Ogni quanti anni si festeggia il 150^ dell'Unità d'Italia? Ma ad ogni
150 anni, si dirà, per cui il prossimo anniversario della raggiunta
unità della Nazione sarà nel 2161 dell'era volgare, quando l'Italia
avrà la veneranda età di 300 anni; e allora degli attuali testimoni del
nostro tempo ci sarà ben poco, forse qualche spruzzata di polvere
nascosta in un loculo anonimo, se si esclude con ogni probabilità
quello dalle parti di Arcore dove è stato eretto un mausoleo a
imperituro ricordo di ben altri combattimenti, in simiglianza dell'Urna
parigina dei “ Les Invalid” di napoleonica memoria.
C'è però da chiedersi se fra 150 anni, e quando l'Unità nazionale avrà
appunto 300 anni, il futuro ministro della istruzione chiederà ancora
di festeggiare a scuola l'anniversario, e quindi senza una giornata di
vacanza, in attesa di altri 150 anni e del nuovo ministro del
tempo, sempre che l'Unità nazionale regga alle intemperie del tempo
della Storia e dei proclami secessionistici. Di sicuro l'età
avanza per tutti e, come diceva Sant'Agostino, più che parlare di
presente bisogna parlare di futuro, visto che l'attimo stesso fugge
introducendo l'altro senza dare tregua e senza pausa in un continuo
divenire, per cui i 150 anni non si potranno più festeggiare se non con
l'aggiunta di altri secoli che rimanderanno ad altri ancora. Sarebbe
interessante sapere se Garibaldi, il 17 marzo del 1861, quando nacque
lo Stato nazionale a Torino, avrà pensato che quella fosse una giornata
epocale, come le riforme della Gelmini, e se fra 150 anni, fra un
pellegrinaggio e l'altro alle fonti celtiche del Po, il futuro ministro
della istruzione, per il quale ogni sua leggina è un avvenimento
storico, avrebbe concesso una giornata di vacanza ai ragazzi di tutte
le scuole del Regno. Di sicuro, e non c'è da dubitare, non sappiamo
cosa starà pensando oggi in uno dei tre regni dell'oltre tomba dove si
trova la sua anima, ma se avesse sentito la ministra che abolisce la
vacanze nelle scuole il 17 marzo di 150 anni dopo la consegna
dell'Italia a re Vittorio, con ogni probabilità si indignerebbe, dopo
tutti i sacrifici, comprese le furbate a danno dei picciotti siciliani,
che fece per consegnare l'Unità agli italiani. Anche Cavour ci
resterebbe male : 150 anni vengono una volta sola nella storia e se
dopo 150 anni si concede una giornata di vacanza ai ragazzini delle
scuola non è che scende ancora Napoleone III con le sue armate per
farli entrare in classe? Tranne che si temano le redivive armate di
Roberto da Giussano, quelle che ancora tirano il Carroccio, che
cantano il “Va pensiero” e non “Fratelli d'Italia”, che espongono il
“sole delle Alpi”, che innalzano bandiere di celtico verde e non il
Tricolore, che amano parlare linguaggi regionali e che al padre-Po
rendono mistici riti di propiziazione. L'Italia schiava di Roma, come
canta Mameli? Non pare. Forse un po' troppo china al mormorio dei fiumi
padani che se straripano portano tutto a mare, compreso il Miur.
PASQUALE ALMIRANTE