Sono stati resi
noti di recente sulla stampa nazionale i dati
statistici relativi, in percentuale, alle
bocciature nelle scuole europee e non, rilevati dall’Ocse
(l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Dalle
analisi di codesti dati gli esperti hanno dedotto , fra le altre
cose, che “ bocciare non serve a nulla e costa” : la ripetenza degli
alunni non solo appesantirebbe il bilancio dell’istruzione
pubblica statale ma rafforzerebbe le “ disuguaglianze”. La
bocciatura sa di antico, di démodé, è costosa e, anche ,dannosa sotto
il profilo psico-socio-culturale! E ancora, sottolineano gli
analisti che: ” nei paesi in cui un maggior numero di studenti
ripete gli anni scolastici, la performance globale tende ad essere
inferiore, e il back-ground sociale ha un impatto maggiore sui
risultati di apprendimento”. l’Ocse suggerisce di non
bocciare perché la bocciatura non solo emarginerebbe
di più i ragazzi con problemi scolastici, ma anche perché
“ripetere un anno di scuola” non sempre serve loro a recuperare”
il ritardo sul programma”.
Tutti promossi, allora, per non “penalizzare nessuno? Un
invito alla promozione facile? Non credo. Una scuola seria
non può semplicizzare l’approccio metodologico allo studio per favorire
e promuovere l’asineria. Sarebbe codesto un modello demagogico
populistico di “buonismo” deleterio a buon mercato, una
incentivazione dissennata al non impegno , che non giova a
nessuno. A naso, chiunque, fornito di un minimo di buon
senso, sarebbe contrario ad una scuola che non sappia
distinguere chi si impegna, e merita, dai lavativi, e che
promuove tutti senza differenze.
Allora, qual è il suggerimento –invito - in buona sostanza - che
viene alla scuola dall’Ocse? Non tanto quello di non bocciare, quanto
piuttosto di stare più attenti nella valutazione finale, di
promuovere la crescita umana e culturale dei giovani,
prestando più ascolto alle loro domande esistenziali ,
di aiutarli nel processo di autovalutazione e di autostima
necessari per prendere fiducia nei propri mezzi, di
promuovere e organizzare, in sostanza, una programmazione
scolastica che sappia conciliare progetto educativo e intervento
didattico e , soprattutto per gli alunni più deboli, corsi di
recupero personalizzati , e corsi di orientamento che possano ritornare
utili per un eventuale cambiamento di indirizzo di studi e di
scelta lavorativa. Spesso molti insuccessi scolastici sono legati
non solo a problemi educativi come quelli ,per esempio,
riguardanti i rapporti conflittuali tra genitore e figlio, ma
anche a scelte sbagliate di percorso curricolare. La bocciatura in
questi casi è un surplus di fallimento disastroso. E non solo per loro.
Nuccio Palumbo
antoninopal@katamail.com