Bocciare costa e non serve a nulla: forse! Ma compito della scuola non è quello di promuovere e non solo alla classe successiva?
Data: Domenica, 31 luglio 2011 ore 00:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Sono  stati resi noti  di recente sulla stampa nazionale  i dati statistici  relativi, in percentuale, alle  bocciature   nelle scuole europee e non, rilevati dall’Ocse (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Dalle analisi di codesti dati gli esperti  hanno dedotto , fra le altre cose, che “ bocciare non serve a nulla e costa” : la ripetenza degli alunni non solo appesantirebbe  il bilancio dell’istruzione pubblica  statale ma rafforzerebbe le “ disuguaglianze”. La bocciatura sa di antico, di démodé, è costosa e, anche ,dannosa sotto il profilo psico-socio-culturale!  E ancora, sottolineano gli analisti che:  ” nei paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici, la performance globale tende ad essere inferiore, e il back-ground sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento”.   l’Ocse suggerisce di non bocciare  perché  la bocciatura non solo  emarginerebbe di più i ragazzi  con problemi scolastici, ma anche  perché “ripetere un anno di scuola” non sempre serve loro  a recuperare” il  ritardo sul programma”.
Tutti  promossi, allora, per non “penalizzare nessuno?  Un invito alla promozione facile? Non credo. Una scuola  seria  non può semplicizzare l’approccio metodologico allo studio per favorire e promuovere l’asineria. Sarebbe codesto un modello  demagogico populistico di  “buonismo” deleterio  a buon mercato, una incentivazione dissennata  al non impegno , che non giova a nessuno.  A naso, chiunque, fornito di un minimo di buon senso,   sarebbe  contrario ad una scuola che non sappia distinguere chi si impegna, e merita,  dai lavativi, e che promuove tutti senza differenze.
Allora, qual è il suggerimento –invito - in buona sostanza -  che viene alla scuola dall’Ocse? Non tanto quello di non bocciare, quanto piuttosto di stare più attenti nella valutazione finale, di  promuovere la crescita umana e culturale  dei giovani, prestando  più ascolto alle loro domande  esistenziali , di  aiutarli nel processo di autovalutazione e di autostima  necessari per prendere fiducia nei propri mezzi,  di promuovere  e organizzare, in sostanza, una programmazione  scolastica che sappia  conciliare progetto educativo e intervento didattico e , soprattutto per gli alunni più deboli,  corsi di recupero personalizzati , e corsi di orientamento che possano ritornare utili per un eventuale cambiamento di indirizzo di studi  e di scelta lavorativa. Spesso molti insuccessi scolastici sono legati  non solo a problemi educativi  come quelli ,per esempio, riguardanti i rapporti  conflittuali tra genitore e figlio, ma anche a scelte sbagliate di percorso curricolare. La bocciatura in questi casi è un surplus di fallimento disastroso. E non solo per loro.


Nuccio Palumbo
antoninopal@katamail.com






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