All’assemblea PLRT
di settimana scorsa a Sant’Antonino non ha nascosto le sue ambizioni.
Sergio Morisoli, candidato alle elezioni cantonali di aprile,
prenderebbe volentieri il posto di Gabriele Gendotti alla testa del
Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport. E l’ex
collaboratore di Marina Masoni non ha nascosto neanche le sue idee e le
sue preoccupazioni sulla scuola. Perché il trend è chiaro. Sempre meno
ticinesi vogliono fare i docenti. E il ricorso ai frontalieri sembra
quasi obbligato. “Ma non si può andare avanti così – sostiene – .
Bisogna al più presto alzare gli stipendi di base degli insegnanti e
creare opportunità di carriera”. Lei parla come se il docente ticinese
fosse un animale in via d’estinzione…
Beh, in parte è un’affermazione che può reggere. Soprattutto a livello
di scuola media e medio-superiore stiamo andando incontro a un periodo
in cui molti insegnanti saranno pensionati. Ma non mi pare che siamo
molto attrezzati per il ricambio. La professione di docente è troppo
poco interessante. I giovani laureati preferiscono lanciarsi nel
privato. Perché l’abilitazione all’insegnamento presupponeva finora
almeno un altro anno di formazione a tempo pieno dopo gli studi
universitari. Certo, le cose stanno cambiando. Adesso si cerca di
puntare sulla formazione part time. Ma come decisione concreta non
basta.
Cosa serve dunque?
Bisogna alzare gli stipendi di base
degli insegnanti al primo impiego. Ma subito. Non si può più aspettare.
Le paghe attuali possono essere attrattive magari per un frontaliere.
Non per un ticinese. E vorrei precisare che io non ce l’ho con i
frontalieri. Mi stanno benissimo, ma nelle giuste proporzioni. La
tendenza ad andare a pescare personale oltre confine, però, non è
normale. Ed è indice di qualcosa che non funziona.
Lei a Sant’Antonino ha parlato di scuola-azienda.
Discutiamone…
Oggi i docenti hanno poche possibilità di carriera. I neo laureati
scelgono il privato perché sanno che in determinati settori le loro
caratteristiche individuali potrebbero essere valorizzate e,
adeguatamente, retribuite. È una filosofia che dovrebbe farsi strada
anche nella scuola. Se uno ha delle capacità deve essere stimolato,
gratificato. E non sto parlando di pura meritocrazia, semplicemente di
opportunità. Di sbocchi. Il datore di lavoro deve valorizzare i suoi
dipendenti. Altrimenti…
Altrimenti?
Altrimenti resteranno solo quei docenti ticinesi con una motivazione di
ferro.
C’è polemica anche attorno alla SUPSI, soprattutto attorno all’ex Alta
Scuola Pedagogica, l’istituto che forma gli insegnanti del futuro. Pare
che molte nuove assunzioni siano legate a frontalieri. Davvero in
Ticino non ci sono profili adeguati per ricoprire una carica di
professore universitario?
Sarò sincero: non lo so. Trovo già importante il fatto che l’ASP sia
riuscita a riposizionarsi,
(da http://www.tio.ch/)
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