenti nelle
Indicazioni nazionali sono state assunte come una “disciplina”!.
Oppure la domanda 30 della 1^ Area:
“La parità di trattamento tra uomini e donne è prevista” –
risposta esatta: “dal Trattato”.
Considerato che le domande sono riferite non solo all’Italia, ci si
chiede “la parità tra uomini e donne in quale parte del mondo?” E nella
risposta presunta esatta rimane la curiosità di sapere di quale
Trattato si tratta, firmato da chi, dove e quando.
Le domande opinabili
Vediamo tre esempi di ciò che ho definito domande opinabili.
- 1° Esempio. Domanda 53 della 5^ Area:
“Quale definizione di cultura, tra le seguenti, è oggi
maggiormente condivisa all’interno delle scienze sociali?”
Non mi consta che esista una definizione di cultura maggiormente
condivisa all’interno delle scienze sociali. La definizione di cultura
è ampiamente dibattuta e differenziata, basti citare la concezione
antropologica di Levy-Strauss, il pensiero critico della scuola di
Francoforte, l’idea del villaggio globale di McLuhan, la modernità
liquida di Zygmunt Bauman e via elencando. Nessuna di queste concezioni
è maggiormente condivisa, nessuna teoria culturale può oggi
considerarsi dominante e quindi usata come tale per le risposte.
Questa è quindi una tipica domanda
opinabile, poichè non esiste una sola risposta inequivocabilmente
giusta e nemmeno esclusiva. E’ il caso di ribadire che le risposte
giuste in un questionario di questo tipo devono essere
esclusive e le domande puntuali, prive cioè di elementi di
ambiguità.
- 2° Esempio. Domanda 72 della 5^ Area:
Secondo le ricerche empiriche disponibili, che rapporto esiste in
Italia tra livello di istruzione raggiunto e possibilità di mobilità
sociale?
Risposta data come esatta
L’istruzione costituisce un effettivo canale di mobilità sociale. Essa
gioca un ruolo significativo nel modellare i destini lavorativi e
sociali dei singoli.
Fra le altre tre risposte una afferma gli scarsi effetti
dell’istruzione sulla mobilità sociale. Ora a quali dati ci si è
riferiti per affermare senza ombra di dubbio che l’istruzione in Italia
è un reale canale di mobilità sociale? Secondo l’Istat: “le posizioni
rivestite dai figli al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro
sono più spesso simili a quelle dei loro padri […] i soggetti che
appaiono fortemente influenzati dalla classe sociale al momento
dell’ingresso nel mercato del lavoro sono quelli che provengono dalla
classe operaia urbana (il tasso di mobilità intergenerazionale è pari
al 39,8%, contro il 55,6% della mobilità assoluta)” [Istat 2003].
Anche questa domanda non è formulata correttamente, perché due risposte
non si escludono a vicenda.
- 3° Esempio. Domanda 75 della 5^ Area:
La televisione, nei paesi sviluppati,
è diventata la seconda attività, dopo il sonno, per impegno temporale,
dei giovani. Quali implicazioni per la scuola.
Le quattro risposte riflettono punti
di vista diversi, tutti opinabili, non esiste una risposta che escluda
tutte le altre. Per non parlare del fatto che il mondo oggi è
complessivamente modellato dalle TIC e che le giovani generazioni fanno
un uso sempre maggiore di internet rispetto alla TV. L’epoca
d’oro della TV è tramontata almeno nella galassia giovanile. In quali
paesi è la seconda attività dei giovani? In quali regioni italiane?
Incongruenze nel tipo di questionario
utilizzato
In conclusione avendo utilizzato un tipo di questionario (ce ne sono
molti altri possibili) che prevede una sola risposta esatta fra quattro
indicate, con l’assegnazione di un punto alla risposta esatta e di zero
punti a quelle non date o sbagliate, bisognava costruire quesiti in cui
la risposta corretta fosse inequivocabile. Domande cioè non ambigue,
che permettessero una valutazione coerente e sempre puntuale. Quando le domande sono opinabili e si
può considerare giusta o l’una o l’altra risposta, un
questionario, concepito come quello utilizzato dal MIUR , perde
validità e inevitabilmente inficia la selezione.
Non si può
scherzare. Questo non è un sondaggio d’opinione, ma un test che si
prefigge di eliminare dalla competizione un certo numero di aspiranti
al posto di Dirigente Scolastico. Le conseguenze di risposte sbagliate
possono dunque essere gravi per un candidato che si vedrebbe escluso
dal concorso se non raggiunge un totale definito di risposte giuste.
In breve una preselezione così impostata presenta il rischio di
selezionare un candidato non corrispondente al profilo (cattiva
selettività) ed eliminare al contrario un candidato interessante
(cattiva sensibilità).
Commento finale
Vorrei infine chiedere a chi ha la responsabilità di questa
preselezione: si possono pre-selezionare i candidati a un concorso per
dirigente scolastico con una prova che si presenta in gran parte,
simile a “Lascia o raddoppia” o al più recente gioco televisivo
“L’eredità”? La risposta mi pare ovvia, ma così non è stato per
chi si è assunto la responsabilità di pubblicare questa batteria di
quesiti.
Molte domande sono di cultura generale e sono del tutto generiche,
ugualmente adatte a un concorso per poliziotto oppure per ferroviere.
Alcune poi, sono molto “pretenziose”, altre contengono errori pacchiani.
Esempio, la domanda 72 della 4^ Area, che recita
“Dalle Lettere a Lucillo di Seneca è possibile ricavare significative
riflessioni pedagogiche soprattutto rispetto..”
Orbene non si tratta di Lucillo ma di
Lucilio! Il MIUR non dovrebbe rilasciare prove con errori
del genere. Forse un candidato potrebbe perdere tempo e chiedersi chi
fosse mai Lucillo. Mi chiedo poi se per diventare dirigente scolastico
si debbano conoscere le lettere a Lucilio.
Altre domande sono incredibilmente specifiche, come ad
esempio la n. 364 dell’ AREA 4, che recita:
Negli studenti a sviluppo tipico (normolettori), la velocità di lettura
si incrementa mediamente ogni anno di circa…
Risposte tra cui scegliere: a) 0.5 sillabe/secondo, b) 1
sillaba/secondo, c) 0.3 sillabe/secondo, d) 2 sillabe.
Non credo occorrano commenti!
In questo concorso si ha a che fare
con persone che aspirano a diventare dirigenti scolastici, molti dei
quali studiano da anni, hanno investito e stanno investendo tempo,
energie e danaro.
Si sarebbe potuta effettuare una preselezione con domande
imperniate solo sulla scuola.
Vorrei aggiungere in maniera
provocatoria che se la pre-selezione mirava anche a scartare
quelli che non sanno leggere bene, che non hanno una
sufficiente cultura matematica e scientifica, si potevano utilizzare le
domande di PISA o dell’indagine ALL che sono state almeno tutte
convalidate e ponderate da specialisti e che sono state pre-testate!
Ci sarebbero moltissime cose da dire sull’impostazione e il senso della
preselezione, ma nella situazione data, con un bando già pubblicato
comprensivo di tutte le procedure concorsuali, non c’è molto da fare,
se capisco bene. E non voglio buttare altra benzina sul fuoco.
Per le questioni giuridiche, di non
poco conto, mi rimetto interamente all’autorevole parere di Carlo Marzuoli.
(di Norberto Bottani da Adi)
redazione@aetnanet.org
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