Cosa è cambiato nella scuola con la privatizzazione
Data: Giovedì, 23 dicembre 2010 ore 05:00:00 CET
Argomento: Redazione


Il d.lgs 29 del 1993 inizia la stagione del cambiamento del rapporto di lavoro pubblico; cioè tale rapporto di lavoro non è più regolato da leggi ma dalla Contrattazione nazionale di lavoro sottoscritta dall’Aran e le organizzazioni sindacali.
Questa fase è anche chiamata “privatizzazione” del pubblico impiego che rimane in contrapposizione al rapporto di tipo pubblicistico che ancora permane per alcune categorie ( magistrati, professori universitari, agenti di polizia etc.). Si chiama rapporto privatistico perché viene regolato dalle norme del diritto privato.
A seguito di questa “metamorfosi” del pubblico impiego anche il dirigente scolastico assume la qualifica di Capo d’istituto nonché di datore di lavoro con un contratto parimenti disciplinato dal comparto scuola( la V area per la dirigenza scolastica).
Tuttavia,  si tratta di una connotazione atipica se considerata nel quadro dei poteri direttivi propri in senso privatistico del datore di lavoro: ovvero  quelli regolati dall’art. 2104 c.c. Per il dirigente esiste il potere gerarchico ( art. 2086 c.c.) nonché quello conformativo di specificare l’attività lavorativa attraverso concrete modalità di svolgimento ( sulla base dei criteri generali dettati dal ministero) ed ancora quello sanzionatorio ma non ha ancora facoltà né di assunzione né di licenziamento. Né  quello direttivo in senso stretto perché l’organizzazione tecnica della scuola ( es. orari delle attività scolastica) rimane ancora di pertinenza del consiglio d’istituto.. Ecco perché parliamo di una funzione direttiva atipica rispetto ad un’interpretazione più ristretta.
Stando così le cose e nonostante sporadici ritorni di revanscismo centralistico e pubblicistico, possiamo affermare, in tutta onestà, che appare difficile pensare ad un profilo elettivo della carica di dirigente scolastico, ovvero del datore di lavoro. Cosa estremamente diversa, invece, per il settore dei professori universitari che permangono sottoposti ad un regime di tipo pubblicistico.
 Inoltre, la tendenza a demandare al privato molti settori finora pubblici ( come quello della sanità e, appunto, dell’istruzione) pare una tendenza evidente le cui ragioni richiederebbero ore di approfondimenti storici, sociali, economici e politici riguardo il nostro paese e oltre.
Vorremmo , quindi, alla luce di quanto detto, tranquillizzare Polibio o tutti coloro i quali non dormono la notte per l’annoso dilemma se e come quella di dirigente scolastico può diventare carica elettiva perché il problema non sussiste. Infatti, appare probabile che in futuro il dirigente scolastico non sia né eletto dai docenti né assunto per concorso ma molto semplicemente cooptato da un “bel” consiglio d’amministrazione composto in massima parte da privati, con un profilo prettamente manageriale e del tutto estraneo alle finalità didattiche ed educative della scuola. E buonanotte al secchio.

Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it





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