Dalla prima
O.M. sul nuovo esame di Stato (dal 2000 ad oggi) all’art. relativo al
credito scolastico sta scritto e replicato copia-incolla che: “I
docenti, ai fini dell'attribuzione dei voti sia in corso d'anno sia
nello scrutinio finale, utilizzano l'intera scala decimale di
valutazione”. Tante volte ho letto e riletto questa affermazione. Che motivo c’era di scrivere
all’indicativo? Non bastava mettere “utilizzino”? Perché il
legislatore fa sapere – come novità - che nella scuola italiana la
valutazione avviene in decimi? Il
vecchio professore però mette in conto che, quando nei decenni passati
si dava un voto alto a scuola, si metteva 8. Il 9 rare volte. Il 10 in
una materia faceva pensare ad un alunno più bravo del docente! I
professori da sempre, nel dare i voti, siamo “stitici”.
E così, allungando il metro di valutazione da 10 a 100 per il
voto di esame di Stato, si rese necessario ricordare a tutti i
professori di utilizzare anche i nove e i dieci allo scrutinio finale
di ammissione. Nella valutazione in centesimi difatti i voti in decimi
perdono valore. Io avrei obbligato tutti i docenti ad usare i voti in
100/100 anche durante tutto l’anno scolastico e finirla con i mezzi
punti, i più, i meno e i sei meno meno meno. Da qualche anno io,
vecchio professore, sul registro della materia, scrivo i voti in
centesimi e le prove degli scritti in quindicesimi. Non si potrebbe
fare ma serve a distinguere meglio le capacità e la preparazione dei
discenti.
Il voto finale dell’esame di Stato si costruisce numericamente come un
edificio di mattoncini Lego: Il credito del triennio 25/25 punti, tre
prove scritto-grafiche per un totale di 45/45, un colloquio da 30/30 e
se occorre l’integrazione di punti 5/5 (il cosiddetto “Bonus”), con la
Lode eventuale. Manca solo il bacio in fronte!
Siccome fare cambiare mentalità agli insegnanti sul valore numerico dei
voti è cosa ardua, il Legislatore non solo ha usato l’indicativo
(ripetendolo sempre come una grida manzoniana). Per prima cosa ha
forzato le proporzioni della matematica. Così un compito ritenuto
sufficiente avrà 10/15 e non 9/15 e al colloquio di sufficienza si
devono dare 20 punti su 30 e non 18/30. Il Legislatore inoltre ha
inventato il sistema della integrazione del punteggio. Ma non
chiamatelo “Bonus”, non c’è scritto da nessuna parte! Di integrazione
di punti si parla e scrive in tantissimi articoli della normativa di
questo nuovo esame.
Il regolamento DPR n. 323/1998, art. 4,11 recita: “Fermo restando
il massimo dei 20 punti (oggi 25 punti) complessivamente attribuibili,
il CdC, nello scrutinio finale dell’ultimo anno, può motivatamente
integrare il punteggio complessivo del credito conseguito dall’alunno
in considerazione del particolare impegno e merito scolastico
dimostrati nel recupero di situazioni di svantaggio presentatesi negli
anni precedenti in relazione a situazioni familiari o personali
dell’alunno stesso, che hanno determinato un minor rendimento”. Alzi la
mano tra i professori chi in dieci anni ha visto applicare questa
integrazione a vantaggio dei suoi alunni. Rimaniamo “stitici”, abbiamo
in serbo questi punti utili e li facciamo marcire. Neppure se fossero
soldi da sborsare ! Non si deve superare il limite dei 25 punti ma si
possono assegnare punti… a volontà.
Quest’anno (O.M. 44/2010, art 8,11) è rimasto un refuso nel
copia-incolla: “Per tutti i candidati esterni, in possesso di crediti
formativi, la Commissione può motivatamente aumentare il punteggio
nella misura di 1 punto, fermo restando il limite massimo di punti
venticinque” e ciò nel rispetto del D.M. n. 42/2007, art. 1, comma 4:
“Per esigenze di omogeneità di punteggio conseguibile dai candidati
esterni ed interni” . In effetti si sta facendo una bella eccezione per
gli esterni. Quando mai si è detto che i crediti formativi sono punti e
non “muddicheddi” che incidono solo all’interno delle bande di
oscillazione regolate dalla media dei voti delle discipline? La nota
alla Tab. A per gli alunni interni conclude: “Il riconoscimento di
eventuali crediti formativi non può in alcun modo comportare il
cambiamento della banda di oscillazione corrispondente alla media M dei
voti”. L’interpretazione è controversa, in dubio pro reo. I candidati
esterni a volte però sono trattati meglio degli interni, così come il
governo antepone le scuole private alle statali…
Per arrivare al massimo del 100/100 dell’esame potrebbero mancare pochi
punti a qualche candidato. E allora hanno inventato l’integrazione
finale di 5 punti, che la commissione può assegnare secondo dei
motivati criteri. Vorrei anch’io chiamarlo BONUS ! Questa integrazione
è riservata ai più “nobili tra gli alunni”. Io credo che essa andrebbe
estesa a tutti i candidati e non solo ai più bravi. Dove vanno a finire
l’impegno, il sacrificio, il lavoro, il superamento delle difficoltà e
degli svantaggi di quegli alunni che partendo da 2 arrivano, senza
pedate alla meritata sufficienza… rispetto a quelli che hanno sempre
avuto volti alti, spesso con poco sforzo e raccomandazioni varie? Si
eviterebbe così che i più bravi risultano bravissimi e centisti nei
tabelloni finali mentre il resto della classe appare come una massa di
sessantisti sfegatati.
Dulcis in fundo vorrei ragionare sulla LODE, che non poteva mancare in
una scuola di eccellenza ridotta unicamente a valori aziendali.
Prendiamo fiato per la prossima occasione.
P.S. “Prendiamo” è modo indicativo o congiuntivo esortativo?
Gianni Sicali
Gianni Sicali
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