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Dirigenti Scolastici: Un commento ai quesiti per la preselezione a dirigente scolastico. Più che un pasticcio.

Rassegna stampa
Da molte parti sono sollecitato a intervenire sulla batteria di quesiti approntata dal MIUR per la preselezione nel concorso a dirigente scolastico. Rispondo all’ADI di cui sono consigliere scientifico. Non ho informazioni su come siano stati costruiti i quesiti, né pare reperibile un quadro di riferimento che abbia guidato gli estensori.
 Leggo da un comunicato del MIUR che è stata seguita la stessa procedura già sperimentata in altri settori della Pubblica Amministrazione.  Questa non è di per sé una giustificazione. Il MIUR poteva decidere una propria modalità concorsuale, prendendo le distanze dalle abitudini della restante amministrazione statale. Vediamo il perché. 
 Il  MIUR ha al suo interno un istituto nazionale di valutazione, l’INVALSI, che da almeno un decennio promuove la cultura della valutazione.  Non mi sembra, alla lettura della batteria dei quesiti, che il MIUR abbia utilizzato il suo istituto specializzato. Se ciò è stato fatto, sarebbe preoccupante per l’INVALSI.                          
 Qui inoltre abbiamo a che fare con una preselezione di dirigenti scolastici,  non di semplice personale amministrativo o ausiliario. Una professione che  negli ultimi anni ha subito profonde modificazioni e che non è assimilabile a quella di altri funzionari dello Stato. Bisognava avere pertanto ben chiare quali conoscenze andavano  testate.
Un “pasticciaccio”
La costruzione di oltre 5000 quesiti è una cosa da brivido. Infatti, ogni parola conta in una domanda.
La formulazione di una domanda non è mai neutra. La pulitura e ponderazione dei quesiti esige molto tempo, la preparazione delle risposte pure e la verifica finale anche. Questi lavori richiedono l’intervento di specialisti.
Come sono state costruite le domande della batteria pubblicata, come sono state verificate e calibrate? Non ne so nulla, ma ho il sospetto, dopo avere letto parte dei quesiti, che non tutte le tappe richieste dagli standard qualitativi a livello internazionale per un esercizio simile siano state rispettate.
La lettura  di un numero, anche molto limitato, di quesiti,  fa immediatamente balzare agli occhi come, in diversi casi, le domande siano generiche, in altri ambigue, in altri del tutto opinabili. Si tratta, in quest’ultimo caso, di domande per le quali non vi è una risposta univoca, e questo stravolge la tipologia di test che si è inteso utilizzare, ossia quesiti che richiedono una sola risposta  esatta fra le quattro fornite per ogni domanda.
Il problema che sorge è il seguente: con domande opinabili, la risposta giusta è pure opinabile, ma se si ritiene giusta una sola “opinione” si slitta verso una valutazione normativa che mira a identificare la conformità di pensiero con una dottrina precostituita. Avrò modo di spiegarmi con alcuni esempi.
 Ad una prima lettura  si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una materia grezza, assolutamente non verificata, che presenta  palesi errori, contenuti inadeguati, domande opinabili e altre che si potrebbero benevolmente definire “strampalate”.
Come definire altrimenti la domanda 357 della 1^ Area:
“Le Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento per i licei, per quanto riguarda la disciplina esecuzione e interpretazione..”,
dove le parole “esecuzione e interpretazione” presenti nelle Indicazioni nazionali  sono state assunte come una “disciplina”!.
Oppure la domanda 30 della 1^ Area:
“La parità di trattamento tra uomini e donne è prevista”   –  risposta esatta:  “dal Trattato”.
Considerato che le domande sono riferite non solo all’Italia, ci si chiede “la parità tra uomini e donne in quale parte del mondo?” E nella risposta presunta esatta rimane la curiosità di sapere di quale Trattato si tratta, firmato da chi, dove e quando.
Le domande opinabili
Vediamo tre esempi di ciò che ho definito domande opinabili.
- 1° Esempio. Domanda 53 della 5^ Area:
“Quale definizione di cultura, tra le seguenti, è oggi  maggiormente condivisa all’interno delle scienze sociali?”
Non mi consta che esista una definizione di cultura maggiormente condivisa all’interno delle scienze sociali. La definizione di cultura è ampiamente dibattuta e differenziata, basti citare la concezione antropologica di Levy-Strauss, il pensiero critico della scuola di Francoforte, l’idea del villaggio globale di McLuhan, la modernità liquida di Zygmunt Bauman e via elencando. Nessuna di queste concezioni è maggiormente condivisa, nessuna teoria culturale può oggi considerarsi dominante e quindi usata come tale per le risposte.
Questa è quindi una tipica domanda opinabile, poichè non esiste una sola risposta inequivocabilmente giusta e nemmeno esclusiva. E’ il caso di ribadire che le risposte giuste in un questionario  di questo tipo devono essere esclusive  e le domande puntuali, prive cioè di elementi di ambiguità.
- 2° Esempio. Domanda 72 della 5^ Area:
Secondo le ricerche empiriche disponibili, che rapporto esiste in Italia tra livello di istruzione raggiunto e possibilità di mobilità sociale?
   Risposta data come esatta
L’istruzione costituisce un effettivo canale di mobilità sociale. Essa gioca un ruolo significativo nel modellare i destini lavorativi e sociali dei singoli.
