Perchè non affidare ai dirigenti scolastici la scelta dei docenti?
Data: Sabato, 01 gennaio 2011 ore 19:37:14 CET
Argomento: Redazione


Se per un verso è vero che si può discutere sulla proposta di eleggere il preside direttamente da parte del Collegio dei docenti, nel contempo è proponibile un’altra idea correlata benchè possa  sembrare antitetica, ma sulla quale vale comunque la pena di riflettere: perché non dare ai dirigenti la possibilità di scegliere i docenti nella scuola che dirigono? Abbiamo già ribadito che la funzione di dirigente scolastico  dal 1993 sia stata equiparata a quella di datore di lavoro, tuttavia, è sempre rimasta ad un livello di atipicità giuridica, una funzione datoriale, cioè, più virtuale che effettiva.
Per i dirigenti scolastici, infatti, la possibilità di assunzione diretta dei lavoratori ( sancita dall’art. 4 bis d.lgs 181/2000) non vale, se non in termini di  assunzioni con incarichi a tempo determinato e  sulla scorta di una rigida graduatoria.
La regola sancita dall’articolo succitato si applica alla totalità dei lavoratori per qualsiasi tipologia di lavoro ma per i dirigenti scolastici è rimasta ad un livello embrionale; il che costituisce il nodo gordiano dell’anomalia dello status giuridico della dirigenza scolastica, nodo che riteniamo auspicabile debba proficuamente sciogliersi.
Infatti, riteniamo, al di là di ogni retorica, demagogia e pregiudizio, che la scelta diretta dei docenti da parte del dirigente rispecchi un principio di equità e valorizzazione completa delle risorse professionali, al di là di graduatorie che possono indicare tanto ma anche… nulla e, in certi casi, sono il pretesto per adagiarsi definitivamente sul già conseguito per tutto il resto della carriera.
 Tutti sappiamo quanto sia importante l’empatia in un contesto lavorativo. Se esiste un’affinità di pensiero e di vedute ciò può solo andare a vantaggio della scuola. Inoltre, il dirigente ( chi meglio di lui?) ha il polso della situazione e conosce quali siano le risorse umane più adatte alla scuola che dirige.
Non crediamo che ciò possa compromettere i diritti dei docenti: è nell’interesse di tutti lavorare in armonia e con chi ci dia fiducia e non indifferenza. L’indifferenza non piace a nessuno.
Riguardo alla constatazione che qualcuno ha sollevato che in alcune scuole si creano delle vere e proprie camarille dove “il pane “ viene condito con  “l’olio del preside” vorremmo far rilevare che in alcune scuole il pane se lo condiscono… gli stessi docenti, da soli. Può accadere, e verosimilmente… accade, che ci siano dei veri e propri “clan” di docenti, sempre gli stessi, con incarichi, funzioni strumentali ed altro blindati, senza nessuna possibilità di ricambio, per una sorta di prelazione feudale, e spesso all’insaputa del dirigente.
A questo punto varrebbe la pena chiedersi “quale” tra i due preziosi condimenti sia il  più saporito e meno insipiente!
A parte l’ironia,crediamo seriamente che il dirigente , in quanto tale, debba creare un clima di lavoro quanto più possibile favorevole, ne è il garante, di conseguenza deve essergli garantita parimente la possibilità si scegliere nel modo più opportuno al di là di vincoli residuali di una concezione ormai arcaica della scuola e che ne impediscono, spesso, il pieno funzionamento.

Ciò che dice Polibio sui collegi dei docenti è bello ed è giusto ma è pura utopia, non tiene conto della realtà oggettiva , perché  essi non rientrano nel quadretto idilliaco che ne viene dato. Spesso, anzi,sono un coacervo di invidie, pettegolezzi e lotte intestine per pochi spiccioli o rosi dal rancore verso chi “osa” elevarsi un solo millimetro da una comune mediocrità senza, fra l’altro,  dimostrare di saper fare altrettanto o meglio ma solo per il gusto di  gettare fango e odio. Spesso le “cordate” che vengono addotte ai presidi sono create dagli stessi docenti per meglio realizzare le loro convenienze,  sempre pronti a gettare il sasso tranne poi a nascondersi per timore e scaricare la colpa a qualcun altro, sempre pronti a lamentarsi nell’attesa che qualcun altro si esponga al posto loro. E’ vero che molti dirigenti hanno tanti difetti, tutti ne abbiamo, ma per esperienza sappiamo anche che questi stessi difetti sono anche peggiori, anzi proprio amplificati in chi si trova e vive una condizione di subalternità, amplificati cioè dalla frustrazione e da una congenita mancanza di spina dorsale, laddove spesso nei dirigenti, invece, si possono ritrovare magnanimità e saggezza, specie in coloro che hanno più esperienza.
 E allora, a questo punto, meglio dare piene facoltà  al dirigente; di assumere e scegliere i propri docenti, meglio che gli si riconoscano pienamente i poteri, a partire da quelle appendici residuali di gravame burocratico che sono gli USR, meglio un atto di determinazione, un gesto “virile” di affermazione di un ruolo che lo Stato riconosce  loro ma solo a parole, meglio così, soprattutto, se almeno questo possa una volta per tutte scuotere dal torpore, da quell’aria di afflitto e perenne vittimismo la categoria dei docenti,  che rimangono arroccati su posizioni insostenibili perché non riescono poi a far seguire gli atti alle loro aspirazioni, che rifiutano ogni valutazione sul loro lavoro ma solo per continuare a fare sempre le stesse cose, magari il solito dettato e copiato tutti i sacrosanti giorni dell’anno scolastico…
Il modello tedesco, sull’eleggibilità dei  presidi non andrebbe bene in Italia, per il semplice motivo che gli italiani non siamo tedeschi; questi ultimi, forse hanno maggiore senso della collettività, mentre in  Italia, specie al Sud, c’è una corsa sfrenata all’individualismo, non alla valorizzazione della persona, ma alla convenienza personale e non vedere questo significa vivere nel mondo dei sogni. Il dirigente deve dirigere, che non è una tautologia ma l’indicazione di qualcuno che tenga sotto controllo la situazione, usando il classico pugno di ferro  in guanto di velluto. Purtroppo non tutti hanno la “stoffa” per dirigere, ma questo è un altro discorso. Infatti , riteniamo essenziale la valutazione del profilo psicologico di chi si candida a dirigere, forse più di qualunque altro connotato. Per il resto, possiamo dire che si, forse esistono dirigenti neghittosi e incompetenti ma esistono anche dirigenti che hanno delle belle gatte da pelare per portar avanti la baracca… specie verso quelle RSU che si trasformano in franchi tiratori, usati da certi sindacati come arieti di combattimento, non tanto perché paladini di chissà quali alti ideali ma spesso per ricattare i dirigenti e farsi “comprare” a caro prezzo.

Meglio sarebbe così, infine, se servisse almeno a far capire ai docenti che è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e di dimostrare finalmente  di essere ciò che dicono di valere. Altrimenti…a mali estremi, estremi rimedi.


Tecla Squillaci
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