Un'altra
guerra tra poveri si è innescata, dopo quella dei 40 punti aggiuntivi a
chi decidesse di non trasferirsi in altra sede, ma nella forma ancora
più subdola del futuro lavorativo nella scuola. Da proiezioni
occupazionali ricavati dai tagli alle materie e ai posti (spacciati
come riforma epocale) e dalla marea montante dei precari ai quali è
stata promessa (furbescamente entro 7 anni) la sistemazione, si è
capito che nei prossimi 10/15 anni sarà praticamente impossibile per i
neo laureati insegnare. Qualche centinaio di posti disponibili non si
possono mettere in conto per le migliaia e miglia di giovani che si
iscrivono all'Università con la speranza di avere una cattedra; da qui
allora grida e accuse, e non solo al Miur, ma anche e soprattutto ai
colleghi precari che bussano alle porte dopo anni di attese, sacrifici
e promesse. Cosa pretenderebbero costoro, pare di capire, dalle
lagnanze seminate dai laureandi? Un'altra guerra dunque che però fa
dimenticare la causa che si nasconde nell'uso spregiudicato che si fa
dei professori quando vengono chiamati (anche col solo diploma)
d'urgenza per coprire posti vuoti e perfino agli esami di stato: e lì,
in cattedra, si tengono in salamoia per anni e decenni. E se si entra
come si fa a cacciarli? E se sono stati chiamati perché non
stabilizzarli? E perché non è stato più bandito un concorso dopo quello
del 1999?
Con le Ssis si sono autorizzati perfino abilitazioni europee, corsi
fittizi di enti fittizi e virtuali per fare punteggio, scalate di
graduatorie presso scuole private che a costo zero hanno fatto lavorare
senza titoli e così via. Meravigliano lo scaricabarile, per cui è
sempre colpa del governo precedente, e il continuo seminare zizzania,
quando una soluzione onorevole era stata trovata per risolvere tutta la
materia. Ci riferiamo al "Quaderno bianco" dell'ex ministro Fioroni che
stabiliva, ed era stato inserito nella finanziaria 2007, di assegnare
il 50% di posti disponibili ai precari e il rimanente ai neo laureati.
Non si parlava di tagli allora, né di accorpamenti di istituiti o di
classi di concorso, ma di una riforma che per lo più faceva capo a
quella di Luigi Berlinguer. Non è che fosse la risoluzione di ogni
male, ma sicuramente allargava le aree di insegnamento nel rispetto di
tutte quelle sperimentazioni che avevano fatto della nostra scuola una
fra le più importanti del mondo.
Pasquale
Almirante La Sicilia del 10 luglio 2011