Fra le altre tre risposte una  afferma gli scarsi effetti dell’istruzione sulla mobilità sociale. Ora a quali dati ci si è riferiti per affermare senza ombra di dubbio che l’istruzione in Italia è un reale canale di mobilità sociale? Secondo l’Istat: “le posizioni rivestite dai figli al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro sono più spesso simili a quelle dei loro padri […] i soggetti che appaiono fortemente influenzati dalla classe sociale al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro sono quelli che provengono dalla classe operaia urbana (il tasso di mobilità intergenerazionale è pari al 39,8%, contro il 55,6% della mobilità assoluta)” [Istat 2003].
Anche questa domanda non è formulata correttamente, perché due risposte non si escludono a vicenda.
- 3° Esempio. Domanda 75 della 5^ Area:
La televisione, nei paesi sviluppati, è diventata la seconda attività, dopo il sonno, per impegno temporale, dei giovani. Quali implicazioni per la scuola.
Le quattro risposte riflettono punti di vista diversi, tutti opinabili, non esiste una risposta che escluda tutte le altre. Per non parlare del fatto che il mondo oggi è complessivamente modellato dalle TIC e che le giovani generazioni fanno un uso sempre maggiore di internet rispetto alla TV.  L’epoca d’oro della TV è tramontata almeno nella galassia giovanile. In quali paesi è la seconda attività dei giovani? In quali regioni italiane?
Incongruenze nel tipo di questionario utilizzato
In conclusione avendo utilizzato un tipo di questionario (ce ne sono molti altri possibili) che prevede una sola risposta esatta fra quattro indicate, con l’assegnazione di un punto alla risposta esatta e di zero punti a quelle non date o sbagliate, bisognava costruire quesiti in cui la risposta corretta fosse inequivocabile. Domande cioè non ambigue, che permettessero una valutazione coerente e sempre puntuale. Quando le domande sono opinabili  e si può  considerare giusta o l’una o l’altra risposta, un questionario, concepito come quello utilizzato dal MIUR , perde validità e inevitabilmente inficia la selezione.
Non si può scherzare. Questo non è un sondaggio d’opinione, ma un test che si prefigge di eliminare dalla competizione un certo numero di aspiranti al posto di Dirigente Scolastico. Le conseguenze di risposte sbagliate possono dunque essere gravi per un candidato che si vedrebbe escluso dal concorso se non raggiunge un totale definito di risposte giuste.
In breve una preselezione così impostata presenta il rischio di selezionare un candidato non corrispondente al profilo (cattiva selettività) ed eliminare al contrario un candidato interessante (cattiva sensibilità).
Commento finale
Vorrei infine chiedere a chi ha la responsabilità di questa preselezione: si possono pre-selezionare i candidati a un concorso per dirigente scolastico con una prova che si presenta in gran parte, simile a “Lascia o raddoppia” o al più recente gioco televisivo “L’eredità”?  La risposta mi pare ovvia, ma così non è stato per chi si è assunto la responsabilità di pubblicare questa batteria di quesiti.
Molte domande sono di cultura generale e sono del tutto generiche, ugualmente adatte a un concorso per poliziotto oppure per ferroviere.
Alcune poi, sono molto “pretenziose”, altre contengono errori pacchiani.
Esempio, la domanda 72 della 4^ Area, che recita
“Dalle Lettere a Lucillo di Seneca è possibile ricavare significative riflessioni pedagogiche soprattutto rispetto..”  
Orbene non si tratta di Lucillo ma di  Lucilio! Il MIUR non dovrebbe rilasciare prove con errori del genere. Forse un candidato potrebbe perdere tempo e chiedersi chi fosse mai Lucillo. Mi chiedo poi se per diventare dirigente scolastico si debbano conoscere le lettere a Lucilio.
Altre domande sono incredibilmente specifiche,  come ad esempio  la n. 364 dell’ AREA 4, che recita:
Negli studenti a sviluppo tipico (normolettori), la velocità di lettura si incrementa mediamente ogni anno di circa…
Risposte tra cui scegliere: a) 0.5 sillabe/secondo, b) 1 sillaba/secondo, c) 0.3 sillabe/secondo, d) 2 sillabe.
Non credo occorrano commenti!
In questo concorso si ha a che fare con persone che aspirano a diventare dirigenti scolastici, molti dei quali studiano da anni, hanno investito e stanno investendo tempo, energie e danaro.
 Si sarebbe potuta effettuare una preselezione con domande imperniate solo sulla scuola.
Vorrei aggiungere in maniera provocatoria che se  la pre-selezione mirava anche a scartare quelli che non sanno   leggere bene, che non hanno una sufficiente cultura matematica e scientifica, si potevano utilizzare le domande di PISA o dell’indagine ALL che sono state almeno tutte convalidate e ponderate da specialisti e che sono state pre-testate!
Ci sarebbero moltissime cose da dire sull’impostazione e il senso della preselezione, ma nella situazione data, con un bando già pubblicato comprensivo di tutte le procedure concorsuali, non c’è molto da fare, se capisco bene. E non voglio buttare altra benzina sul fuoco.
Per le questioni giuridiche, di non poco conto, mi rimetto interamente all’autorevole parere di Carlo Marzuoli.       (di Norberto Bottani da Adi)

redazione@aetnanet.org








Postato il Martedì, 13 settembre 2011 ore 08:17:08 CEST di Pasquale Almirante
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