Scuola il caos tagli
Data: Lunedì, 08 agosto 2011 ore 12:41:02 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Cosa cambierebbe nella scuola se il Pd, e quindi l’opposizione, andasse al Governo? Probabilmente poco anche perché i tagli effettuati dal duo Tremonti-Gelmini difficilmente potrebbero saltare, constatato l’abisso del debito pubblico. D’altra parte per ripristinare l’esistente al 2007 (ultimo governo Prodi) si dovrebbe abrogare la legge di riordino della scuola, dalle elementari alle superiori, di Gelmini (la riforma epocale) e poi aggiustare via via tutto l’aspetto normativo legato alle graduatorie dei precari, al dimensionamento delle scuole, alla politica delle assunzioni e così via. Una operazione titanica che fra l’altro dovrebbe rimettere in circolo gli 8mila miliardi tolti alla istruzione della finanziaria 2008  e tutto il resto scippato tra il 2010 e 20011 ai prof.: dal mancato rinnovo del contratto al congelamento degli scatti d’anzianità, dalle contrazioni pensionistiche alle classi pollaio ai disabili. Per suo conto il Pd ha messo in campo “10 proposte per la scuola di domani”  che però sembrano più propaganda che pragmatico intervento, se si esclude la possibilità di coprire tutti i posti effettivamente vacanti dal personale precario con l’“operazione 100mila assunzioni”. Stesso discorso per quanto riguarda il nuovo stato giuridico dei professori che, proposto dall’on. Napoli (ex An) e poi da Aprea (Pdl), è inspiegabilmente fermo ancora in commissione cultura alla Camera, senza che tuttavia le opposizioni battano colpo per il suo definitivo avvio. In altre parole il Pd ci pare che insegua le giravolte del Governo, piuttosto che anticiparne idee e proposte, sfruttando il malessere della categoria, e arrivando perfino a chiedere le dimissioni di Gelmini per l’ultimo pateracchio sui tagli di oltre 87mila posti di docenti e 44.500 Ata in 3 anni della secondaria superiore. Il Consiglio di stato ha infatti dato ragione alla Flc-Cgil e altri soggetti che ne denunciavano l’illegittimità, perché mancanti del parere della Conferenza Stato-Regioni (titolo V della Costituzione). Uguale pedinamento si scorge sulle accordate 67mila immissioni in ruolo (fra docenti e Ata) a partire dal prossimo settembre e per le quali scatteranno comunque azioni legali poderose, visto che è stato lo stesso Miur a innescarne la miccia col pettine e le code, per cui da qualunque anno verranno reclutati i docenti, dalle graduatorie del 2007 o dal 2011 o metà e metà, una ingiustizia in ogni caso sarà perpetrata.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 07 agosto 2011





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