Come muoversi per progettare il ''riordino'' di un istituto tecnico?
Data: Giovedì, 21 ottobre 2010 ore 15:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 22 settembre 2010 delle Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento, prende definitivamente avvio il Riordino degli Istituti Tecnici a partire dalle classi prime.
Costruire i nuovi tecnici, titola il sito dell’ANSAS: dunque il cantiere è aperto.
Il Regolamento di riordino ne precisa le caratteristiche: “l’identità degli istituti tecnici si caratterizza per una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico con l’obiettivo di far acquisire agli studenti, in relazione all’esercizio di professioni tecniche, saperi e competenze necessari per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore”.
 Chiediamoci: quali sono gli strumenti per la nuova opera? Quali i modelli didattico-organizzativi e le strategie?
L’innovazione deve passare attraverso i Dipartimenti, le Commissioni, i Gruppi di lavoro e le Funzioni strumentali in cui si articola il Collegio docenti al fine di avviare una graduale ri-progettazione dell’impianto organizzativo e didattico con percorsi di ricerca-azione che favoriscano il passaggio dalla scuola dei programmi (conservati dai tradizionali gruppi di materie), alla scuola delle competenze. È un lavoro di correlazioni disciplinari, di progettazione per temi e prodotti che costituisce, di fatto, il tentativo più difficile per una scuola nuova. Passare, infatti, dalla collegialità alla cooperazione professionale significa saper effettuare scelte di contenuti culturali e di organizzazione didattica.

Occorre, inoltre, avviare un'organizzazione della didattica diretta alla promozione di un insieme di competenze descritte nel profilo educativo, culturale e professionale: dunque la necessità di realizzare contesti nei quali lo studente è coinvolto, personalmente o collettivamente, nell’affrontare situazioni, nel portare a termine compiti, nel realizzare prodotti, nel risolvere problemi, che implicano l’attivazione e il coordinamento operativo di quanto sa, sa fare, sa essere o sa collaborare con gli altri.
L’innovazione didattica va poi sviluppata principalmente su 2 assi:
1. una metodologia di insegnamento e apprendimento di tipo laboratoriale, alla quale si potrà accostare con ancor maggior profitto l’utilizzo delle previste attività da svolgere nei laboratori nei quali si opera individualmente o in gruppo, al fine di acquisire e controllare la qualità delle conoscenze ed abilità progressivamente affrontate, mentre se ne verifica la spendibilità nell’affrontare esercizi e problemi sempre più impegnativi sotto la guida dei docenti;
2. il rafforzamento e la riqualificazione degli stage: passare dalle collaborazioni consolidate di rapporti scuola-impresa all’avvio di ulteriori collaborazioni, vale a dire creazione di percorsi tematici da concordare e da sviluppare fuori dell’orario curricolare per ciascun indirizzo di specializzazione; e sviluppo di progetti specifici in alternanza altamente formativi (ad esempio progettazione e produzione di nuovi prototipi finalizzati alla creazione di brevetti industriali).
L’autonomia va rafforzata. Sia dal punto di vista della progettazione curricolare, utilizzando la quota di flessibilità attribuita all’autonomia scolastica (20% dell’orario settimanale) per adeguare il curricolo alle esigenze del contesto territoriale e dell’occupabilità dei giovani. Sia dal punto di vista della didattica, con l’ avvio di una ricerca per la Certificazione di competenze, il lavoro per progetti, la copertura di parte del curricolo attraverso stage aziendali/alternanza scuola-lavoro. Non ultimo, dal punto di vista dell’organizzazione: occorre una struttura scolastica flessibile, che favorisca un percorso conoscitivo adeguato alle esigenze e alle doti di ciascuno studente; e una particolare cura del contesto, in quanto l’apprendimento dell’alunno può essere favorito da un ambiente ricco di proposte e percorsi formativi che ne sostengano la responsabilità. Ma particolare cura dovrebbe essere rivolta anche alla partecipazione a reti e consorzi e all’erogazione di servizi integrativi (ad esempio patente ECDL, e certificazioni linguistiche internazionali).
Come muoversi per progettare il “riordino” di un istituto tecnico? Una lettura attenta dei Regolamenti della riforma esige, per chi si appresta alla ri-modellazione dell’offerta formativa, un metodo e una scelta condivisa delle finalità di istruzione e di formazione. Può essere utile cogliere questa circostanza come occasione di una rilettura “critica” dell’assetto del proprio istituto favorendone, appunto, il “riordino”.
Alcune strade possono essere:

- ripercorrere la storia del proprio istituto traendo da essa elementi di continuità nella caratterizzazione dei curricoli disciplinari, nell’utilizzo dei laboratori, nella valorizzazione delle professionalità esistenti;

- mettere “ordine” all’esistente ripercorrendo e sviluppando le metodologie didattiche ed organizzative che hanno favorito il successo formativo degli studenti;

- valorizzare tutti gli spazi di innovazione disponibili, riprecisando i progetti di arricchimento curricolare che hanno dato valore alla proposta formativa dell’istituto, potenziando le forme di flessibilità didattica e organizzativa funzionali agli esiti formativi attesi;

- rilanciare la professionalità di chi insegna individuando gruppi di lavoro per aree disciplinari, per progetti e/o per sezione, di supporto alla progettazione formativa ed alla valutazione;

- prendere cura del contesto (spazi, percorsi di arricchimento, occasioni di responsabilità degli studenti) in quanto l’apprendimento può essere favorito da un ambiente ordinato, positivo e ricco di proposte e percorsi formativi che sostengano la responsabilità di chi apprende;

- mettere in rete esperienze, collaborazioni, attori con cui, negli anni, l’istituto ha costruito forme di alleanza educativa, attraverso tavoli di progettazione e percorsi formativi integrati con gli altri ordini di scuola e con le agenzie culturali del territorio (Comune, Provincia, Enti di formazione professionale, Istituti superiori, Cooperative, Associazioni…)

- costituire una Commissione regolamento tecnici di istituto (dirigente, staff di direzione, responsabili di dipartimento e/o docenti) con l’incarico di predisporre proposte e modelli operativi (articolazioni, opzioni, quote di flessibilità, raccordo con il territorio…) da sottoporre alla progettazione del Collegio docenti.

Santo Versace - stilista e imprenditore - afferma: “Per imparare dalla realtà occorre però un metodo, una scuola, che sistematicamente aiuti chi vuole imparare dalla propria azione, da quella degli altri, a riscoprire il significato di parole vecchie che occorre guardare in modo nuovo: lo scopo dell’impresa, il lavoro, il sapere, l’innovazione, la ricerca. Una scuola che aiuti ad agire prima che a re-agire, a ri-conoscere prima che a conoscere, che non sia una sospensione dal lavoro, ma un lavoro ‘nel’ lavoro”. Ai docenti ed alle scuole il compito di avviare questo lavoro, nel cantiere aperto della riforma. (da www.ilsussidiario.net )

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