Cattedre negate
Data: Lunedì, 11 luglio 2011 ore 09:58:58 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un'altra guerra tra poveri si è innescata, dopo quella dei 40 punti aggiuntivi a chi decidesse di non trasferirsi in altra sede, ma nella forma ancora più subdola del futuro lavorativo nella scuola. Da proiezioni occupazionali ricavati dai tagli alle materie e ai posti (spacciati come riforma epocale) e dalla marea montante dei precari ai quali è stata promessa (furbescamente entro 7 anni) la sistemazione, si è capito che nei prossimi 10/15 anni sarà praticamente impossibile per i neo laureati insegnare. Qualche centinaio di posti disponibili non si possono mettere in conto per le migliaia e miglia di giovani che si iscrivono all'Università con la speranza di avere una cattedra; da qui allora grida e accuse, e non solo al Miur, ma anche e soprattutto ai colleghi precari che bussano alle porte dopo anni di attese, sacrifici e promesse. Cosa pretenderebbero costoro, pare di capire, dalle lagnanze seminate dai laureandi? Un'altra guerra dunque che però fa dimenticare la causa che si nasconde nell'uso spregiudicato che si fa dei professori quando vengono chiamati (anche col solo diploma) d'urgenza per coprire posti vuoti e perfino agli esami di stato: e lì, in cattedra, si tengono in salamoia per anni e decenni. E se si entra come si fa a cacciarli? E se sono stati chiamati perché non stabilizzarli? E perché non è stato più bandito un concorso dopo quello del 1999? Con le Ssis si sono autorizzati perfino abilitazioni europee, corsi fittizi di enti fittizi e virtuali per fare punteggio, scalate di graduatorie presso scuole private che a costo zero hanno fatto lavorare senza titoli e così via. Meravigliano lo scaricabarile, per cui è sempre colpa del governo precedente, e il continuo seminare zizzania, quando una soluzione onorevole era stata trovata per risolvere tutta la materia. Ci riferiamo al "Quaderno bianco" dell'ex ministro Fioroni che stabiliva, ed era stato inserito nella finanziaria 2007, di assegnare il 50% di posti disponibili ai precari e il rimanente ai neo laureati. Non si parlava di tagli allora, né di accorpamenti di istituiti o di classi di concorso, ma di una riforma che per lo più faceva capo a quella di Luigi Berlinguer. Non è che fosse la risoluzione di ogni male, ma sicuramente allargava le aree di insegnamento nel rispetto di tutte quelle sperimentazioni che avevano fatto della nostra scuola una fra le più importanti del mondo.

Pasquale Almirante La Sicilia del 10 luglio 2011





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-243060.html