L’Indicativo non è solo un modo verbale del Miur per attribuire i voti che poi agli esami di stato
Data: Giovedì, 01 luglio 2010 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


Dalla prima O.M. sul nuovo esame di Stato (dal 2000 ad oggi) all’art. relativo al credito scolastico sta scritto e replicato copia-incolla che: “I docenti, ai fini dell'attribuzione dei voti sia in corso d'anno sia nello scrutinio finale, utilizzano l'intera scala decimale di valutazione”. Tante volte ho letto e riletto questa affermazione. Che motivo c’era di scrivere all’indicativo? Non bastava mettere “utilizzino”? Perché il legislatore fa sapere – come novità - che nella scuola italiana la valutazione avviene in decimi? Il vecchio professore però mette in conto che, quando nei decenni passati si dava un voto alto a scuola, si metteva 8. Il 9 rare volte. Il 10 in una materia faceva pensare ad un alunno più bravo del docente! I professori da sempre, nel dare i voti, siamo “stitici”.
E così, allungando il metro di valutazione da 10 a 100 per il voto di esame di Stato, si rese necessario ricordare a tutti i professori di utilizzare anche i nove e i dieci allo scrutinio finale di ammissione. Nella valutazione in centesimi difatti i voti in decimi perdono valore. Io avrei obbligato tutti i docenti ad usare i voti in 100/100 anche durante tutto l’anno scolastico e finirla con i mezzi punti, i più, i meno e i sei meno meno meno. Da qualche anno io, vecchio professore, sul registro della materia, scrivo i voti in centesimi e le prove degli scritti in quindicesimi. Non si potrebbe fare ma serve a distinguere meglio le capacità e la preparazione dei discenti.
Il voto finale dell’esame di Stato si costruisce numericamente come un edificio di mattoncini Lego: Il credito del triennio 25/25 punti, tre prove scritto-grafiche per un totale di 45/45, un colloquio da 30/30 e se occorre l’integrazione di punti 5/5 (il cosiddetto “Bonus”), con la Lode eventuale. Manca solo il bacio in fronte!
Siccome fare cambiare mentalità agli insegnanti sul valore numerico dei voti è cosa ardua, il Legislatore non solo ha usato l’indicativo (ripetendolo sempre come una grida manzoniana). Per prima cosa ha forzato le proporzioni della matematica. Così un compito ritenuto sufficiente avrà 10/15 e non 9/15 e al colloquio di sufficienza si devono dare 20 punti su 30 e non 18/30.  Il Legislatore inoltre ha inventato il sistema della integrazione del punteggio. Ma non chiamatelo “Bonus”, non c’è scritto da nessuna parte! Di integrazione di punti si parla e scrive in tantissimi articoli della normativa di questo nuovo esame.
Il regolamento  DPR n. 323/1998, art. 4,11 recita: “Fermo restando il massimo dei 20 punti (oggi 25 punti) complessivamente attribuibili, il CdC, nello scrutinio finale dell’ultimo anno, può motivatamente integrare il punteggio complessivo del credito conseguito dall’alunno in considerazione del particolare impegno e merito scolastico dimostrati nel recupero di situazioni di svantaggio presentatesi negli anni precedenti in relazione a situazioni familiari o personali dell’alunno stesso, che hanno determinato un minor rendimento”. Alzi la mano tra i professori chi in dieci anni ha visto applicare questa integrazione a vantaggio dei suoi alunni. Rimaniamo “stitici”, abbiamo in serbo questi punti utili e li facciamo marcire. Neppure se fossero soldi da sborsare ! Non si deve superare il limite dei 25 punti ma si possono assegnare punti… a volontà.
Quest’anno (O.M. 44/2010, art 8,11) è rimasto un refuso nel copia-incolla: “Per tutti i candidati esterni, in possesso di crediti formativi, la Commissione può motivatamente aumentare il punteggio nella misura di 1 punto, fermo restando il limite massimo di punti venticinque” e ciò nel rispetto del D.M. n. 42/2007, art. 1, comma 4: “Per esigenze di omogeneità di punteggio conseguibile dai candidati esterni ed interni” . In effetti si sta facendo una bella eccezione per gli esterni. Quando mai si è detto che i crediti formativi sono punti e non “muddicheddi” che incidono solo all’interno delle bande di oscillazione regolate dalla media dei voti delle discipline? La nota alla Tab. A per gli alunni interni conclude: “Il riconoscimento di eventuali crediti formativi non può in alcun modo comportare il cambiamento della banda di oscillazione corrispondente alla media M dei voti”. L’interpretazione è controversa, in dubio pro reo. I candidati esterni a volte però sono trattati meglio degli interni, così come il governo antepone le scuole private alle statali…
Per arrivare al massimo del 100/100 dell’esame potrebbero mancare pochi punti a qualche candidato. E allora hanno inventato l’integrazione finale di 5 punti, che la commissione può assegnare secondo dei motivati criteri. Vorrei anch’io chiamarlo BONUS ! Questa integrazione è riservata ai più “nobili tra gli alunni”. Io credo che essa andrebbe estesa a tutti i candidati e non solo ai più bravi. Dove vanno a finire l’impegno, il sacrificio, il lavoro, il superamento delle difficoltà e degli svantaggi di quegli alunni che partendo da 2 arrivano, senza pedate alla meritata sufficienza… rispetto a quelli che hanno sempre avuto volti alti, spesso con poco sforzo e raccomandazioni varie? Si eviterebbe così che i più bravi risultano bravissimi e centisti nei tabelloni finali mentre il resto della classe appare come una massa di sessantisti sfegatati.
Dulcis in fundo vorrei ragionare sulla LODE, che non poteva mancare in una scuola di eccellenza ridotta unicamente a valori aziendali. Prendiamo fiato per la prossima occasione.
P.S. “Prendiamo” è modo indicativo o congiuntivo esortativo?
Gianni Sicali



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