Inno di Mameli a scuola. E no ai dialetti regionali
Data: Venerdì, 25 marzo 2011 ore 07:14:48 CET
Argomento: Istituzioni


A scuola si imparerà l'Inno di Mameli, ma non si studieranno, o almeno non si studieranno per legge, i «simboli identitari della regione di appartenenza».
Niente canzoni popolari, niente inni in dialetto. La Commissione Cultura della Camera ha respinto l'emendamento della Lega Nord che lo prevedeva.
E ora la proposta di legge per l'introduzione dell'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole elementari e medie continuerà il suo iter alla Camera, così come è nata, senza ulteriori modifiche.
Fallito, dunque, il tentativo di mediazione con il Carroccio: al vaglio delle altre Commissioni parlamentari arriverà un testo composto da unico articolo che, se dovesse passare in via definitiva (la Lega paventa il flop), introdurrà «l'insegnamento dell'inno nazionale e dei suoi fondamenti storici e ideali» già a partire dal prossimo anno scolastico 2011/2012. La proposta, lanciata da Paola Frassinetti, ha raccolto fin da subito i consensi dell'opposizione, ma non quelli della Lega Nord, che per cercare un compromesso aveva proposto due emendamenti.    
Uno, ritirato prima della votazione, chiedeva l'affissione, in ogni classe delle scuole elementari e medie, di un pannello con i colori della bandiera regionale con stampato il testo del «Nabucco - Và Pensiero», l'altro l'insegnamento dei simboli territoriali.
Con la bocciatura di quest'ultimo, afferma Paola Goisis (Lega Nord), «viene meno la possibilità di una mediazione. Siamo contrari a questa legge, anche perchè per avallarla servirebbe a monte una modifica alla Costituzione che inserisca l'inno nazionale tra i simboli identitari del Paese, come la bandiera e la lingua italiana».
Ora, aggiunge Goisis, «aspettiamo i pareri delle altre Commissioni, ma con la nostra posizione sparisce la possibilità di approvare questa legge direttamente in Commissione, in sede legislativa». Le previsioni della deputata del Carroccio vanno ancora oltre: «Questa proposta di legge non arriverà in aula. Rischia di morire qui, perchè - azzarda - si eviteranno spaccature nella maggioranza».
Per Frassinetti però è «prematuro» dire che il testo di legge è vicino al naufragio. «Prima bisogna aspettare il parere consultivo delle altre Commissioni e poi si deciderà come procedere». Manuela Ghizzoni del Pd, che definisce la proposta di legge «snella, precisa e con un valore unitario e identitario», fa notare alla Lega Nord che «in Commissione ci sono i numeri per approvare il testo in sede legislativa: in tutto siamo 44, i leghisti sono solo 4. Basta il voto di 4/5 dei componenti perchè il testo diventi legge». «La Lega», conclude Pierfelice Zazzera (Idv), «ha tenuto coerentemente la sua posizione. Ma questa legge non è ideologica, è di tutti». Se il testo passerà, almeno un risultato il 150° dell'Unità lo ha ottenuto.  (da http://www.ilgiornaledivicenza.it)

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