Segno del tramonto italiano: L'Accademia della Crusca rischia di chiudere. E' una manovra irresponsabile. Non perdiamo l'italianità.
Data: Domenica, 28 agosto 2011 ore 14:06:46 CEST Argomento: Rassegna stampa
La Crusca è un modello. Primeggia
anche in Europa. Sa unire scienza e divulgazione
« Perché non chiuderla? L'Accademia della
Crusca aveva un senso nel 1650, o nel 1950, quando a decidere come si
parlava e come si scriveva erano i professori. Adesso, con trecento
canali satellitari e il più alto tasso d'immigrazione della nostra
storia, chi li ascolta più? Dunque dichiariamo defunta questa parvenza
di Autorità e spendiamo i nostri soldi in cose più sensate».
Questa, che non è la mia posizione, è però una
posizione legittima (e mi aspetterei anzi che una destra tecnocratica
seria la facesse propria). Solo che poggia su un equivoco.
Perché istituzioni come l'Accademia della Crusca non hanno il compito
di proteggere la nostra lingua bensì quello di proteggere la conoscenza
della nostra lingua. È diverso. Nel primo caso si danno delle regole;
nel secondo s'insegna a studiare e a riflettere.
Questa difesa della conoscenza avviene in due
modi: (1) lo studio scientifico della lingua e (2) l'istruzione diffusa
o, con un termine spesso abusato, la divulgazione. Ora, mentre lo
studio scientifico può stare benissimo senza la divulgazione (cinquanta
accademici con barba bianca che compilano il Vocabolario del buon uso
toscano in mezzo a un popolo di milioni di persone che si esprime
soltanto in dialetto: è l'Italia di ieri, il mondo di ieri), la
divulgazione non può stare senza lo studio scientifico: il che
significa che se non formiamo degli specialisti della lingua, e se non
tuteliamo i luoghi in cui si formano, anche l'istruzione diffusa, la
competenza linguistica diffusa finisce per indebolirsi.
Alla Crusca si fanno entrambe le cose. Si lavora per migliorare
l'istruzione diffusa; e si lavora scientificamente sulla lingua. E per
fare un esempio, il progetto del Tesoro della lingua italiana delle
origini, cui la Crusca collabora, mette insieme splendidamente le due
cose, scienza e divulgazione. Si tratta di una gigantesca banca-dati
che comprende tutte le parole attestate in italiano dalle origini fino
al 1400. (…)
Difendendo istituzioni come la Crusca non
bisogna mai sottrarsi all'obiezione più ovvia: e perché mai il
contribuente italiano dovrebbe destinare parte delle sue tasse
all'accertamento del significato delle parole pocca, lanciuola e
arnoglossa? Risponderei così. Per migliorare l'istruzione e la civiltà
di un popolo non basta volerlo. Esiste una catena di cause e di
effetti, esistono delle mediazioni. Ciò significa, da un lato, che se
non tratteremo bene le nostre scuole elementari e medie non potremo poi
avere quei famosi ‘centri d'eccellenza' con cui ci sfonda le orecchie
la sciocca retorica dei media. Ma ciò significa anche, dall'altro, che
se non proteggeremo le istituzioni in cui si studia e si fa ricerca al
più alto livello (e ad alto livello ci si occupa anche, per l'appunto,
di pocche e di lanciuole) avremo insegnanti sempre meno capaci,
un'opinione pubblica sempre più cieca e irrazionale, un divario
culturale e scientifico sempre più marcato nel confronto con gli altri
paesi. Il problema più grave è che il lavoro di queste istituzioni non
si vede: sia perché richiede anni, e non minuti, sia perché non è
agevolmente traducibile in immagini. Ma quella che si vede, a lungo
andare, è l'assenza di questo sotterraneo, invisibile lavoro di
civilizzazione. Se uno guarda Parigi e poi guarda Kinshasa nota varie
vistose differenze: una ragione ci dev'essere” ( Claudio Giunta, sul Sole24Ore del 27 agosto 2011))
Testimonianze
(Speciale Sole 24 Ore del 27/8/11).
