Professione Insegnante: graduatoria nazionale per le immissioni in ruolo
Data: Domenica, 20 febbraio 2011 ore 19:00:00 CET
Argomento: Opinioni


Al Presidente della Repubblica
Ai Presidenti di Camera e Senato
Al Ministro dell’Istruzione del’Università e della Ricerca
Al Ministro dell’Economia
Al Ministro della Funzione Pubblica

Alle OO.SS della scuola
Alle Organizzazioni Nazionali dei Precari della scuola
Agli organi di stampa

Alle soglie delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, mentre il Governo, resistendo ai tentativi leghisti di evitare la festa nazionale, concede che l’evento abbia nella giornata del 17 marzo la sua ricorrenza, il Senato, su pressione della Lega, dà un’altra mazzata ai docenti precari, approvando l’emendamento Pittoni al decreto Milleproroghe , che di fatto blocca il rinnovo delle graduatorie ad esaurimento  e, aggirando la recente sentenza della Consulta, pone ancora una volta steccati territoriali fra le scuole del Nord e i precari del Sud, escludendo la possibilità di richiedere l’inserimento nelle graduatorie d’istituto di una provincia diversa da quella in cui si è inseriti ad esaurimento.
La nostra risposta a questo squallido tentativo secessionista consiste nella richiesta dell’istituzione di una Graduatoria ad esaurimento nazionale utile alla copertura , tramite l’assunzione in ruolo,  di  tutti i posti vacanti e disponibili sull’intero territorio nazionale.
Si tratta, in sostanza, di un efficace antidoto al precariato scolastico, atteso che allo stato, la prospettiva per chi è in graduatoria, soprattutto al Sud, è  quella di rimanervi infognati per sempre, senza avere mai l’opportunità di stabilizzare il rapporto di lavoro; con gravi conseguenze sulla propria vita lavorativa e sulla propria esistenza.
Proponiamo una graduatoria ad esaurimento, valida su tutto il territorio nazionale, che dia  reali possibilità e garanzie di immissione in ruolo per chi in questi anni ha maturato una lunga e a volte pluridecennale esperienza d’insegnamento,che merita di essere valorizzata e non limitata ed elusa da anacronistici steccati territoriali, quali appunto sono ora le graduatorie ad esaurimento provinciali. A tal fine, l’aspirante, in occasione della convocazione potrebbe scegliere fra più opzioni secondo un proprio ordine di gradimento: ad esempio,  solo la sua provincia di residenza, le province della sua  regione, province di regioni diverse, l’intero territorio nazionale.
In tal modo riteniamo di rispondere in modo efficace ed efficiente all’esigenza  di stabilizzazione contrattuale del lavoro degli insegnanti e di lotta al precariato scolastico.

L’idea di proporre l’istituzione di una graduatoria ad esaurimento nazionale è  ispirata al principio del rispetto del tanto sbandierato merito, dell'ordine di graduatoria nelle assunzioni da " concorso per soli titoli" come parametro per la stipula di un contratto a tempo indeterminato. A prescindere da vincoli permanenti come la scelta di una provincia sola una volta per tutte, ma tenendo presenti le variazioni di organico nelle diverse province, la variabilità delle aliquote nell'immissione in ruolo , la distribuzione geografica degli studenti legata all'immigrazione degli extracomunitari nelle regioni del Nord del Paese e di altre variabili ancora.
Perciò riteniamo che cristallizzare le graduatorie in un contesto antropologico, sociale, politico e legislativo che muta costantemente ci sembra anacronistico e incostituzionale .
Noi di Professione Insegnante perseguiamo da tre anni l’obiettivo politico del ripristino del sacrosanto principio del trasferimento a pettine, e dell’utilizzo della graduatoria di rango nazionale ad esaurimento ( la G.E.N.),
Una scelta coraggiosa che spetterà al Parlamento e alle forze politiche che vorranno sostenerla; così come hanno sostenuto e attuato la decisione di depennare i docenti di ruolo da tutte le graduatorie ad esaurimento  ,cosa che noi  avevamo chiesto fin dallo scorso anno  con una lettera al Ministro Gelmini e a tutti i parlamentari, raccogliendo le istanze di migliaia di precari e delle loro associazioni.
Cogliamo ancora una volta l’occasione per contestare tutte le organizzazioni sindacali, qualcuna, oggi, già sulla strada della conversione, che in questa lunga e vergognosa vicenda, che dura  ormai da troppo tempo,  hanno preferito difendere i loro interessi particolari, facendo da sponda al Governo e alle  sue logiche politiche, attraverso un lungo iter fatto di ritardi, di furbizie, di cavilli, di squallidi tentativi per dividere i precari e di gettare discredito su quanti hanno impugnato con successo al TAR Lazio il decreto della "gabbia della disoccupazione e delle tre code della vergogna".
La nostra proposta, a nostro avviso, ha una duplice, forte valenza.
Da un canto si pone come sensato, praticabile e condivisibile strumento di risoluzione dello spinosissimo problema  del precariato docente.
Dall'altro si pone come contraltare ai tentativi della lega di "regionalizzazione " dell'istruzione, che preferirebbe di reclutare, "in loco" sia i docenti che i dirigenti scolastici.
Anche la nostra proposta, al fine di garantire continuità agli alunni e garanzie a quei colleghi precari che per varie ragioni non possono o non vogliono spostarsi dai luoghi di residenza, prevede l'obbligo della permanenza quinquennale nella provincia di titolarità, a far data dall'immissione in ruolo.
E per questo prevediamo il blocco della mobilità ordinaria e annuale ( comprese, dunque, utilizzazioni e assegnazioni provvisorie).
Concludo con un cenno al primo paragrafo della nostra proposta, ove si fa riferimento alla stabilizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti della scuola statale .
Come è ovvio, il riferimento è all'attuale sistema di reclutamento da GaE.
Sappiamo che tale meccanismo, avvantaggia, da sempre, anche quei docenti, più furbi degli altri, che hanno accumulato punteggio nelle scuole private, tanto a Sud quanto a Nord del Paese ( i diplomifici del Sud, e le numerosissime e frequentatissime scuole cattoliche del Nord ( specie del Nordest) frequentate dalla rampante imprenditoria padana , novella classe dirigente del nostro Paese), chiamati ad insegnare per cooptazione e non per meriti professionali o titoli di servizio e/o di studio .
Riteniamo, tuttavia, che siano molto più numerosi i docenti, che con fatica, sacrificio, hanno percorso un iter "normale", fatto di abilitazioni "ordinarie", servizi presso le nostre normali scuole statali, padri e madri di famiglia in media con 20 anni di precariato all'attivo, che rischiano, oggi,di non poter avere neanche  l'incarico annuale.
Colleghi che vivono, magari, in regioni dove l'ascia gelmin-tremontiana ha falcidiato migliaia di posti.
Colleghi  che meritano di lavorare, che hanno diritto al lavoro e al giusto riconoscimento di tanti anni di gavetta.
Colleghi che vivono in una NAZIONE, che non può essere divisa in steccati territoriali, ma che deve garantire uguaglianza di opportunità a ciascuno dei suoi cittadini.
Rivolgiamo un appello alle forze politiche e ai sindacati affinché  prendano in esame la nostra proposta, e senza pregiudizi, si adoperino per valutarne la praticabilità, nell’esclusivo interesse dei destinatari e della scuola pubblica italiana.
Di seguito, in cinque punti, la nostra proposta.

Napoli, 21 febbraio 2011

Libero Tassella, responsabile nazionale di Professione Insegnante







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