Al Tar del Lazio: valanga di ricorrenti per chiedere di valutare l’illegittimità della circolare sugli organici del prossimo a.s., uscita in primavera
Data: Mercoledì, 10 agosto 2011 ore 06:30:00 CEST
Argomento: Giurisprudenza


     Al Tar del Lazio: valanga di ricorrenti per chiedere di valutare l’illegittimità della circolare sugli organici del prossimo a.s., uscita in primavera.
Vi recate al cinema. Primo tempo del film che avete scelto. Intervallo. Riprende la proiezione, ma il film è un altro. Provate a protestare con il gestore, tentate di farvi restituire i soldi del biglietto: nulla. Muro di gomma. Così si sono sentiti i genitori della III A della scuola elementare Morante, periferia Nord di Roma. Si tratta di una delle 111 classi a tempo pieno soppresse nella Capitale: ha funzionato a 40 ore per 3 anni, dal prossimo a 27.

     Il Coordinamento Scuole Elementari è ricorso al Tar del Lazio, con il patrocinio dell’avv. Tavernese. Ricordate principi quali la certezza del diritto? Questo tempo triste e sciatto li ha resi obsoleti: i ricorsi piovono, il ministero è assediato da sentenze che ne censurano l’operato. Un caso per tutti: il Consiglio di Stato si è pronunciato annullando il DI 35/2010, che ha illegittimamente definito gli organici – tagliandoli – per l’anno scolastico che sta per concludersi; tutto ciò dopo il ricorso dell’associazione “Per la scuola della Repubblica” e della Flc Cgil.

     Al Tar del Lazio i ricorrenti si sono rivolti per chiedere di valutare l’illegittimità anche della circolare sugli organici del prossimo a.s., uscita in primavera. Imprevedibili gli sviluppi, soprattutto se le regioni (almeno quelle di centrosinistra) decideranno di intervenire, rilanciando anche in chiave politica il problema dell’illegittimità delle procedure. A proposito di (in)certezza del diritto. Mi arriva da Mila Spicola, direzione siciliana del Pd, una denuncia (tradotta in interpellanza alla Regione) da considerare, anche quando si parla semplicisticamente di valutazione degli apprendimenti degli studenti di quella regione, molto bassi negli esiti delle mitiche prove Invalsi. Dato iniziale: dei posti 30.600 posti promessi per le celebrate immissioni in ruolo per il prossimo triennio, alla Lombardia ne toccherebbero 7000, alla Sicilia 125, secondo fonti Cisl. In Sicilia i pensionamenti sono 2884, 1773 i posti vacanti disponibili.

     L’inadeguatezza della previsione è evidentissima. Come e più che in altre zone del Paese, scuole siciliane sono costrette a rifiutare iscrizioni. Nonostante l’esubero degli studenti e sfruttando le condizioni fatiscenti di molti edifici, fuori norma e malsani, si tagliano le classi, dislocando bambini e ragazzi altrove, con disagi gravissimi per le famiglie. Ciò che le immagini delle inchieste di Iacona denunciavano non è scomparso, spenta la tv: la scuola siciliana è rimasta quella che ci è stata raccontata in Presadiretta. In affitto il 65% degli immobili scolastici: onere enorme per i contribuenti, dal breve respiro e dalla progettualità nulla, che dà senso di precarietà, dismissione e cronicizza il problema dell’inadeguatezza delle scuole siciliane.

     Perché non investire in edilizia? Infine l’art. 19 della recente manovra finanziaria, prevede l’accorpamento di scuole con meno di 1000 alunni, in particolare medie e primarie. La “semplificazione”, parola chiave della mitologia tutta personale di questo governo, continua sulla carta, a prescindere dalle conseguenze concrete: caos a un mese dalla riapertura. Caos cui si somma carenza di dirigenti, reggenza di presidi su più scuole, problema degli organici e tutte le vicissitudini che segnano l’inizio di un anno scolastico, in un sottodimensionamento che patisce problemi strutturali di ogni tipo. Non sono premesse di effetti positivi sugli apprendimenti degli studenti. Non stupiamoci, dunque: nessun miracolo rispetto a disinvestimento e incuria. Nell’interpellanza all’assessore all’Istruzione, Centorrino, i primi firmatari, Faraone, Apprendi, Mattarella del Pd, chiedono di posticipare il recepimento della manovra in Sicilia; e di utilizzare fondi Fas non spesi da destinare all’edilizia scolastica.

     A proposito di vigilanza: l’Flc Cgil non ha sottoscritto l’accordo sul sistema dei gradoni retributivi, previsto per garantire (secondo il Dl 70/11) l’assunzione di docenti e Ata sui posti liberi, purché ciò non comporti spese aggiuntive. Secondo l’accordo i neoassunti potranno ottenere il primo aumento di stipendio a partire dal nono anno di servizio: il patto scellerato prevede la cessione di ulteriori diritti in cambio dell’immissione in ruolo dei precari, risposta al bisogno di stabilità degli organici delle scuole per funzionare.

     Si tratta interesse generale: la qualità del sistema d’istruzione. Interesse che questo governo ha così poco a cuore da prevedere di affidarlo a lavoratori di serie B, privati di diritti, umiliati da strategie ricattatorie, risposte ad anni di servizio devoluti alla scuola e alla collettività. Non ci siamo proprio.

Marina Boscaino, Il Fatto Quotidiano, 9 agosto 2011
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