CIDI: Caro collega, ti scrivo...
Data: Giovedì, 16 settembre 2010 ore 07:57:12 CEST
Argomento: Associazioni


Caro collega,
quest’anno scolastico si sta aprendo all’insegna della protesta, della preoccupazione, della precarietà: che non è solo condizione di chi in questo momento è fuori dalla scuola, estromesso dal mondo a cui pur sente di appartenere in base ai meccanismi di una presunta razionalizzazione, tradotta in impoverimento di risorse, di tempi, di discipline e saperi. 
Precaria, la scuola pubblica, lo è anche dal di dentro: ci sentiamo tutti, docenti e studenti, precari perché disconosciuti nelle professionalità e nei diritti, in primis il diritto ad una scuola di qualità, che non sia fatta solo di parole d’ordine. I provvedimenti della Gelmini, profittando delle debolezze presenti nel sistema,
portando indietro le lancette della storia, hanno reso possibile l’azzeramento di tante conquiste positive, hanno fatto scuola contro la scuola, con la sfrontatezza di raccontare menzogne mentre si smantellava, pezzo per pezzo, togliendole ossigeno, l’istruzione pubblica intesa come spazio e strumento di uguaglianza emancipazione libertà.

Torna alla memoria la severa diagnosi di Pier Paolo Pasolini negli anni Settanta, quando denunciava che l’imporsi di una società neocinica, omologante e conformista, interessata al profitto e non ai valori, avrebbe spazzato via le differenze invece di tradurle in ricchezza: lo scrittore additava come simbolo del genocidio culturale in atto la scomparsa delle lucciole.
Saperi-lucciole sembrano i frammenti che faticosamente ci sarà dato di insegnare.
Parole-lucciole le parole della scuola in cui sempre abbiamo creduto: la scuola della valutazione autentica e formativa, che guardi agli studenti non come somme di errori e devianze ma come insieme di possibilità; la scuola del tempo lungo e lento, perché ricco di opportunità di crescita; la scuola del sapere che valorizza invece di canalizzare; la scuola delle conoscenze e non della competizione, la scuola del saper fare ma anche del “fare sapere” cioè della ricerca, volta alla conquista dell’autonomia degli individui, cittadini consapevoli.

Viviamo invece l’emergenza-scuola: e non ci sfugge che la situazione di continua emergenza spegne il pensiero critico: il rischio è quello del ripiegamento, che si è manifestato in tanti comportamenti irriflessivi e nella facilità con cui certe norme anche provvisorie e illegittime sono state solertemente applicate.
Ma non deve accadere: e di fronte ad una cattiva politica che si preoccupa solo di togliere e tagliare, domare e punire, privare e premiare sulla base della competizione, il CIDI non tace, né aspetta rassegnatamente che la tempesta passi.

Il CIDI, con tutte le forze che può mettere in campo, dalla tradizione delle buone pratiche all’impegno democratico, è al fianco dei moltissimi insegnanti che ogni giorno entrano nelle aule e offrono la propria umanità, i propri corpi e le proprie energie a quella meravigliosa esperienza di mediazione che è educare ed istruire bambini e giovani: al fianco di tutti gli insegnanti che insieme a noi dicono no. Ora basta. Perché non è vero: così come non si sono spente le lucciole, anche la scuola è una passione che non si spegne, nonostante il decadimento dell’idea di cittadinanza e lo svilimento della considerazione sociale.

E non si estingue un’altra possibilità d’essere della scuola: e fin tanto che ci sarà bisogno di una scuola che sappia valutare il processo e non il prodotto, che integri invece di dividere, e che veicoli un sapere che cambia in senso transitivo (perché trasforma gli esseri umani), e in senso intransitivo (perché evolve e si aggiorna), noi saremo accanto ai docenti e li sosterremo contro le sirene della semplificazione o contro la riduzione a condizioni minime di sopravvivenza e di emergenza.

Non solo contro ma soprattutto per: per fare rete tra docenti, genitori e allievi e sollecitare che si formi un cordone unitario di solidarietà e di impegno, per sollecitare la politica a scegliere bene, e a reagire anche a livello locale alla miopia del centro; per impedire che in classi sovra-affollate, prive di risorse e laboratori, con docenti ridotti all’asfissia, la trasmissione culturale, esaltata a parole, si riduca e si frantumi in nozionismi privi di significato e di valore formativo.

Per tutto questo, e perché si affermi come valore condiviso e non negoziabile l’idea di scuola pubblica che non ha paura della qualità, qualità che vuole per tutti, il CIDI offrirà il suo sostegno: con il coraggio della critica, la capacità di non piegare la testa, ed insieme la volontà di riflettere e costruire.
Buon anno scolastico!

Sofia Toselli (pres. cidi)

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