Un romanzo dello scrittore svedese Torgny Lindgren, intitolato appunto
“Per amore della verità”, racconta la storia di un ragazzo, amico della
più grande rockstar della Svezia: una ragazza dal talento
straordinario, che la madre vende a un impresario senza scrupoli, e che
viene modellata (anche chirurgicamente), per darla in pasto al
pubblico. Il leit motiv del romanzo è legato a domande ricorrenti: che
bisogno c’è della verità? Esiste, o è un nome che diamo alle apparenze,
alle abitudini che adottiamo? Conviene dirla? Il romanzo si chiude con
una frase incisa dal nonno del protagonista sul legno del cofanetto in
cui per decenni aveva accumulato denaro, usato per acquistare un
quadro: sia lodato il Signore. Forse Lindgren suggerisce che in questa
frase risiede la sola verità di cui gli uomini hanno bisogno. La sola
capace di far tacere ogni lingua, altrimenti portata naturalmente a
mentire, travisare, creare la menzogna.
E' la perfetta metafora di ciò che accade (ed è accaduto spesso) in
questi giorni, durante i quali politici che speculano sulla pelle dei
precari e pseudogiornalisti si lanciano in improbabili proclami che
inneggiano alla proposta di un bonus di permanenza per i docenti
precari che permarranno nella provincia scelta nel 2007...già...dopo il
sicuro blocco delle graduatorie, il paventato congelamento delle
stesse, ora, in barba a tutte le leggi vigenti e alle sentenze dei
tribunali, qualche zelante Senatore della Repubblica, sostenuto da
faziosi pseudoarticoli che ne incoronano la politica, si preoccupa di
garantire la continuità che egli stesso ha contribuito a distruggere,
eliminando ben 150.000 posti nella scuola pubblica statale, e
garantendo un bonus, in totale spregio al concetto di merito di cui si
dichiara convinto assertore.
Poco importa, al nostro, se il TAR di Trento, con la sentenza 75/2010
ha definito “non manifestamente infondata la questione d’illegittimità
costituzionale del comma 8 dell’art. 67 della L.p. n. 19 del 2009 per
violazione degli artt. 97 e 3 Cost., posto che la sede di svolgimento
del servizio non potrebbe depotenziare i titoli di studio e di
esperienza dell’insegnante; degli artt. 3, 4 e 120 Cost., in quanto
sarebbe per tale via ostacolata la libera circolazione del personale
insegnante fra le regioni; degli artt. 117 Cost. e 149 e 150 del
trattato U.E., nonché del canone generale di ragionevolezza delle
leggi, visto l’elevato punteggio attribuito in via retroattiva in
ragione della sola continuità di servizio in Provincia di Trento.”
Poco importa se la Suprema Corte, con la sentenza 41/11, ha stabilito
che “l'aggiornamento delle graduatorie è finalizzato a consentire ai
docenti in esse iscritti di far valere gli eventuali titoli
precedentemente non valutati, ovvero quelli conseguiti successivamente
all’ultimo aggiornamento (ma non regalati !), così da migliorare la
loro posizione ai fini di un possibile futuro conferimento di un
incarico”.
Poco importa se, alla faccia della continuità, questa proposta
metterebbe a repentaglio il regolare avvio del prossimo anno scolastico.
C'è di più: calpestando ogni regola, da quelle del buonsenso a quelle
costituzionali, si illudono molti docenti precari che nella scuola ci
hanno investito la propria vita, promettendo ciò che è irrealizzabile
per legge.
La scuola italiana non ha bisogno di salvatori della patria che
caldeggiano soluzioni peggiori dei mali e anticostituzionali.
La scuola italiana ha bisogno di qualità, merito, risorse economiche e
umane (adeguate le prime, adeguatamente formate le seconde).
Quando questo accadrà, anche i docenti italiani, precari e non,
potranno dire finalmente “Sia lodato il Signore”.
Carlo Priolo
carlo_priolo@virgilio.it