E se anche noi del sud la pensassimo come i leghisti? Ognuno a casa propria … e poi?
Data: Sabato, 23 aprile 2011 ore 15:30:00 CEST
Argomento: Sindacati


Spesso le forti pressioni Leghiste volte a formare una coscienza comune su cosa è giusto e cosa non lo è, portano a fare una seria riflessione su cosa accadrebbe se … ANCHE NOI DEL SUD … provassimo a ragionare in modo analogo …
Proviamo a pensare IPOTETICAMENTE di “accettare” l’idea di mettere a fondamento delle graduatorie del personale scolastico L’APPARTENENZA TERRITORIALE: cosa accadrebbe?
Siamo certi che  una svolta in senso “protezionistico” delle graduatorie produrrebbe effetti positivi nelle regioni del NORD ITALIA? Proviamo ad analizzare l’eventuale attuazione di tali disposizioni.
AL SUD: in un territorio in cui spesso si studia solo per “inerzia” e non per convinzione, solo per avere una  alternativa (chissà se valida) al dolce far nulla imposto da una società in cui è ormai diventato impossibile trovare un lavoro “decente” dopo il completamento degli studi superiori, sono sicuramente molti i laureati che, dopo aver affrontato un percorso universitario, serio difficile e faticoso, non riscontrando nel mercato del lavoro una richiesta “reale” della propria specializzazione (ciò è spesso colpa del distacco abissale tra la teoria universitaria e la “pratica” del mercato del lavoro), o non volendosi scommettere più di tanto nella libera professione, sono portati ad avvicinarsi all’ “ammortizzatore sociale”  che fino a qualche tempo fa portava ad un guadagno certo, sia pur scarsetto, e alla possibilità di rendersi indipendenti dalla famiglia: l’insegnamento.
Oggi, questa prassi ormai inflazionata, ha portato ad un intasamento delle graduatorie e ad un nuovo tipo di “migrazione” che spesso viene sottovalutata anche da studiosi e sociologi.
Certamente, se tale flusso verrebbe ad essere “forzatamente bloccato”, la situazione per i giovani del SUD non cambierebbe poi così tanto: invece di migrare in cerca di un posto d’insegnante, migrerebbe ugualmente al NORD  in cerca di un impiego (vista la disastrosa politica del lavoro attuata nel SUD sia a livello centrale che periferico), con la sola differenza che, mentre l’insegnante, prima o poi, “ritorna all’ovile”, difficilmente l’impiegato proveniente dal SUD  ha la possibilità di trasferimento nella propria terra d’origine!
Dunque il lavoratore del SUD si “stanzierà” stabilmente al NORD, come fatto nel flusso migratorio che interessò la nostra nazione negli anni 60-70!
 L’effetto per i “leghisti” sarebbe disastroso! Un’ondata stabile di “terroni” pronti a colonizzare DEFINITIVAMENTE  le loro terre!!!
Dal punto di vista del funzionamento scolastico, nulla cambierebbe al SUD, perché ci sarebbero sempre i meglio piazzati in graduatoria, che continuerebbero a ricoprire i ruoli d’insegnamento.
AL NORD: in un territorio in cui spesso lo studio universitario è una scelta ponderata che si pone in contrasto con la possibilità REALE di entrare fin da subito in un mercato del lavoro in fabbrica o manuale che permetterebbe di guadagnare, senza troppi sforzi intellettivi, la propria indipendenza dalla famiglia, sono statisticamente pochi coloro i quali, dopo la laurea, si “accontentano” di un posticino da 1200 euro al mese! Ecco perché molte delle graduatorie al NORD sono esaurite e l’erogazione del servizio didattico è possibile solo grazie ai tanto snobbati “terroni”.
In una stretta protezionistica, chi andrebbe ad insegnare al NORD? Forse Bossi, con il suo diploma di “Perito Tecnico Elettronico”, o il “TROTA”, con il suo caro diplomino preso dopo tre o quattro bocciature agli esami di stato … o chi allora?
Per non contare le difficoltà che “gli indigeni” (nel senso dei nativi del luogo) incontrerebbero nel concorrere con i “terroni” nella ricerca di lavoro, se questi ultimi invadessero in modo ancora più attivo gli altri ambiti.
Nell’eventualità di un cambiamento della normativa in senso TERRITORIALE, dunque, certamente forti sarebbero stati  i disagi per tutti, ma chi ne avrebbe sofferto  di più!?!?
Certo questo è solo uno dei tanti punti di vista possibili, ma sicuramente può porsi alla base di una riflessione più seria e profonda! Forse la tanto amata Italia che quest’anno festeggia il proprio 150° anniversario, ha realmente bisogno di restare unita NEI FATTI, e non solo nelle intenzioni, per poter permettere a tutti gli Italiani di sopravvivere IN EQUILIBRIO, e non in ROTTURA, in un momento di difficile congiuntura economica. “L’unione fa la forza”.
VIVA L’ITALIA UNITA!

Stefano Guarnera





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