Con la
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 22 settembre 2010 delle
Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento, prende
definitivamente avvio il Riordino degli Istituti Tecnici a partire
dalle classi prime.
Costruire
i nuovi tecnici, titola il sito dell’ANSAS: dunque il cantiere è
aperto.
Il Regolamento di riordino ne precisa le caratteristiche: “l’identità
degli istituti tecnici si caratterizza per una solida base culturale di
carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni
dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento
e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e
specifico con l’obiettivo di far acquisire agli studenti, in relazione
all’esercizio di professioni tecniche, saperi e competenze necessari
per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso
all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore”.
Chiediamoci: quali sono gli strumenti per la nuova opera? Quali i
modelli didattico-organizzativi e le strategie?
L’innovazione deve passare attraverso i Dipartimenti, le Commissioni, i
Gruppi di lavoro e le Funzioni strumentali in cui si articola il
Collegio docenti al fine di avviare una graduale ri-progettazione
dell’impianto organizzativo e didattico con percorsi di ricerca-azione
che favoriscano il passaggio dalla scuola dei programmi (conservati dai
tradizionali gruppi di materie), alla scuola delle competenze. È un
lavoro di correlazioni disciplinari, di progettazione per temi e
prodotti che costituisce, di fatto, il tentativo più difficile per una
scuola nuova. Passare, infatti, dalla collegialità alla cooperazione
professionale significa saper effettuare scelte di contenuti culturali
e di organizzazione didattica.
Occorre, inoltre, avviare un'organizzazione della didattica diretta
alla promozione di un insieme di competenze descritte nel profilo
educativo, culturale e professionale: dunque la necessità di realizzare
contesti nei quali lo studente è coinvolto, personalmente o
collettivamente, nell’affrontare situazioni, nel portare a termine
compiti, nel realizzare prodotti, nel risolvere problemi, che implicano
l’attivazione e il coordinamento operativo di quanto sa, sa fare, sa
essere o sa collaborare con gli altri.
L’innovazione didattica va poi sviluppata principalmente su 2 assi:
1. una metodologia di insegnamento e apprendimento di tipo
laboratoriale, alla quale si potrà accostare con ancor maggior profitto
l’utilizzo delle previste attività da svolgere nei laboratori nei quali
si opera individualmente o in gruppo, al fine di acquisire e
controllare la qualità delle conoscenze ed abilità progressivamente
affrontate, mentre se ne verifica la spendibilità nell’affrontare
esercizi e problemi sempre più impegnativi sotto la guida dei docenti;
2. il rafforzamento e la riqualificazione degli stage: passare dalle
collaborazioni consolidate di rapporti scuola-impresa all’avvio di
ulteriori collaborazioni, vale a dire creazione di percorsi tematici da
concordare e da sviluppare fuori dell’orario curricolare per ciascun
indirizzo di specializzazione; e sviluppo di progetti specifici in
alternanza altamente formativi (ad esempio progettazione e produzione
di nuovi prototipi finalizzati alla creazione di brevetti industriali).
L’autonomia va rafforzata. Sia dal punto di vista della progettazione
curricolare, utilizzando la quota di flessibilità attribuita
all’autonomia scolastica (20% dell’orario settimanale) per adeguare il
curricolo alle esigenze del contesto territoriale e dell’occupabilità
dei giovani. Sia dal punto di vista della didattica, con l’ avvio di
una ricerca per la Certificazione di competenze, il lavoro per
progetti, la copertura di parte del curricolo attraverso stage
aziendali/alternanza scuola-lavoro. Non ultimo, dal punto di vista
dell’organizzazione: occorre una struttura scolastica flessibile, che
favorisca un percorso conoscitivo adeguato alle esigenze e alle doti di
ciascuno studente; e una particolare cura del contesto, in quanto
l’apprendimento dell’alunno può essere favorito da un ambiente ricco di
proposte e percorsi formativi che ne sostengano la responsabilità. Ma
particolare cura dovrebbe essere rivolta anche alla partecipazione a
reti e consorzi e all’erogazione di servizi integrativi (ad esempio
patente ECDL, e certificazioni linguistiche internazionali).
Come muoversi per progettare il “riordino” di un istituto tecnico? Una
lettura attenta dei Regolamenti della riforma esige, per chi si
appresta alla ri-modellazione dell’offerta formativa, un metodo e una
scelta condivisa delle finalità di istruzione e di formazione. Può
essere utile cogliere questa circostanza come occasione di una
rilettura “critica” dell’assetto del proprio istituto favorendone,
appunto, il “riordino”.
Alcune strade possono essere:
- ripercorrere la storia del proprio istituto traendo da essa elementi
di continuità nella caratterizzazione dei curricoli disciplinari,
nell’utilizzo dei laboratori, nella valorizzazione delle
professionalità esistenti;
- mettere “ordine” all’esistente ripercorrendo e sviluppando le
metodologie didattiche ed organizzative che hanno favorito il successo
formativo degli studenti;
- valorizzare tutti gli spazi di innovazione disponibili, riprecisando
i progetti di arricchimento curricolare che hanno dato valore alla
proposta formativa dell’istituto, potenziando le forme di flessibilità
didattica e organizzativa funzionali agli esiti formativi attesi;
- rilanciare la professionalità di chi insegna individuando gruppi di
lavoro per aree disciplinari, per progetti e/o per sezione, di supporto
alla progettazione formativa ed alla valutazione;
- prendere cura del contesto (spazi, percorsi di arricchimento,
occasioni di responsabilità degli studenti) in quanto l’apprendimento
può essere favorito da un ambiente ordinato, positivo e ricco di
proposte e percorsi formativi che sostengano la responsabilità di chi
apprende;
- mettere in rete esperienze, collaborazioni, attori con cui, negli
anni, l’istituto ha costruito forme di alleanza educativa, attraverso
tavoli di progettazione e percorsi formativi integrati con gli altri
ordini di scuola e con le agenzie culturali del territorio (Comune,
Provincia, Enti di formazione professionale, Istituti superiori,
Cooperative, Associazioni…)
- costituire una Commissione regolamento tecnici di istituto
(dirigente, staff di direzione, responsabili di dipartimento e/o
docenti) con l’incarico di predisporre proposte e modelli operativi
(articolazioni, opzioni, quote di flessibilità, raccordo con il
territorio…) da sottoporre alla progettazione del Collegio docenti.
Santo Versace - stilista e
imprenditore - afferma: “Per imparare dalla realtà occorre però un
metodo, una scuola, che sistematicamente aiuti chi vuole imparare dalla
propria azione, da quella degli altri, a riscoprire il significato di
parole vecchie che occorre guardare in modo nuovo: lo scopo
dell’impresa, il lavoro, il sapere, l’innovazione, la ricerca. Una scuola che aiuti ad agire prima che a
re-agire, a ri-conoscere prima che a conoscere, che non sia una
sospensione dal lavoro, ma un lavoro ‘nel’ lavoro”. Ai docenti
ed alle scuole il compito di avviare questo lavoro, nel cantiere aperto
della riforma. (da www.ilsussidiario.net )
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