Caro prof, la scuola è finita? Forse...
Data: Martedì, 01 dicembre 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


C’è un libro che occhieggia dagli scaffali delle librerie e che si fatica a collocare in uno dei settori consueti: storia, pedagogia, sociologia? “La scuola è finita…forse. Per insegnanti sulle tracce di sé” (Guerini e Associati, 2009) è un po’ tutto questo e qualcosa di più. Ed è quel qualcosa di più che fa da tessuto connettivo alle varie parti che compongono il libro.

Giovanni Cominelli, fin dagli anni settanta protagonista attivo di politica e cultura nella società civile e nelle istituzioni, in particolare nel settore delle politiche scolastiche, scrive pagine preziose, senza la nostalgia del “come eravamo”, ma con la consapevolezza che – garantiti alcuni fondanti criteri e significati – ogni stagione della politica scolastica ha le sue positività ed opportunità. Ed è proprio la ricerca di quei significati che rende il testo di Cominelli interessante e propositivo. Ricerca che parte dalla storia per trarne criteri di lettura del presente ed elementi di proiezione per il futuro prossimo.

La storia. Affrontata da Cominelli con grande precisione, con toni dotti, ma non pedanti, è lo zenit a cui guardare per trovare anche le radici dell’oggi. Per dirla con Giorgio Vittadini, che introduce il testo, «il lavoro di Cominelli si distingue per la rilettura del contesto storico-critico in cui si colloca la questione educativo-formativa, figlia dei diversi modi con cui, lungo la storia, l’uomo ha concepito se stesso, le sue relazioni, il suo compito nella società e nel mondo. E, proprio la storia, qui, appare la grande maestra, in grado di chiarire la sfida e la portata antropologica della scelta “educativa” e di indicare i criteri con cui costruire percorsi di cambiamento».

Infatti l’Autore non si ferma sulla soglia della storia per osservarla con sguardo distaccato, ma ricerca in essa le chiavi di volta per poter ridisegnare un sistema educativo. «Prima di elaborare progetti di possibili riforme del sistema educativo, è necessario preliminarmente identificare il campo dell’educazione quale luogo naturale dell’azione e dei soggetti che vi agiscono. I sistemi educativi hanno senso ed efficacia solo se prendono atto del dato naturale, se creano le condizioni del suo sviluppo. I sistemi educativi sono sussidiari all’educazione».

 

La scuola finisce se non la si vuole governare (maranzana enrico)

"La persistenza del “cerchio educativo” nel tempo e nella società, impone l’attenzione all’educazione perché i soggetti del cerchio educativo – persona-ragazzo, famiglia, insegnante - vanno ri-compresi ogni volta nelle loro caratteristiche e nei loro bisogni". Si tratta di un'obsoleta concezione della scuola: la finalità dell'istituzione scolastica [vedi dpr. sull'autonomia]è lo "sviluppo della persona umana" che, per la natura del compito, richiede integrazione, unitarietà e valorizzazione dell'interdipendenza delle funzioni. In altri termini: la gestione collegiale dei processi di apprendimento e la condivisione dei traguardi formativi e educativi sono l'architrave di una scuola al passo con i tempi. Appare opportuno ricordare quanto ho scritto nel mio commento di ieri "le approssimazioni lessicali generano imprecisioni concettuali": il termine educazione nel mondo scolastico, trova nella legge il suo significato [CFR. TU 297/94]. Esso appare all'interno della progressione formazione-educazione-coordinamento-progettazione-insegnamento e, pertanto, deriva dalla sua etimologia: lo sviluppo e il potenziamento delle capacità dei giovani. La definizione puntuale e dettagliata dei traguardi formativi è essenziale per governare i processi d'apprendimento, in caso contrario la confusione è inevitabile. Sia d'esempio quanto enuncia la legge 53/2002 che distingue finalità connesse al pensiero e alla scienza dalla “formazione spirituale e morale”.

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