12 marzo, in piazza per la Scuola della Costituzione
Data: Sabato, 05 marzo 2011 ore 18:30:00 CET
Argomento: Eventi


C'è un'Italia che al sogno bugiardo di Berlusconi non ha mai creduto, e un'Italia in buona fede che in quell'illusione ha avuto fiducia. Ma oggi, dopo una crisi economica devastante e nessuna ricetta miracolosa, dopo il bluff del milione di posti di lavoro e del patto cogli italiani firmato nei salotti televisivi, dopo gli attacchi vergognosi alla magistratura, dopo aver visto cadere uno a uno i luoghi dell'informazione libera diventati roccaforti asservite al potere -quando il giornalismo, invece, dovrebbe essere il cane da guardia dei cittadini!- c'è una sola Italia delusa e disillusa, che all'Unto del Signore non crede più.                  
 Le offese degli ultimi giorni, così violente e così piene d'acrimonia, alla scuola pubblica, agli insegnanti, agli studenti, non hanno fatto altro che confermare che dietro al progetto falsamente ottimista del premier, c'è solo l'idea triste di una società vecchia, ottocentesca come spesso l'abbiamo definita in queste pagine, divisa in due: ricchi e poveri, italiani e immigrati, manovalzanza precaria o classe dirigente profumatamente pagata, giovani che a 15 anni andranno a lavorare in un cantiere solo perché non hanno una famiglia che 'conta' alle spalle e giovani di 15 anni predestinati per 'motivi familiari' alla laurea. E la scuola dei tagli di Gelmini & Tremonti è lo specchio perfetto di quella società che immagina Berlusconi. Una società dove un ragazzino di 12 o 13 anni è chiamato, in modo univoco e non rimediabile, a scegliere il proprio destino. Un destino già segnato, peraltro, perché, come scriveva Leavitt in quel romanzo-saggio bellissimo che è "Il matematico indiano", "Il talento non assisteva il figlio del minatore del Galles: lui avrebbe passato la sua vita in miniera, anche se avesse avuto la dimostrazione dell'ipotesi di Rienmann stampata nella mente".

La Costituzione che impegna la Repubblica, all'articolo 3, "di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese", oppure che all'articolo 34 stabilisce che "i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto...", è un orpello inutile, un documento ingombrante da passare al tritacarte. Gli insegnanti sono sovversivi che inculcano idee pericolose nella testa dei ragazzi. La scuola pubblica un luogo inutilmente costoso che forse, come provocatoriamente osservava Francesca Puglisi, sarebbe meglio appaltare al Cepu.

L'Italia del Cavaliere è più antiquata di quella che Pietrangeli cantava in 'Contessa', ed è assai probabile che nell'era berlusconiana il figlio dell’operaio farà l’operaio, e quello del medico farà il medico. Un’Italia ingiusta, meno felice, meno integrata in Europa, meno aperta al mondo.

Ecco perché il Dipartimento Scuola, come tutto il PD, aderisce alla manifestazione nazionale di sabato 12 marzo a Roma: perché guardiamo al futuro, e le gambe che camminano verso il futuro sono quelle dei giovani e degli studenti.

Per informazioni, consultare il sito www.adifesadellacostituzione.it (di Giovanni Belfiori)

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