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Umanistiche: Segno del tramonto italiano: L'Accademia della Crusca rischia di chiudere. E' una manovra irresponsabile. Non perdiamo l'italianità.

Rassegna stampa
     La Crusca è un modello. Primeggia anche in Europa. Sa unire scienza e divulgazione

     « Perché non chiuderla? L'Accademia della Crusca aveva un senso nel 1650, o nel 1950, quando a decidere come si parlava e come si scriveva erano i professori. Adesso, con trecento canali satellitari e il più alto tasso d'immigrazione della nostra storia, chi li ascolta più? Dunque dichiariamo defunta questa parvenza di Autorità e spendiamo i nostri soldi in cose più sensate».
     Questa, che non è la mia posizione, è però una posizione legittima (e mi aspetterei anzi che una destra tecnocratica seria la facesse propria). Solo che poggia su un equivoco.
Perché istituzioni come l'Accademia della Crusca non hanno il compito di proteggere la nostra lingua bensì quello di proteggere la conoscenza della nostra lingua. È diverso. Nel primo caso si danno delle regole; nel secondo s'insegna a studiare e a riflettere.
     Questa difesa della conoscenza avviene in due modi: (1) lo studio scientifico della lingua e (2) l'istruzione diffusa o, con un termine spesso abusato, la divulgazione. Ora, mentre lo studio scientifico può stare benissimo senza la divulgazione (cinquanta accademici con barba bianca che compilano il Vocabolario del buon uso toscano in mezzo a un popolo di milioni di persone che si esprime soltanto in dialetto: è l'Italia di ieri, il mondo di ieri), la divulgazione non può stare senza lo studio scientifico: il che significa che se non formiamo degli specialisti della lingua, e se non tuteliamo i luoghi in cui si formano, anche l'istruzione diffusa, la competenza linguistica diffusa finisce per indebolirsi.
Alla Crusca si fanno entrambe le cose. Si lavora per migliorare l'istruzione diffusa; e si lavora scientificamente sulla lingua. E per fare un esempio, il progetto del Tesoro della lingua italiana delle origini, cui la Crusca collabora, mette insieme splendidamente le due cose, scienza e divulgazione. Si tratta di una gigantesca banca-dati che comprende tutte le parole attestate in italiano dalle origini fino al 1400. (…)
     Difendendo istituzioni come la Crusca non bisogna mai sottrarsi all'obiezione più ovvia: e perché mai il contribuente italiano dovrebbe destinare parte delle sue tasse all'accertamento del significato delle parole pocca, lanciuola e arnoglossa? Risponderei così. Per migliorare l'istruzione e la civiltà di un popolo non basta volerlo. Esiste una catena di cause e di effetti, esistono delle mediazioni. Ciò significa, da un lato, che se non tratteremo bene le nostre scuole elementari e medie non potremo poi avere quei famosi ‘centri d'eccellenza' con cui ci sfonda le orecchie la sciocca retorica dei media. Ma ciò significa anche, dall'altro, che se non proteggeremo le istituzioni in cui si studia e si fa ricerca al più alto livello (e ad alto livello ci si occupa anche, per l'appunto, di pocche e di lanciuole) avremo insegnanti sempre meno capaci, un'opinione pubblica sempre più cieca e irrazionale, un divario culturale e scientifico sempre più marcato nel confronto con gli altri paesi. Il problema più grave è che il lavoro di queste istituzioni non si vede: sia perché richiede anni, e non minuti, sia perché non è agevolmente traducibile in immagini. Ma quella che si vede, a lungo andare, è l'assenza di questo sotterraneo, invisibile lavoro di civilizzazione. Se uno guarda Parigi e poi guarda Kinshasa nota varie vistose differenze: una ragione ci dev'essere” ( Claudio Giunta, sul Sole24Ore del 27 agosto 2011))

Testimonianze (Speciale Sole 24 Ore del 27/8/11).

