Il risultato scolastico totalmente fallimentare di un alunno, spesso non è che il frutto di un metodo didattico sbagliato, male impostato e peggio p
Data: Mercoledì, 16 febbraio 2011 ore 13:16:32 CET
Argomento: Redazione


Primo colloquio, a ridosso della chiusura del primo quadrimestre. Due in Latino e due in Greco!  La docente non ha dubbi: Signora, suo figlio non è portato per lo studio di queste materie, non capisce nulla, non ragiona! Le consiglio di ritirarlo. Non è scuola per lui!
Siamo in una quarta ginnasiale. Sono trascorsi poco più di quattro mesi dall’inizio dell’anno scolastico; la severa docente ha potuto dedicare – diciamo al netto - due  decine di  ore di lezioni,   parimenti suddivise tra le  materie di cui sopra.
Di sicuro un solo dato certo, e sconcertante: siamo ancora agli albori di un percorso umano e culturale, certo lungo e faticoso ma affascinante, e di già il ragazzino quattordicenne, “ottimo” alla Scuola Media, assapora il succo amaro dell’insuccesso, si sente improvvisamente “sceccu”,  disorientato, mortificato, avvilito, già stressato prima di iniziare; distrutto e demotivato per quel giudizio improvvido, perentorio e senza appello emesso dalla sua insegnante. Ha perso fiducia in se stesso il ragazzino: vuole mollare tutto, non mangia, ha gli incubi notturni; intristito, di pessimo umore, non ha voglia di nulla; è diventato apatico, e anche  irascibile, ribelle;  e chiuso nel suo io mortificato!
 Tommaso d’Aquino scriveva che “ la pace non è virtù ma frutto di virtù”. Così, parafrasando, - si parva licet  componere magnis - possiamo ragionevolmente pensare che un risultato scolastico totalmente  fallimentare  di un alunno, spesso non è che il frutto di un metodo didattico sbagliato, male impostato e peggio proposto. Il segnale che qualcosa non va, non nell’alunno, ahimé, ma nel docente, nella“psicologia” del suo linguaggio”, e nelle sue strategie didattiche inadeguate ad  interagire proficuamente con l’allievo e con i processi di crescita della sua conoscenza in una fase particolarmente difficile e problematica dell’età evolutiva.

Nuccio Palumbo
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