Dopo la sospensiva del Tar, il decalogo per fermare Gelmini
Data: Mercoledì, 30 giugno 2010 ore 11:42:15 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Genitori e studenti che hanno intenzione di modificare l'iscrizione alla scuola superiore, ora lo possono fare. Così come potrebbero agire contro il ministero dell'Istruzione tutti quei docenti individuati come soprannumerari sulla base degli organici del prossimo anno scolastico stabiliti dagli uffici regionali solo in base ad alcune circolari. Ugualmente potrebbero ricorrere al tribunale tutti gli aspiranti alle assunzioni per il prossimo anno scolastico che rischiano di rimanere privi di occupazione. La sospensiva concessa dal Tar del Lazio venerdì scorso sulla base di un ricorso promosso dall'associazione Scuola della Repubblica e più di 700 docenti apre delle prospettive concrete per cercare di bloccare la riforma delle superiori del ministro Gelmini, ma anche i tagli drastici decisi dal governo sulle scuole di ogni ordine e grado.     Il ministero dell'Istruzione ha diramato un comunicato per assicurare che «la decisione del Tar è solo temporanea» e che «quel ricorso è privo di qualsiasi fondamento». Il Tar, lo ricordiamo, ha concesso la sospensiva perché tanto la riforma delle scuole superiori (consistente, in pratica, in una drastica riduzione di orario), sia i tagli degli organici sono stati decisi senza che fossero stati pubblicati i relativi decreti, in modo cioè illegittimo. Altri ricorsi, tra cui uno della Flc-Cgil, arriveranno presto di fronte al giudice e avranno probabilmente lo stesso iter. Ma, come fanno notare da La Scuola della Repubblica, per dare forza e consistenza alla decisione del Tar sarebbe necessario un movimento che censuri le scelte del ministero: le forze parlamentari e extraparlamentari dovrebbero promuovere qualche iniziativa visibile, gli enti locali che hanno protestato contro i tagli dovrebbero intervenire presso le autorità scolastiche per chiedere la sospensione dei tagli illegittimi, così come le Regioni, che non sono state consultate dal ministero, dovrebbero far valere i loro diritti. La domanda è: lo faranno? (ci.gu.)    (da Il Manifesto)

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