Scrive Alberto Quadrio Curzio (Economista. Presidente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia Nazionale di Lincei):
     “La notizia che l'Accademia della Crusca rischia di chiudere perché finita tra gli «enti inutili» ha fatto il giro del mondo. È vero che il ministro dei BBCC Galan ha detto che si troverà una soluzione. Ma forse, per non sollevare ogni anno la questione, sarebbe opportuna quella che auspica la presidente, Nicoletta Maraschio: «Da tre anni chiediamo di avere una legge che ci riconosca esplicitamente come ente pubblico». Non si riesce a capire quale fine si ponga il dispositivo che cancella tutti gli enti pubblici non economici con meno di 70 dipendenti. Si capisce invece molto bene il rischio di cancellare enti che nel campo della scienza e dalla cultura hanno dato e stanno dando grandi contributi. In Italia abbiamo alcune delle più antiche accademie del mondo con un prestigio che deriva dalla loro storia fatta di grandi personalità che hanno spesso realizzato le loro scoperte in altre strutture, come le Università, ma che nelle Accademie assumono quel ruolo di testimoni della storia della scienza e della cultura senza le quali un Paese ed un Popolo inevitabilmente declinano. Sarebbe particolarmente grave che in coincidenza delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità Nazionale venissero colpiti degli Enti che alla Unità e Identità Nazionale hanno dato e danno un grande contributo. Fin dalle sue origini (1582-83) l'Accademia della Crusca ha avuto anche una dimensione internazionale, accogliendo tra i suoi membri studiosi di vari Paesi, soprattutto di Germania e Francia, e facendosi maestra per la coscienza linguistica dei popoli europei e per le attività delle loro Accademie, sorte secoli dopo.
     L'Accademia della Crusca è stata tra i fondatori, nel 2001, di quel gruppo di istituzioni, dedite alla promozione delle lingue nazionali, da cui è nata a Stoccolma nel 2003 la Federazione europea delle Istituzioni nazionali per la Lingua (in acronimo inglese EFNIL): abbiamo così contribuito a fissare, per tutti i Paesi dell'Unione, il principio di un plurilinguismo individuale basato sul saldo possesso della lingua primaria e sul consistente apprendimento di almeno due lingue estere. Per questa via abbiamo mirato anche a far crescere nel nostro Paese un più vivo interesse per le altre lingue e culture, cosa ben diversa dalla corsa all'apprendimento mercantilistico del solo inglese. (…)
Ma non ci siamo fermati ai confini dell'Ue. Vero fiore all'occhiello dell'Accademia è anche il ponte, creato negli anni Ottanta da Giovanni Nencioni, con l'Accademia delle Scienze di Mosca e con le Università della Russia e della Polonia: abbiamo ospitato a nostre spese, italianisti russi e polacchi nei tempi difficili di quei Paesi, creando un flusso di scambi che dura tuttora. Qualcosa di analogo ci legò, negli stessi anni, alla Columbia University di New York.
In particolare vorremmo ora ricordare, a chi è colto dalla febbre dei tagli e dimentica che cosa ha ricevuto generosamente, il progetto della «Settimana della Lingua italiana nel Mondo», che si svolge ogni anno in ottobre in tutti gli Istituti italiani di Cultura dei cinque Continenti. Questo progetto è stato delineato specificamente nel giugno 2000 dall'Accademia della Crusca e proposto al nostro ministero degli Esteri, che dal 2001 lo attua avvalendosi della nostra piena e gratuita collaborazione per la scelta dei temi, l'impostazione delle manifestazioni e la redazione del "manifesto".     (…) Facciamo quel che facciamo perché crediamo nei valori della nostra lingua e della nostra civiltà sulla scena del mondo. L'idea della nostra "soppressione" per geometrica applicazione di un principio di "risparmio" non può non apparire cosa di un altro mondo.

Testimonia Francesco Sabatini (Presidente onorario dell'Accademia della Crusca).

     “(…) L'Italia ha la fortuna di avere una lingua che dal Medioevo si è evoluta come lingua colta, partorendo innumerevoli capolavori e soprattutto contribuendo a sviluppare tra le varie parti della Penisola un senso di identità, particolarmente nelle élites che nell'Ottocento si batterono per l'unificazione politica. Grazie all'istruzione impartita nelle scuole elementari, alla radio, alla televisione l'italiano è divenuto lingua di popolo, soppiantando o riducendo l'uso dei dialetti.
     Oggi che l'Italia è divenuta paese di immigrazione la difesa dell'italiano si impone non solo come strumento di integrazione per i nuovi arrivati, ma anche come difesa della nostra identità. Inoltre, il sogno di un'Europa che si vorrebbe sempre più integrata non deve distruggere il plurilinguismo del nostro Continente. A che serve battersi, a mio avviso a torto, per il brevetto europeo in lingua italiana, se poi si attenta ancora una volta alla vita dell'Accademia della Crusca? Con l'istruzione secondaria e universitaria fortemente deficitarie in tema di conoscenze linguistiche e filologiche far scomparire il "faro della lingua" equivale a spegnere l'italianità del Paese”

Afferma Mario Sarcinelli (Economista, Presidente di Dexia Crediop).

