Anniversario
della strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974. Una
strage impunita. Una della tante stragi rimasta senza colpevole. Una
delle troppe stragi italiane piena di trame oscure e di misteri. Un
avvenimento terribile che è rimasto nella memoria collettiva della
nazione e che ha sconvolto l’Italia intera. Un gesto efferato di
violenza e di viltà che ha insanguinato la città di Brescia. E i
bresciani e gli italiani aspettano ancora, dopo 37 anni, verità e
giustizia.
La mattina del 28 maggio 1974 una bomba esplose sotto i portici di
piazza della Loggia a Brescia, mentre era in corso una manifestazione
contro il terrorismo neofascista, indetta dai sindacati e dal Comitato
antifascista della città, provocando otto morti e oltre cento feriti.
Mi sconcerta e mi commuove leggere i nomi, le età, le loro professioni.
Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante; Livia Bottardi Milani,
anni 32, insegnante; Euplo Natali, anni 69, pensionato; Luigi Pinto,
anni 25, insegnante; Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio; Alberto
Trebeschi, anni 37, insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, anni 31,
insegnante; Vittorio Zambarda, anni 60, operaio. Persone normali e
straordinarie, impegnate a scuola e nella vita politica e sindacale
della loro città.
L'ordigno era stato posto in un cestino portarifiuti e fatto esplodere
con un congegno elettronico a distanza. Diverse istruttorie si sono
susseguite negli anni: la prima ha portato a processo, nel 1979,
diversi esponenti della destra radicale bresciana. In secondo grado,
nel 1982, la sentenza di condanna venne annullata. L’assoluzione
definitiva per tutti gli imputati è arrivata con la Cassazione, nel
1985. La seconda istruttoria, sorta nel 1984, a seguito delle
rivelazioni di alcuni pentiti, ha indicato come colpevoli altri
esponenti dell’estrema destra eversiva. Gli imputati furono assolti in
primo grado nel 1987, per insufficienza di prove e, successivamente,
prosciolti in appello, nel 1989, e in Cassazione. Il fascicolo di una
terza istruttoria, iniziata nel 2005 dalla Procura di Brescia, si è
conclusa il 16 ottobre 2010, sempre con l’assoluzione per insufficienza
di prove per tutti gli indagati.
Quindi nessun esecutore, nessun mandante, nessun colpevole. Brescia e
l’Italia aspettano ancora, invano, verità e giustizia.
Ma la storia della strage di Brescia è costellata, soprattutto, da
depistaggi e da una lunga serie di inquietanti circostanze: su tutte,
basti pensare in primo luogo all'ordine, proveniente da ambienti
istituzionali rimasti finora oscuri, impartito meno di due ore dopo la
strage, affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il
luogo dell'esplosione, spazzando via indizi, reperti e tracce di
esplosivo, prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare i
dovuti sopralluoghi e i rilievi di rito; secondariamente, la misteriosa
scomparsa dell'insieme di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei
feriti e dei cadaveri, anch'essi di fondamentale importanza ai fini
dell'indagine; infine, va segnalata la recente perizia antropologica
ordinata dalla Procura di Brescia su una fotografia di quel giorno che
comproverebbe la presenza sul luogo della strage di un militante di
Ordine Nuovo e collaboratore del SID, l’ex Servizi segreti.
In questa sede, certamente, non intendo ricostruire la storia
giudiziaria del tragico evento, non mi compete e non ho gli strumenti
adatti. E interessante, invece, approfondire il significato storico
della strage, degli eventi e degli intrighi della lunga e triste
stagione della “strategia della tensione”.
Lo storico deve spiegare le radici politiche di un fenomeno e le sue
ripercussioni, ben al di là delle indagini giudiziarie e della
conoscenza e della consapevolezza dei singoli e dell’opinione pubblica.
Gli studiosi di storia hanno il compito di indagare, sulle
responsabilità istituzionali, sulle effettive strategie politiche, al
di là degli aspetti delle risultanze giudiziarie, su quale uso della
vicenda abbiano fatto le diverse forze politiche, sugli effetti
sull’opinione pubblica, sugli esiti reali dello stragismo anche al di
là degli effetti coscientemente perseguiti. Una incontrovertibile
verità appare, però, storicamente appurata: nel corso dei vari
procedimenti giudiziari relativi alla strage si è costantemente fatta
largo l'ipotesi del coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di
apparati “deviati” dello Stato nella vicenda. A me piace, comunque,
ricordare il luogo della memoria, piazza della Loggia del 28 maggio
1974, con il racconto di un mio collega bresciano, che quella mattina
si trovava, a pochi passi dal colonnato, a dialogare con alcuni amici,
“probabilmente con l’ordigno già pronto, dentro il cestino dei rifiuti.
E, poco dopo, da casa, dove mi preparavo per un esame universitario, ho
sentito un gran botto ed ho capito subito”. Una bomba che ha sconvolto
la città, l’Italia e, soprattutto, la vita di otto uomini: tre operai e
cinque insegnanti.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it