Voti, valutazione, insufficienze: la scuola fondata sul modello d’inizio 900. E Aprea: “Anche gli studenti potranno valutare i docenti”
Data: Lunedì, 08 marzo 2010 ore 08:30:13 CET
Argomento: Rassegna stampa


La valutazione del lavoro del docente è tema ricorrente: significativo il fatto che nessuno richiami i dettami della scienza contemporanea che fonda ogni procedura di controllo sulla definizione dei risultati da conseguire. I mali della scuola derivano dal fatto che tutti i cambiamenti introdotti dal legislatore negli ultimi decenni sono stati snaturati per interpretazioni fondate sull’intangibile modello di scuola d’inizio novecento. È quanto si ripete in questi giorni: l’autonomia non è intesa come “progettazione formativa, educativa e d’istruzione” [DPR 1999], ma come spartizione del tempo scuola; nessuno ha valutato le implicazioni organizzative derivanti dall’enunciazione delle finalità del servizio scolastico, espresse sotto forma di competenze generali (comportamenti che gli studenti dovranno essere in grado di esibire al termine del loro percorso).
Per percepire la portata della posta in gioco può essere opportuno rievocare l’introduzione della certificazione della qualità ridotta, nella scuola, a formale enunciazione di atti e procedure, secondari rispetto alla natura di un servizio scolastico concepito in attuazione delle vigenti disposizioni.
È bene ricordare che la certificazione della qualità non entra nel merito delle decisioni assunte: garantisce la fedele trasposizione del sistema di regole alle procedure decisionali.
La certificazione della qualità del servizio scolastico implica la conformità delle prestazioni fornite alle disposizioni di legge.
Per chiarezza d’esposizione si richiamano alcune disposizioni del TU 297/94:
- Il rapporto intercorrente tra l’istituto scolastico e la società è curato dal Consiglio di Istituto che «elaborando e adottando gli indirizzi generali» elenca le competenze generali che caratterizzeranno gli studenti al termine dell’itinerario formativo [“indirizzo”, in ambito scolastico, ha univoco significato]. In tal modo la scuola dichiara i caratteri del servizio erogato. Il lavoro avrebbe potuto essere facilitato dalle esemplificazioni esistenti [cfr. profilo professionali indirizzi ITIS – profilo culturale, educativo e professionale dei nuovi regolamenti]. Il Consiglio di istituto, inoltre, ha l’onere di determinare «i criteri generali per la programmazione educativa» e «ha potere deliberante per quanto concerne l'organizzazione e la programmazione della vita e dell'attività della scuola».
- La programmazione e il controllo dell’efficacia dei processi educativi, progettati per conseguire i traguardi fissati dal Consiglio di Istituto, sono affidati al Collegio dei Docenti. In particolare esso enuclea, a partire dalle competenze generali, le capacità ad esse corrispondenti e ipotizza il percorso pluriennale per il loro conseguimento.
- L’adeguamento della strategia educativa generale alla peculiarità della singola classe, la scelta delle modalità di convergenza degli insegnamenti verso obiettivi comuni competono al Consiglio di Classe.
- La progettazione e la gestione di “occasioni di apprendimento” è il mandato affidato ai docenti.
I procedimenti d’attuazione delle disposizioni sopra richiamate costituiscono l’asse portante dell’intero sistema di certificazione di qualità: un'efficace e corretta gestione della scuola nasce dall'assunzione di responsabilità da parte degli organismi collegiali. Essi sono chiamati a determinare gli obiettivi, a programmare e controllare i processi formativi, educativi e di istruzione: momenti cardine della certificazione.
I documenti ufficiali delle scuole documentano la sistematica elusione della legge.
Se la certificazione della qualità fosse stata correttamente applicata, le scuole non si sarebbero potute sottrarre alle responsabilità derivanti dall’applicazione della legge e non si sarebbe potuto trascurare il fatto che
- l’accettazione di un’iscrizione impegna l’istituto scolastico nel suo complesso;
- la crescita integrale di uno studente è un problema irrisolvibile per il docente che opera isolatamente;
- lo “sviluppo della persona umana” comporta sia l’integrazione di tutte le attività della scuola sia il riconoscimento della loro interdipendenza;
- la gestione del servizio scolastico esige il governo dei processi formativi, educativi, di coordinamento, di progettazione e di insegnamento;
- il legislatore ha riconosciuto la strumentalità delle conoscenze e delle abilità.
da www.ilsussidiario.net     Enrico Maranzana


da TuttoscuolaFOCUS
Aprea: “Anche gli studenti potranno valutare i docenti”

La manovra di razionalizzazione della spesa pubblica (legge 133/2008) sta producendo i suoi effetti, che si traducono principalmente, in un settore labour intensive come quello della scuola, in riduzione del personale. L’operazione è stata giustificata dal Governo, in termini macroeconomici, alla luce della crisi finanziaria internazionale e della particolare condizione del debito pubblico italiano, il terzo più elevato al mondo.
Ma il (parziale) riequilibrio dei conti pubblici significa per la scuola italiana una secca riduzione di risorse finanziarie e umane, e quindi un problema in più per chi si preoccupa della qualità del servizio e dei suoi risultati in termini di livelli di apprendimento degli studenti.
Si fermerà qui l’azione della maggioranza? Sembra che a breve si possa aprire la “fase due”. Nel mirino carriera, reclutamento e nuova governance. E non mancano le sorprese nei contenuti della proposta di cambiamento, che potrebbero riaccendere le polemiche su nuovi fronti.
In un’intervista pubblicata sul numero in edicola di Tuttoscuola, il presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, apre un nuovo fronte sulla definizione delle regole per la carriera dei docenti: “Occorre prevedere - spiega l’onorevole del Pdl - più modalità di riconoscimento professionale, non escludendo la possibilità che anche le scuole possano valutare miglioramenti retributivi. In sostanza, l’esperienza personale di dirigente scolastico e la conoscenza dei migliori sistemi educativi mi porta a dire che i dirigenti possono diventare un soggetto valutativo, ma non in via esclusiva”.
“La premialità dei docenti potrebbe essere competenza anche di altri soggetti. Penso - continua l’esponente del Popolo della Libertà - agli ispettori, magari in collegamento con l’Invalsi, come avviene con l’Ofsted in Inghilterra, ma anche alle famiglie, agli studenti e agli organismi tecnici delle scuole, chiamati a valutare l’efficacia dell’azione educativa come nelle migliori tradizioni”.
Di fatto genitori e studenti daranno il voto agli insegnanti? “Penso - risponde la Aprea nell’intervista - che solo attraverso più indicatori si potrà monitorare e incoraggiare una sempre maggiore qualità e professionalità della docenza italiana, e che dunque anche le famiglie e gli studenti potranno essere coinvolti nella valutazione. Questi ultimi, d’altra parte, già valutano i docenti in alcune università”.







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