Per amore della verità.Chi ha contribuito a distruggere la scuola, tagliando posti, si fa paladino di una legalità fittizia
Data: Mercoledì, 08 giugno 2011 ore 06:47:53 CEST
Argomento: Opinioni


Un romanzo dello scrittore svedese Torgny Lindgren, intitolato appunto “Per amore della verità”, racconta la storia di un ragazzo, amico della più grande rockstar della Svezia: una ragazza dal talento straordinario, che la madre vende a un impresario senza scrupoli, e che viene modellata (anche chirurgicamente), per darla in pasto al pubblico. Il leit motiv del romanzo è legato a domande ricorrenti: che bisogno c’è della verità? Esiste, o è un nome che diamo alle apparenze, alle abitudini che adottiamo? Conviene dirla? Il romanzo si chiude con una frase incisa dal nonno del protagonista sul legno del cofanetto in cui per decenni aveva accumulato denaro, usato per acquistare un quadro: sia lodato il Signore. Forse Lindgren suggerisce che in questa frase risiede la sola verità di cui gli uomini hanno bisogno. La sola capace di far tacere ogni lingua, altrimenti portata naturalmente a mentire, travisare, creare la menzogna.
E' la perfetta metafora di ciò che accade (ed è accaduto spesso) in questi giorni, durante i quali politici che speculano sulla pelle dei precari e pseudogiornalisti si lanciano in improbabili proclami che inneggiano alla proposta di un bonus di permanenza per i docenti precari che permarranno nella provincia scelta nel 2007...già...dopo il sicuro blocco delle graduatorie, il paventato congelamento delle stesse, ora, in barba a tutte le leggi vigenti e alle sentenze dei tribunali, qualche zelante Senatore della Repubblica, sostenuto da faziosi pseudoarticoli che ne incoronano la politica, si preoccupa di garantire la continuità che egli stesso ha contribuito a distruggere, eliminando ben 150.000 posti nella scuola pubblica statale, e garantendo un bonus, in totale spregio al concetto di merito di cui si dichiara convinto assertore.
Poco importa, al nostro, se il TAR di Trento, con la sentenza 75/2010 ha definito “non manifestamente infondata la questione d’illegittimità costituzionale del comma 8 dell’art. 67 della L.p. n. 19 del 2009 per violazione degli artt. 97 e 3 Cost., posto che la sede di svolgimento del servizio non potrebbe depotenziare i titoli di studio e di esperienza dell’insegnante; degli artt. 3, 4 e 120 Cost., in quanto sarebbe per tale via ostacolata la libera circolazione del personale insegnante fra le regioni; degli artt. 117 Cost. e 149 e 150 del trattato U.E., nonché del canone generale di ragionevolezza delle leggi, visto l’elevato punteggio attribuito in via retroattiva in ragione della sola continuità di servizio in Provincia di Trento.”
Poco importa se la Suprema Corte, con la sentenza 41/11, ha stabilito che “l'aggiornamento delle graduatorie è finalizzato a consentire ai docenti in esse iscritti di far valere gli eventuali titoli precedentemente non valutati, ovvero quelli conseguiti successivamente all’ultimo aggiornamento (ma non regalati !), così da migliorare la loro posizione ai fini di un possibile futuro conferimento di un incarico”.
Poco importa se, alla faccia della continuità, questa proposta metterebbe a repentaglio il regolare avvio del prossimo anno scolastico.
C'è di più: calpestando ogni regola, da quelle del buonsenso a quelle costituzionali, si illudono molti docenti precari che nella scuola ci hanno investito la propria vita, promettendo ciò che è irrealizzabile per legge.
La scuola italiana non ha bisogno di salvatori della patria che caldeggiano soluzioni peggiori dei mali e anticostituzionali.
La scuola italiana ha bisogno di qualità, merito, risorse economiche e umane (adeguate le prime, adeguatamente formate le seconde).
Quando questo accadrà, anche i docenti italiani, precari e non, potranno dire finalmente “Sia lodato il Signore”.
Carlo Priolo
carlo_priolo@virgilio.it





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