Genitori e
studenti che hanno intenzione di modificare l'iscrizione alla scuola
superiore, ora lo possono fare. Così come potrebbero agire contro il
ministero dell'Istruzione tutti quei docenti individuati come
soprannumerari sulla base degli organici del prossimo anno scolastico
stabiliti dagli uffici regionali solo in base ad alcune circolari.
Ugualmente potrebbero ricorrere al tribunale tutti gli aspiranti alle
assunzioni per il prossimo anno scolastico che rischiano di rimanere
privi di occupazione. La sospensiva
concessa dal Tar del Lazio venerdì scorso sulla base di un ricorso
promosso dall'associazione Scuola della Repubblica e più di 700 docenti
apre delle prospettive concrete per cercare di bloccare la riforma
delle superiori del ministro Gelmini, ma anche i tagli drastici decisi
dal governo sulle scuole di ogni ordine e grado.
Il ministero dell'Istruzione ha diramato un comunicato per assicurare
che «la decisione del Tar è solo temporanea» e che «quel ricorso è
privo di qualsiasi fondamento». Il Tar, lo ricordiamo, ha concesso la
sospensiva perché tanto la riforma delle scuole superiori (consistente,
in pratica, in una drastica riduzione di orario), sia i tagli degli
organici sono stati decisi senza che fossero stati pubblicati i
relativi decreti, in modo cioè illegittimo. Altri ricorsi, tra cui uno
della Flc-Cgil, arriveranno presto di fronte al giudice e avranno
probabilmente lo stesso iter. Ma, come fanno notare da La Scuola della
Repubblica, per dare forza e consistenza alla decisione del Tar sarebbe
necessario un movimento che censuri le scelte del ministero: le forze
parlamentari e extraparlamentari dovrebbero promuovere qualche
iniziativa visibile, gli enti locali che hanno protestato contro i
tagli dovrebbero intervenire presso le autorità scolastiche per
chiedere la sospensione dei tagli illegittimi, così come le Regioni,
che non sono state consultate dal ministero, dovrebbero far valere i
loro diritti. La domanda è: lo faranno? (ci.gu.) (da Il
Manifesto)
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