Cosa
cambierebbe nella scuola se il Pd, e quindi l’opposizione, andasse al
Governo? Probabilmente poco anche perché i tagli effettuati dal duo
Tremonti-Gelmini difficilmente potrebbero saltare, constatato l’abisso
del debito pubblico. D’altra parte per ripristinare l’esistente al 2007
(ultimo governo Prodi) si dovrebbe abrogare la legge di riordino della
scuola, dalle elementari alle superiori, di Gelmini (la riforma
epocale) e poi aggiustare via via tutto l’aspetto normativo legato alle
graduatorie dei precari, al dimensionamento delle scuole, alla politica
delle assunzioni e così via. Una operazione titanica che fra l’altro
dovrebbe rimettere in circolo gli 8mila miliardi tolti alla istruzione
della finanziaria 2008 e tutto il resto scippato tra il 2010 e
20011 ai prof.: dal mancato rinnovo del contratto al congelamento degli
scatti d’anzianità, dalle contrazioni pensionistiche alle classi
pollaio ai disabili. Per suo conto il Pd ha messo in campo “10 proposte
per la scuola di domani” che però sembrano più propaganda che
pragmatico intervento, se si esclude la possibilità di coprire tutti i
posti effettivamente vacanti dal personale precario con l’“operazione
100mila assunzioni”. Stesso discorso per quanto riguarda il nuovo stato
giuridico dei professori che, proposto dall’on. Napoli (ex An) e poi da
Aprea (Pdl), è inspiegabilmente fermo ancora in commissione cultura
alla Camera, senza che tuttavia le opposizioni battano colpo per il suo
definitivo avvio. In altre parole il Pd ci pare che insegua le
giravolte del Governo, piuttosto che anticiparne idee e proposte,
sfruttando il malessere della categoria, e arrivando perfino a chiedere
le dimissioni di Gelmini per l’ultimo pateracchio sui tagli di oltre
87mila posti di docenti e 44.500 Ata in 3 anni della secondaria
superiore. Il Consiglio di stato ha infatti dato ragione alla Flc-Cgil
e altri soggetti che ne denunciavano l’illegittimità, perché mancanti
del parere della Conferenza Stato-Regioni (titolo V della
Costituzione). Uguale pedinamento si scorge sulle accordate 67mila
immissioni in ruolo (fra docenti e Ata) a partire dal prossimo
settembre e per le quali scatteranno comunque azioni legali poderose,
visto che è stato lo stesso Miur a innescarne la miccia col pettine e
le code, per cui da qualunque anno verranno reclutati i docenti, dalle
graduatorie del 2007 o dal 2011 o metà e metà, una ingiustizia in ogni
caso sarà perpetrata.
Pasquale
Almirante - La Sicilia del 07 agosto 2011