Prove di “Federalismo”: tagliati al Sud i fondi per le scuole
Data: Venerdì, 14 maggio 2010 ore 11:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Nella sua riunione di questa mattina, il Comitato Interministeriale per
la Programmazione Economica (CIPE) ha approvato opere e piani
d’investimento per circa 17 miliardi di euro tra cui figurano - oltre
ai 9 miliardi per 11 convenzioni autostradali e 4,8 miliardi per il
contratto di programma per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato
- anche 358 milioni per la copertura della prima tranche del piano
straordinario per la messa in sicurezza del patrimonio di edilizia
scolastica.
Si tratta di una decisione che quantifica l’entità e le priorità degli
interventi di messa in sicurezza dopo che, la settimana scorsa, il
piano straordinario aveva ricevuto il “via libera” della conferenza
Stato-Regioni rispetto all’utilizzo dei Fondi per le Aree
Sottoutilizzate (FAS) bloccati dal governo, anche con la Finanziaria di
quest’anno, e da questo utilizzato, invece, come un “bancomat” per
finanziare: dai provvedimenti anti crisi, al vertice del “G8” passando
per terremoti vari ed emergenze rifiuti a Napoli e in altre città, tra
cui Palermo.
Il via libera della conferenza dei governatori, però, non aveva tenuto
conto delle scelte della ministra Gelmini rispetto alla ripartizione
territoriale del piano; o meglio, i rappresentanti delle regioni del
sud si erano fidati della normativa che regola i fondi FAS che prevede
l’impegno dell’85 per cento delle risorse vero le regioni meridionali.
Invece, da quanto è trapelato, l’accordo - ancora rigorosamente
“secretato” - tra il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli e
la titolare dell’istruzione, prevederebbe un impegno di spesa verso le
regioni del nord Italia pari al 60 per cento delle risorse invece del
15 che gli spetterebbe da normativa.
1.552 “Interventi”
In totale dovrebbero essere 1.552 gli interventi “urgenti finalizzati
alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità
degli elementi anche non strutturali negli edifici scolastici” volti ad
evitare, ad esempio, altri crolli di “controsoffitti” come quello che,
nel novembre del 2008, al liceo “Darwin” di Rivoli (TO) costò la vita
al diciassettenne Vito Scafidi e verso il quale, adesso, la ministra si
vanta di aver stanziato ben tre milioni di euro”. Meglio tardi che mai!
come si dice.
Il problema, però, come evidenziano alcuni parlamentari meridionali, è
che la ripartizione non tiene in alcun conto, non solo della normativa
ma, anche, del fatto che le scuole più “disastrate” si trovano proprio
al sud e che lo spostamento di risorse verso il nord rappresenta - come
ha detto il presidente della regione Basilicata, Vito De Filippo,
“l’ennesima puntata di un romanzo dal titolo “Lo scippo dei fondi FAS”.
Grazie al colpo di mano della Gelmini, così, la Calabria, con 28
interventi, avrà appena 12,7 milioni di euro e potrà già dirsi
fortunata visto che per il Molise gli interventi programmati sono ZERO
mentre, al contrario, la Lombardia (guarda caso) farà la parte del
leone con 49,7 milioni pari al 13,8 per cento dello stanziamento quasi
l’intera spettanza che sarebbe toccata a tutto il centro nord se si
fosse rispettata la normativa.
Lo studio della CGIA
La sensazione netta che si ha, quindi, è che il governo abbia voluto
mandare un messaggio ai governatori nordisti proprio nel giorno in cui
la CGIA di Mestre ha reso noto il suo studio sul “residuo fiscale
attivo” delle regioni italiane.
Si tratta, in buona sostanza, del calcolo della differenza tra tutte le
entrate (imposte, tasse e contributi) che le amministrazioni pubbliche
- intese come insieme di Stato centrale, Regioni ed enti locali -
prelevano da un determinato territorio e le risorse che in quel
territorio vengono spese, sotto forma, per fare alcuni esempi, di
investimenti in opere pubbliche, servizi pubblici, servizi generali
della pubblica amministrazione.
Secondo lo studio dell’associazione degli artigiani una Regione
presenta il “residuo fiscale attivo” quando dà alle amministrazioni
pubbliche più di quanto riceve: viceversa, quando il residuo è passivo,
significa che il rapporto fra dare e avere con lo Stato centrale è a
vantaggio della Regione.
Dalla ricerca, dunque, pubblicata questa mattina da molti quotidiani,
si evidenzierebbe come in Italia, solo 4 Regioni del nord
presenterebbero un residuo fiscale attivo: Piemonte (+1,219 miliardi),
Lombardia (+42,574 miliardi), Veneto (+6,882 miliardi) ed Emilia
Romagna (+5,587 miliardi) a cui andrebbe aggiunta solo il Lazio (+8,720
miliardi), che però risente della presenza della capitale. Mentre tutte
le altre sarebbero in passivo incassando più di quel che danno.
CdM: “Niente fondi FAS a quattro Regioni”
A stretto giro di posta, dunque, è subito arrivata la risposta del
Governo, prima sotto forma di finanziamenti “mirati” e, subito dopo,
come monito del Consiglio dei Ministri ai governatori delle Regioni con
la sanità in rosso (Lazio, Campania, Molise e Calabria), a cui è stato
rivolto l’invito ad “aumentare le tasse (addizionali regionali ndr)
fino al ripianamento” sospendendogli, intanto, l’accesso ai fondi FAS.
Nel comunicato pubblicato al termine del consiglio dei ministri,
presieduto (in assenza del premier) dal ministro Matteoli, si legge che
“in considerazione del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti
dai piani di rientro e dagli equilibri di finanza pubblica, il
Consiglio ha concordato circa l’impossibilità di esprimere l’intesa
prevista dall’art.2, comma 90, della legge finanziaria per il 2010 e di
non potere pertanto consentire alle Regioni Lazio, Campania, Molise e
Calabria di utilizzare le risorse del Fondo per le Aree
Sottoutilizzate, relative ai programmi di interesse strategico
regionale, a copertura dei deficit del settore sanitario”. Per la
serie: si salvi chi può!
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