Sempre meno ticinesi vogliono fare i docenti. Bisogna al più presto alzare gli stipendi
Data: Mercoledì, 03 novembre 2010 ore 06:58:45 CET
Argomento: Rassegna stampa


All’assemblea PLRT di settimana scorsa a Sant’Antonino non ha nascosto le sue ambizioni. Sergio Morisoli, candidato alle elezioni cantonali di aprile, prenderebbe volentieri il posto di Gabriele Gendotti alla testa del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport. E l’ex collaboratore di Marina Masoni non ha nascosto neanche le sue idee e le sue preoccupazioni sulla scuola. Perché il trend è chiaro. Sempre meno ticinesi vogliono fare i docenti. E il ricorso ai frontalieri sembra quasi obbligato. “Ma non si può andare avanti così – sostiene – . Bisogna al più presto alzare gli stipendi di base degli insegnanti e creare opportunità di carriera”. Lei parla come se il docente ticinese fosse un animale in via d’estinzione…
Beh, in parte è un’affermazione che può reggere. Soprattutto a livello di scuola media e medio-superiore stiamo andando incontro a un periodo in cui molti insegnanti saranno pensionati. Ma non mi pare che siamo molto attrezzati per il ricambio. La professione di docente è troppo poco interessante. I giovani laureati preferiscono lanciarsi nel privato. Perché l’abilitazione all’insegnamento presupponeva finora almeno un altro anno di formazione a tempo pieno dopo gli studi universitari. Certo, le cose stanno cambiando. Adesso si cerca di puntare sulla formazione part time. Ma come decisione concreta non basta.
Cosa serve dunque?
Bisogna alzare gli stipendi di base degli insegnanti al primo impiego. Ma subito. Non si può più aspettare. Le paghe attuali possono essere attrattive magari per un frontaliere. Non per un ticinese. E vorrei precisare che io non ce l’ho con i frontalieri. Mi stanno benissimo, ma nelle giuste proporzioni. La tendenza ad andare a pescare personale oltre confine, però, non è normale. Ed è indice di qualcosa che non funziona.
Lei a Sant’Antonino ha parlato di scuola-azienda. Discutiamone…
Oggi i docenti hanno poche possibilità di carriera. I neo laureati scelgono il privato perché sanno che in determinati settori le loro caratteristiche individuali potrebbero essere valorizzate e, adeguatamente, retribuite. È una filosofia che dovrebbe farsi strada anche nella scuola. Se uno ha delle capacità deve essere stimolato, gratificato. E non sto parlando di pura meritocrazia, semplicemente di opportunità. Di sbocchi. Il datore di lavoro deve valorizzare i suoi dipendenti. Altrimenti…
Altrimenti?
Altrimenti resteranno solo quei docenti ticinesi con una motivazione di ferro.
C’è polemica anche attorno alla SUPSI, soprattutto attorno all’ex Alta Scuola Pedagogica, l’istituto che forma gli insegnanti del futuro. Pare che molte nuove assunzioni siano legate a frontalieri. Davvero in Ticino non ci sono profili adeguati per ricoprire una carica di professore universitario?
Sarò sincero: non lo so. Trovo già importante il fatto che l’ASP sia riuscita a riposizionarsi,
(da http://www.tio.ch/)

redazione@aetnanet.org






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-237532.html