Settimana corta e orario breve tra equivoco e 'furbate'
Data: Sabato, 04 aprile 2009 ore 23:55:00 CEST
Argomento: Redazione


La Stampa di Torino (La rivolta per il sabato a scuola, di Raffaello Masci) oggi raccoglie la preoccupazione di molte famiglie che temono venga messo in discussione il sabato libero per effetto della riforma. Soprattutto nelle scuole medie.

Il timore deriva dal fatto che diverse scuole, soprattutto dell'area piemontese, hanno ritenuto modificata dalla riforma la normativa che consentiva di ridurre l'ora di lezione da 60 a 50 minuti.

Tuttoscuola aveva segnalato nei giorni scorsi questi segnali di disagio, rilevando soprattutto un equivoco di fondo che sta alla base di questa questione. Vediamo di chiarire meglio.

Da trent'anni e più negli istituti superiori l'orario settimanale delle lezioni, per cause di forza maggiore (mancanza di trasporti, di mense), si svolge quasi tutto al mattino, riducendo necessariamente la durata delle lezioni. Per contratto i docenti non hanno l'obbligo di recuperare le ore non prestate (mediamente due-tre a settimana).

Il ministro Gelmini nell'autunno scorso aveva dichiarato l'intenzione di rivedere questa sorta di "benefit" riconosciuto agli insegnanti, obbligandoli ad effettuare tutto l'orario previsto di 60 minuti all'ora anziché di soli 50 minuti. Una soluzione che non può che venire dalla revisione del contratto oppure dalla modifica dei piani di studio (quando la riforma delle superiori entrerà in vigore).

Diverse scuole, soprattutto medie, che da tempo si erano organizzate con orario ridotto hanno ritenuto che il divieto annunciato fosse in vigore e riguardasse anche loro; e starebbero ora correndo ai ripari.

Per loro, a dire il vero, non vi sono cause di forza maggiore (orario settimanale di lezione troppo lungo), ma soltanto una possibilità organizzativa prevista dal Regolamento dell'autonomia (Dpr n. 275/99) secondo cui "le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità per la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio di cui all'articolo 8, degli spazi orari residui (art. 4 Regolamento).

La norma è chiara: la scuola può ridurre la durata delle lezioni, salvo l'obbligo di recuperare (sia per gli alunni sia per i docenti) l'orario risparmiato per fare altro (laboratori, gruppi di recupero, ecc.).

La scuola ha anche il diritto di distribuire l'orario settimanale su cinque o sei giorni (art. 5 del Regolamento dell'autonomia), fatto salvo il vincolo di recuperare le ore del sabato mediante alcuni rientri pomeridiani. Il sabato è legittimo, purché le ore non svolte si effettuino nel pomeriggio.

La sen. Maria Pia Garavaglia (PD), sulla base delle note di stampa, nel caso risultino fondate, ha espresso preoccupazione per questo ipotetico annullamento delle ore brevi.

Ci sembra francamente che stia montando un problema che non esiste.

In nessuna norma regolamentare di riforma ad oggi nota si parla di annullare il potere delle istituzioni scolastiche autonome di organizzare l'orario nelle forme flessibili previste.

Le scuole possono, quindi, continuare a organizzare il servizio come hanno sempre fatto. Il problema si pone semmai per quelle scuole medie - e sembra che in giro ve ne siano alcune - che hanno utilizzato il regolamento dell'autonomia per abbreviare l'orario delle lezioni, senza prevedere però il recupero delle ore risparmiate.

Una scuola che, ad esempio, ha ridotto di 10 minuti le sue 30 ore di lezione senza alcun recupero pieno, ha svolto effettivamente 5 ore in meno alla settimana (e i docenti hanno svolto 3 ore in meno di insegnamento). In questi casi il sabato non c'entra, ma c'entra il rispetto della legge.


tuttoscuola.com






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