Scrive Alberto Quadrio Curzio
(Economista. Presidente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia
Nazionale di Lincei):
“La notizia che l'Accademia della Crusca
rischia di chiudere perché finita tra gli «enti inutili» ha fatto il
giro del mondo. È vero che il ministro dei BBCC Galan ha detto che si
troverà una soluzione. Ma forse, per non sollevare ogni anno la
questione, sarebbe opportuna quella che auspica la presidente,
Nicoletta Maraschio: «Da tre anni chiediamo di avere una legge che ci
riconosca esplicitamente come ente pubblico». Non si riesce a capire
quale fine si ponga il dispositivo che cancella tutti gli enti pubblici
non economici con meno di 70 dipendenti. Si capisce invece molto bene
il rischio di cancellare enti che nel campo della scienza e dalla
cultura hanno dato e stanno dando grandi contributi. In Italia abbiamo
alcune delle più antiche accademie del mondo con un prestigio che
deriva dalla loro storia fatta di grandi personalità che hanno spesso
realizzato le loro scoperte in altre strutture, come le Università, ma
che nelle Accademie assumono quel ruolo di testimoni della storia della
scienza e della cultura senza le quali un Paese ed un Popolo
inevitabilmente declinano. Sarebbe particolarmente grave che in
coincidenza delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità Nazionale
venissero colpiti degli Enti che alla Unità e Identità Nazionale hanno
dato e danno un grande contributo. Fin dalle sue origini (1582-83)
l'Accademia della Crusca ha avuto anche una dimensione internazionale,
accogliendo tra i suoi membri studiosi di vari Paesi, soprattutto di
Germania e Francia, e facendosi maestra per la coscienza linguistica
dei popoli europei e per le attività delle loro Accademie, sorte secoli
dopo.
L'Accademia della Crusca è stata tra i
fondatori, nel 2001, di quel gruppo di istituzioni, dedite alla
promozione delle lingue nazionali, da cui è nata a Stoccolma nel 2003
la Federazione europea delle Istituzioni nazionali per la Lingua (in
acronimo inglese EFNIL): abbiamo così contribuito a fissare, per tutti
i Paesi dell'Unione, il principio di un plurilinguismo individuale
basato sul saldo possesso della lingua primaria e sul consistente
apprendimento di almeno due lingue estere. Per questa via abbiamo
mirato anche a far crescere nel nostro Paese un più vivo interesse per
le altre lingue e culture, cosa ben diversa dalla corsa
all'apprendimento mercantilistico del solo inglese. (…)
Ma non ci siamo fermati ai confini dell'Ue. Vero fiore all'occhiello
dell'Accademia è anche il ponte, creato negli anni Ottanta da Giovanni
Nencioni, con l'Accademia delle Scienze di Mosca e con le Università
della Russia e della Polonia: abbiamo ospitato a nostre spese,
italianisti russi e polacchi nei tempi difficili di quei Paesi, creando
un flusso di scambi che dura tuttora. Qualcosa di analogo ci legò,
negli stessi anni, alla Columbia University di New York.
In particolare vorremmo ora ricordare, a chi è colto dalla febbre dei
tagli e dimentica che cosa ha ricevuto generosamente, il progetto della
«Settimana della Lingua italiana nel Mondo», che si svolge ogni anno in
ottobre in tutti gli Istituti italiani di Cultura dei cinque
Continenti. Questo progetto è stato delineato specificamente nel giugno
2000 dall'Accademia della Crusca e proposto al nostro ministero degli
Esteri, che dal 2001 lo attua avvalendosi della nostra piena e gratuita
collaborazione per la scelta dei temi, l'impostazione delle
manifestazioni e la redazione del "manifesto".
(…) Facciamo quel che facciamo perché crediamo nei valori della nostra
lingua e della nostra civiltà sulla scena del mondo. L'idea della
nostra "soppressione" per geometrica applicazione di un principio di
"risparmio" non può non apparire cosa di un altro mondo.
Testimonia Francesco Sabatini (Presidente
onorario dell'Accademia della Crusca).
“(…) L'Italia ha la fortuna di avere una
lingua che dal Medioevo si è evoluta come lingua colta, partorendo
innumerevoli capolavori e soprattutto contribuendo a sviluppare tra le
varie parti della Penisola un senso di identità, particolarmente nelle
élites che nell'Ottocento si batterono per l'unificazione politica.
Grazie all'istruzione impartita nelle scuole elementari, alla radio,
alla televisione l'italiano è divenuto lingua di popolo, soppiantando o
riducendo l'uso dei dialetti.
Oggi che l'Italia è divenuta paese di
immigrazione la difesa dell'italiano si impone non solo come strumento
di integrazione per i nuovi arrivati, ma anche come difesa della nostra
identità. Inoltre, il sogno di un'Europa che si vorrebbe sempre più
integrata non deve distruggere il plurilinguismo del nostro Continente.
A che serve battersi, a mio avviso a torto, per il brevetto europeo in
lingua italiana, se poi si attenta ancora una volta alla vita
dell'Accademia della Crusca? Con l'istruzione secondaria e
universitaria fortemente deficitarie in tema di conoscenze linguistiche
e filologiche far scomparire il "faro della lingua" equivale a spegnere
l'italianità del Paese”
Afferma Mario Sarcinelli
(Economista, Presidente di Dexia Crediop).
