Un giorno di vacanza, dopo 150 anni di attesa, si può pure concedere. Tranne che fra altri 150...
Data: Giovedì, 10 febbraio 2011 ore 19:17:38 CET
Argomento: Redazione


Ogni quanti anni si festeggia il 150^ dell'Unità d'Italia? Ma ad ogni 150 anni, si dirà, per cui il prossimo anniversario della raggiunta unità della Nazione sarà nel 2161 dell'era volgare, quando l'Italia avrà la veneranda età di 300 anni; e allora degli attuali testimoni del nostro tempo ci sarà ben poco, forse qualche spruzzata di polvere nascosta in un loculo anonimo, se si esclude con ogni probabilità quello dalle parti di Arcore dove è stato eretto un mausoleo a imperituro ricordo di ben altri combattimenti, in simiglianza dell'Urna parigina dei “ Les Invalid” di napoleonica memoria.


C'è però da chiedersi se fra 150 anni, e quando l'Unità nazionale avrà appunto 300 anni, il futuro ministro della istruzione chiederà ancora di festeggiare a scuola l'anniversario, e quindi senza una giornata di vacanza,  in attesa di altri 150 anni e del nuovo ministro del tempo, sempre che l'Unità nazionale regga alle intemperie del tempo della Storia e dei proclami secessionistici.  Di sicuro l'età avanza per tutti e, come diceva Sant'Agostino, più che parlare di presente bisogna parlare di futuro, visto che l'attimo stesso fugge introducendo l'altro senza dare tregua e senza pausa in un continuo divenire, per cui i 150 anni non si potranno più festeggiare se non con l'aggiunta di altri secoli che rimanderanno ad altri ancora. Sarebbe interessante sapere se Garibaldi, il 17 marzo del 1861, quando nacque lo Stato nazionale a Torino, avrà pensato che quella fosse una giornata epocale, come le riforme della Gelmini, e se fra 150 anni, fra un pellegrinaggio e l'altro alle fonti celtiche del Po, il futuro ministro della istruzione, per il quale ogni sua leggina è un avvenimento storico, avrebbe concesso una giornata di vacanza ai ragazzi di tutte le scuole del Regno. Di sicuro, e non c'è da dubitare, non sappiamo cosa starà pensando oggi in uno dei tre regni dell'oltre tomba dove si trova la sua anima, ma se avesse sentito la ministra che abolisce la vacanze nelle scuole il 17 marzo di 150 anni dopo la consegna dell'Italia a re Vittorio, con ogni probabilità si indignerebbe, dopo tutti i sacrifici, comprese le furbate a danno dei picciotti siciliani, che fece per consegnare l'Unità agli italiani. Anche Cavour ci resterebbe male : 150 anni vengono una volta sola nella storia e se dopo 150 anni si concede una giornata di vacanza ai ragazzini delle scuola non è che scende ancora Napoleone III con le sue armate per farli entrare in classe? Tranne che si temano le redivive armate di Roberto da Giussano, quelle che ancora tirano il Carroccio, che  cantano il “Va pensiero” e non “Fratelli d'Italia”, che espongono il “sole delle Alpi”, che innalzano bandiere di celtico verde e non il Tricolore, che amano parlare linguaggi regionali e che al padre-Po rendono mistici riti di propiziazione. L'Italia schiava di Roma, come canta Mameli? Non pare. Forse un po' troppo china al mormorio dei fiumi padani che se straripano portano tutto a mare, compreso il Miur.
PASQUALE ALMIRANTE







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