     “Com'è ben noto, l'italiano è stato, finora, tra le quattro o cinque lingue più studiate nel mondo, al di fuori dei confini patri. (…) Forse meno noto è il fatto che l'Italia, con la sua straordinaria poliglossia originaria e la sua precoce unità linguistica realizzata (a livello colto) dai grandi scrittori del Trecento, e poi dall'Accademica della Crusca fin dal tardo Cinquecento, è uno degli epicentri a livello internazionale della ricerca linguistica.
     Oltre alla sua identità come istituzione europea tra le più prestigiose nel campo della ricerca filologica, linguistica, lessicografica - fu il modello per l'Académie française -la Crusca si è impegnata nei decenni più recenti con grande energia per la politica linguistica della scuola italiana, e per la diffusione della lingua e cultura italiana a livello internazionale attraverso convenzioni con atenei ed enti in tutti i continenti e la sua attività scientifica di primo piano seguita dagli studiosi in tutto il mondo. Nella prospettiva di un osservatore newyorkese, la «soppressione» dell'Accademia della Crusca (per motivi di "risparmio", peraltro minimo percependo l'istituzione sovvenzioni modeste da parte dello Stato) appare come un atto irresponsabile e privo di una visione lungimirante. L'identità di un paese e il suo ruolo globale sono fortemente radicati nella sua lingua, che perciò va difesa e sostenuta a tutti i costi, cosa d'altronde impossibile senza la guida autorevole di un'istituzione qual è l'Accademia della Crusca. Negli Stati Uniti, dove l'italiano e i suoi dialetti sono parlati e ricordati da una comunità di oltre 18 milioni di persone di origine italiana, l'italiano continua ad attrarre ogni anno migliaia di studenti, ed è diffusamente presente nelle insegne, nella pubblicità, nei mass media del mondo urbano, segno che il commercio viaggia anche con la lingua. L'Accademia della Crusca va sostenuta per la sua plurisecolare tradizione e per il suo ruolo nella formazione e fioritura di una grande lingua e cultura in Italia e nel mondo”.

Anche Hermann W. Haller (City University of New York ) dà la sua testimonianza.

     “Non ci posso credere. C'è chi vuole la fine dell'Accademia della Crusca. Inimmaginabile che in Francia qual¬cuno proponesse di chiudere l'Académie Française o, in Spagna, la Real Acade¬mia Española o, in Germania, l'In¬sti¬tut für Deutsche Sprache: sono tutte istituzioni che non esi¬ste¬rebbero neanche, se non ci fosse sta¬to il modello dell'Accademia della Crusca, fondata nel 1583, che nel 1612 pubblicò il Vo¬ca¬bolario, a sua volta modello dei vocabolari delle grandi nazioni di cultura!
     Sanno, le autorità che ora la trovano superflua, che la Crusca fa miracoli con pochissime persone pagate e senza alcun compenso ai suoi membri?
     Che le sue manifestazioni e pubblicazioni godono della più alta stima scientifica? Che, diversamente da quanto si potrebbe aspettare da una istituzione così antica, la Crusca è sempre aperta ai nuovissimi stimoli della linguistica internazionale? Che è stata la Crusca a rivendicare più fortemente una politica di multilinguismo nell'Unione Europa? (…) Sarebbe proprio la Crusca, con i suoi 6 (dico 6) dipendenti a mettere l'economia italiana in difficoltà? Non ci posso credere”.

Anche Gerhard Stickel Mannheim (Presidente dell‘EFNIL ) è indignato.

     “Con mia grande meraviglia ho appena saputo che lo Stato italiano intende ridurre o eliminare completamente il sostegno finanziario dell'Accademia della Crusca.  Questa venerabile accademia ha servito da modello ad accademie e istituti linguistici degli altri paesi europei. Il suo meritevole lavoro sin dal 1583 è universalmente apprezzato e ammirato.
La Crusca è stata anche tra i membri fondatori della Federazione Europea delle Istitutioni Linguistiche Nazionali (European Federation of National Institutions for Language, EFNIL), associazione di accademie linguistiche ed istituti centrali di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea. (…) Anche altri Stati membri della UE si trovano attualmente in difficoltà economiche, ma neanche paesi molto più piccoli o meno robusti prenderebbero in considerazione la riduzione del sostegno alle istituzioni centrali per le loro lingue nazionali. Rimaniamo fiduciosi che il sostegno dell'Accademia della Crusca venga non solo mantenuto, ma portato al livello di simili istituzioni di altri paesi”.

a cura di Giovanni Sicali
aetnanet@redazione.org










Postato il Domenica, 28 agosto 2011 ore 14:06:46 CEST di Giovanni Sicali
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