“Com'è ben noto, l'italiano è stato, finora,
tra le quattro o cinque lingue più studiate nel mondo, al di fuori dei
confini patri. (…) Forse meno noto è il fatto che l'Italia, con la sua
straordinaria poliglossia originaria e la sua precoce unità linguistica
realizzata (a livello colto) dai grandi scrittori del Trecento, e poi
dall'Accademica della Crusca fin dal tardo Cinquecento, è uno degli
epicentri a livello internazionale della ricerca linguistica.
Oltre alla sua identità come istituzione
europea tra le più prestigiose nel campo della ricerca filologica,
linguistica, lessicografica - fu il modello per l'Académie française
-la Crusca si è impegnata nei decenni più recenti con grande energia
per la politica linguistica della scuola italiana, e per la diffusione
della lingua e cultura italiana a livello internazionale attraverso
convenzioni con atenei ed enti in tutti i continenti e la sua attività
scientifica di primo piano seguita dagli studiosi in tutto il mondo.
Nella prospettiva di un osservatore newyorkese, la «soppressione»
dell'Accademia della Crusca (per motivi di "risparmio", peraltro minimo
percependo l'istituzione sovvenzioni modeste da parte dello Stato)
appare come un atto irresponsabile e privo di una visione lungimirante.
L'identità di un paese e il suo ruolo globale sono fortemente radicati
nella sua lingua, che perciò va difesa e sostenuta a tutti i costi,
cosa d'altronde impossibile senza la guida autorevole di un'istituzione
qual è l'Accademia della Crusca. Negli Stati Uniti, dove l'italiano e i
suoi dialetti sono parlati e ricordati da una comunità di oltre 18
milioni di persone di origine italiana, l'italiano continua ad attrarre
ogni anno migliaia di studenti, ed è diffusamente presente nelle
insegne, nella pubblicità, nei mass media del mondo urbano, segno che
il commercio viaggia anche con la lingua. L'Accademia della Crusca va
sostenuta per la sua plurisecolare tradizione e per il suo ruolo nella
formazione e fioritura di una grande lingua e cultura in Italia e nel
mondo”.
Anche Hermann W. Haller (City
University of New York ) dà la sua testimonianza.
“Non ci posso credere. C'è chi vuole la fine
dell'Accademia della Crusca. Inimmaginabile che in Francia qual¬cuno
proponesse di chiudere l'Académie Française o, in Spagna, la Real
Acade¬mia Española o, in Germania, l'In¬sti¬tut für Deutsche Sprache:
sono tutte istituzioni che non esi¬ste¬rebbero neanche, se non ci fosse
sta¬to il modello dell'Accademia della Crusca, fondata nel 1583, che
nel 1612 pubblicò il Vo¬ca¬bolario, a sua volta modello dei vocabolari
delle grandi nazioni di cultura!
Sanno, le autorità che ora la trovano
superflua, che la Crusca fa miracoli con pochissime persone pagate e
senza alcun compenso ai suoi membri?
Che le sue manifestazioni e pubblicazioni
godono della più alta stima scientifica? Che, diversamente da quanto si
potrebbe aspettare da una istituzione così antica, la Crusca è sempre
aperta ai nuovissimi stimoli della linguistica internazionale? Che è
stata la Crusca a rivendicare più fortemente una politica di
multilinguismo nell'Unione Europa? (…) Sarebbe proprio la Crusca, con i
suoi 6 (dico 6) dipendenti a mettere l'economia italiana in difficoltà?
Non ci posso credere”.
Anche Gerhard Stickel Mannheim (Presidente
dell‘EFNIL ) è indignato.
“Con mia grande meraviglia ho appena saputo
che lo Stato italiano intende ridurre o eliminare completamente il
sostegno finanziario dell'Accademia della Crusca. Questa
venerabile accademia ha servito da modello ad accademie e istituti
linguistici degli altri paesi europei. Il suo meritevole lavoro sin dal
1583 è universalmente apprezzato e ammirato.
La Crusca è stata anche tra i membri fondatori della Federazione
Europea delle Istitutioni Linguistiche Nazionali (European Federation
of National Institutions for Language, EFNIL), associazione di
accademie linguistiche ed istituti centrali di tutti gli Stati membri
dell'Unione Europea. (…) Anche altri Stati membri della UE si trovano
attualmente in difficoltà economiche, ma neanche paesi molto più
piccoli o meno robusti prenderebbero in considerazione la riduzione del
sostegno alle istituzioni centrali per le loro lingue nazionali.
Rimaniamo fiduciosi che il sostegno dell'Accademia della Crusca venga
non solo mantenuto, ma portato al livello di simili istituzioni di
altri paesi”.
a cura di Giovanni
Sicali
aetnanet@redazione.org
|
|