Google tenta la tregua con i giornali
Data: Mercoledì, 16 settembre 2009 ore 20:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


È scattata questa notte la «pace» di Google con gli editori dei giornali o degli editori dei giornali con Google, a secon­da dei punti di vista. Chiaramen­te si parte dagli Usa e con testate del calibro del New York Times e del Washington Post . Ma se la fa­se di sperimentazione del nuovo servizio Fast Flip — letteralmen­te sfoglia veloce — avrà successo si procederà anche con l’Europa. Cosa cambia rispetto a Google News?

Sostanzialmente tutto, anche se dietro al progetto c’è la stessa mente, l’indiano Krishna Bharat di cui è atteso un post questa mat­tina. Prima di tutto: Fast Flip si baserà su accordi di «revenues sharing», cioè di condivisione dei ricavi. Solo i giornali partner compariranno nella ricerca, men­tre su Google News si veniva «re­clutati » automaticamente, anche se c’era la possibilità di richiede­re l’esclusione. Il quadro è quello noto: crisi della pubblicità sui print media, ricerca di nuovi mo­delli di business online per le pubblicazioni digitali, ruolo degli aggregatori o dei distributori di news su Internet.

Il servizio negli Usa — anche se sarà ospitato da Google Labs in attesa di comprenderne gli svi­luppi e la risposta di pubblico — nasce con tre dozzine di accordi. In prima linea oltre al Nyt e al WP , ci sono l’ Atlantic , Salon, Fast Company , Newsweek , Pro­Publica . Tutti i grandi, anche se salta all’occhio l’assenza del Wall Street Journal di Rupert Murdo­ch, uno dei pochi giornali al mon­do che grazie alla propria credibi­lità e al tipo di informazione trat­tata, quella economico-finanzia­ria, è riuscito da tempo, se non a vincere, almeno ad affrontare la battaglia delle notizie online a pa­gamento. Con Fast Flip non ci po­tranno essere querelle successive visto che tutto è stato messo ne­ro su bianco. A riguardo bastereb­be ricordare che proprio in Italia l’Antitrust ha aperto un’istrutto­ria sul servizio di Google News dopo la denuncia della Fieg, un caso che promette di avere riso­nanza mondiale. Ma oltre alla cornice di riferi­mento, Google Fast Flip è un ve­ro cambio di filosofia per l’azien­da di Mountain View: anche se di fatto rimane fuori dai media, co­me ha sempre detto di voler fare, è come se il gruppo californiano avesse deciso di farsi un proprio «foglio» per avere un posto in quella che, non si capisce ancora come, potrebbe essere una delle partite su cui puntare in futuro.

A dirlo è la «fame» di notizie in cir­colazione nonostante la crisi del modello di business dei giornali. Il servizio è pensato come un «giornale» di approfondimento da sfogliare. La differenza sostan­ziale con Google News (che reste­rà per le breaking news) è che in questo caso la ricerca mette in grande evidenza le «testate» che hanno prodotto il contenuto. Inoltre con il primo click si entra direttamente sulla home page del giornale. Ma non solo: Google fi­no ad oggi ha sempre puntato sul­la pubblicità text link, di cui do­mina il panorama mondiale, ma su Fast Flip verrà messa anche quella premium con tanto di spot. Insomma, la scommessa è economica. «La maggior parte dei ricavi sarà condivisa con gli editori» ha confermato via email al Corriere Richard Gingras ceo di Salon Media. Fino ad oggi Goo­gle News aveva avuto un ottimo successo di pubblico (16,5 milio­ni di click al mese secondo Com­Score) ma in Europa non produ­ceva ricavi non avendo pubblici­tà. Solo negli Usa, dove era stata introdotta, i ricavi erano stati sti­mati in 100 milioni di dollari. (da corriere.it)

Massimo Sideri





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