Incubo bocciature sulla protesta. Molti presidi sono orientati a conteggiare i giorni di occupazione come assenze
Data: Venerdì, 10 dicembre 2010 ore 08:27:53 CET
Argomento: Rassegna stampa


Proteste e occupazioni, non scatta la tregua. La prossima settimana si vota la fiducia al governo. Se l’esecutivo incasserà un risultato positivo, si tornerà a discutere in Parlamento di riforma dell’università. In attesa di quella data le contestazioni anti-Gelmini non si placano: ieri sono stati occupati altri licei e facoltà, a Bologna sono stati invasi i binari della stazione, davanti ad un istituto romano gli studenti hanno rovesciato letame, come qualcuno aveva già fatto a casa del ministro. Ma dopo quasi due mesi mese di proteste serrate, cortei e sit-in c’è chi comincia a fare la conta dei danni. Ad un passo dagli scrutini (in molte scuole si svolgeranno a gennaio) i presidi delle superiori lanciano l’allarme assenze.
Quest’anno la riforma Gelmini ha fatto scattare un tetto preciso: chi non frequenta i tre quarti dell’orario annuale (che equivale, in media, a seconda degli indirizzi, a 50 giorni di scuola) viene bocciato. Il problema, fanno notare i presidi, «è che qualcuno si sta già avvicinando a quel limite». Nelle ultime settimane è stato tutto un susseguirsi di cortei improvvisati, flash mob, sit-in. «Ci sono studenti che non hanno fatto i compiti in classe, non si sa come giudicarli- spiega Mario Rusconi, preside del Newton di Roma, il liceo dove ieri gli alunni hanno gettato letame all’ingresso, ma non sono riusciti ad occupare-. I professori stanno cercando di correre ai ripari, di interrogare, ma non escludo qualche non classificato». L’incubo bocciatura è dietro l’angolo. Anche perché molti istituti stanno decidendo di conteggiare i giorni di occupazione come assenze. Su questo punto la normativa Gelmini non dà regole precise. Specifica solo che senza una certa frequenza l’anno non è valido. Si parla di deroghe per casi “motivati e straordinari”, ma non di occupazioni. «Questo perché deve decidere l’autonomia scolastica- fa notare Max Bruschi, consigliere del ministro Gelmini- sono le scuole che valutano caso per caso». E infatti sta scattando il fai-da-te. Un esempio: al liceo Virgilio di Roma i ragazzi hanno occupato dal 16 novembre al 30. Ma «quei giorni non saranno conteggiati come assenze- spiega un rappresentante degli studenti- dovremo solo recuperare il tempo perso per rispettare il minimo di 200 giorni di lezione da fare all’anno per legge». Al liceo Visconti, nella Capitale, l’occupazione è durata solo due giorni, ma peserà come assenza. Al Manara, altro istituto romano, saranno contati come assenze solo i giorni di occupazione in cui i docenti hanno fatto gite o visite fuori: chi non c’era sarà penalizzato. Emilia Marano, preside dell’Albertelli, liceo storico di Roma, ha fatto una scelta diversa. I suoi studenti sono rimasti barricati a scuola un giorno e mezzo, ma li pagheranno. Con l’assenza sul registro. «Va dato un segnale- dice- i ragazzi si fanno male da soli saltando la scuola. La circolare Gelmini prevede deroghe per casi gravi, per le malattie, non certo per le occupazioni. Inoltre i tanti scioperi e cortei stanno pesando sulla didattica: da un mese si fa poco e niente e mancano interrogazioni e compiti in classe». Il fai-da-te preoccupa i genitori di chi non ha contestato, che invocano chiarimenti dal ministero. Ma il Miur non sembra intenzionato ad intervenire per lasciare mano libera all’autonomia delle scuole
(da Il Messaggero di Alessandra Migliozzi)

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