Piazza della Loggia, il luogo della memoria
Data: Sabato, 28 maggio 2011 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974. Una strage impunita. Una della tante stragi rimasta senza colpevole. Una delle troppe stragi italiane piena di trame oscure e di misteri. Un avvenimento terribile che è rimasto nella memoria collettiva della nazione e che ha sconvolto l’Italia intera. Un gesto efferato di violenza e di viltà che ha insanguinato la città di Brescia. E i bresciani e gli italiani aspettano ancora, dopo 37 anni, verità e giustizia.
La mattina del 28 maggio 1974 una bomba esplose sotto i portici di piazza della Loggia a Brescia, mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista della città, provocando otto morti e oltre cento feriti. Mi sconcerta e mi commuove leggere i nomi, le età, le loro professioni. Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante; Livia Bottardi Milani, anni 32, insegnante; Euplo Natali, anni 69, pensionato; Luigi Pinto, anni 25, insegnante; Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio; Alberto Trebeschi, anni 37, insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, anni 31, insegnante; Vittorio Zambarda, anni 60, operaio. Persone normali e straordinarie, impegnate a scuola e nella vita politica e sindacale della loro città.
L'ordigno era stato posto in un cestino portarifiuti e fatto esplodere con un congegno elettronico a distanza. Diverse istruttorie si sono susseguite negli anni: la prima ha portato a processo, nel 1979, diversi esponenti della destra radicale bresciana. In secondo grado, nel 1982, la sentenza di condanna venne annullata. L’assoluzione definitiva per tutti gli imputati è arrivata con la Cassazione, nel 1985. La seconda istruttoria, sorta nel 1984, a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, ha indicato come colpevoli altri esponenti dell’estrema destra eversiva. Gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove e, successivamente, prosciolti in appello, nel 1989, e in Cassazione. Il fascicolo di una terza istruttoria, iniziata nel 2005 dalla Procura di Brescia, si è conclusa il 16 ottobre 2010, sempre con l’assoluzione per insufficienza di prove per tutti gli indagati.
Quindi nessun esecutore, nessun mandante, nessun colpevole. Brescia e l’Italia aspettano ancora, invano, verità e giustizia.
Ma la storia della strage di Brescia è costellata, soprattutto, da depistaggi e da una lunga serie di inquietanti circostanze: su tutte, basti pensare in primo luogo all'ordine, proveniente da ambienti istituzionali rimasti finora oscuri, impartito meno di due ore dopo la strage, affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi, reperti e tracce di esplosivo, prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare i dovuti sopralluoghi e i rilievi di rito; secondariamente, la misteriosa scomparsa dell'insieme di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri, anch'essi di fondamentale importanza ai fini dell'indagine; infine, va segnalata la recente perizia antropologica ordinata dalla Procura di Brescia su una fotografia di quel giorno che comproverebbe la presenza sul luogo della strage di un militante di Ordine Nuovo e collaboratore del SID, l’ex Servizi segreti.
In questa sede, certamente, non intendo ricostruire la storia giudiziaria del tragico evento, non mi compete e non ho gli strumenti adatti. E interessante, invece, approfondire il significato storico della strage, degli eventi e degli intrighi della lunga e triste stagione della “strategia della tensione”.
Lo storico deve spiegare le radici politiche di un fenomeno e le sue ripercussioni, ben al di là delle indagini giudiziarie e della conoscenza e della consapevolezza dei singoli e dell’opinione pubblica.
Gli studiosi di storia hanno il compito di indagare, sulle responsabilità istituzionali, sulle effettive strategie politiche, al di là degli aspetti delle risultanze giudiziarie, su quale uso della vicenda abbiano fatto le diverse forze politiche, sugli effetti sull’opinione pubblica, sugli esiti reali dello stragismo anche al di là degli effetti coscientemente perseguiti. Una incontrovertibile verità appare, però, storicamente appurata: nel corso dei vari procedimenti giudiziari relativi alla strage si è costantemente fatta largo l'ipotesi del coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di apparati “deviati” dello Stato nella vicenda. A me piace, comunque, ricordare il luogo della memoria, piazza della Loggia del 28 maggio 1974, con il racconto di un mio collega bresciano, che quella mattina si trovava, a pochi passi dal colonnato, a dialogare con alcuni amici, “probabilmente con l’ordigno già pronto, dentro il cestino dei rifiuti. E, poco dopo, da casa, dove mi preparavo per un esame universitario, ho sentito un gran botto ed ho capito subito”. Una bomba che ha sconvolto la città, l’Italia e, soprattutto, la vita di otto uomini: tre operai e cinque insegnanti.

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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