Acireale - Un grande personaggio acese: Salvatore Puglisi Cosentino
Data: Luned́, 26 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Il 2 gennaio del 1994 moriva ad Acireale Salvatore Puglisi Cosentino. Nella difficile storia della imprenditoria meridionale va ricordato Salvatore Puglisi Cosentino che fu un agricoltore acese il quale seppe creare dal nulla un impero: la Centrale del Latte e le Fattorie Sole. La “Centrale del Latte” di via G.B. Grassi nacque da un’idea geniale di un agricoltore di razza, dalla mente fervida, proprietario di splendidi vigneti e di agrumeti rigogliosi come i giardini

 

delle Esperidi, che, attirato da una mucca pezzata in dolce attesa, l’acquistò immediatamente per farla partorire in una delle sue tenute e per ricavarne il latte fresco per il figlio primogenito. Un amore a prima vista. In breve tempo il numero dei bovini andò via via sepre più crescendo. L’idea aveva preso corpo diventando realtà. Un fatto prodigioso come nelle favole…L’acese Salvatore Puglisi Cosentino, manager intelligente e sagace, come un segugio dall’odorato finissimo, colse il momento adatto per creare un’industria del latte, dotata di mezzi modernissimi e di tecnici qualificati allo scopo di servire la Sicilia e gra parte dell’Italia meridionale. Si era agli albori degli anni ’50. Erano gli anni del boom economico, dopo le ristrettezze imposte da una guerra perduta.

 

L’intuito ed il dinamismo portarono Salvatore Pugliesi Cosentino a stabilire i piani da mettere prontamente in atto. Un giovane chimico, ottimo analista, tenuto d’occhio da tanto tempo e assunto al momento giusto, diceva che Puglisi Cosentino era un secondo Principe di Condé, di manzoniana memoria, il quale, fissati i punti della sua strategia, era più che certo che le cose sarebbero andate per il giusto verso. Tutto l’opposto di don Abbondio. La Centrale

 

del Latte di Canalicchio diventò ben presto un fiore all’occhiello. Tutto procedeva a puntino come una macchina perfetta nei suoi congegni. L’occhio clinico del “principale” coglieva persino i minimi dettagli. “Nulla sfugge a questo comando”, pensava il coraggioso Cavaliere. I suopi rapporti con il personale dell’azienda si fondavano sulla concretezza ed il realismo, all’insegna dell’antico detto popolare “tanti acchetti e tanti buttuni” (tante asole per altrettanti bottoni). Né uno in più né uno in meno. Niente sogni e chimere destinati a svanire

 

in un soffio. Dagli allevamenti affluivano fiumi di latte con cronometrica puntualità per uno scrupoloso trattamento igienico-sanitario senza dolo adulterante. Nella sua lungimiranza Salvatore Pugliesi Cosentino mirava a fare della centrale del Latte una seria industria moderna, che desse lavoro a tecnici ben preparati e a giovani pronti ad impegnarsi con passione ed onestà di intenti. Il Cavaliere trattava chiunque con la massima cordialità, ma nel contempo, tra le righe, dava ad intendere di non essere disposto a tollerare il lassismo e le inutili perdite di tempo nel compimento del dovere. Con gli addetti ai lavori colloquiava a tu per tu, con competenza e sicurezza, dimostrando di avere acquisito una individuale conoscenza della materia. Per non incorrere alla importazione della materia prima

 

dal Nord, in una vasta area della Piana di Catania creò le “Fattorie Sole”, con stalle, padiglioni, alloggi per gli operai, uffici, silos, serbatoi, mangimifici…Le vacche erano scelte con molta attenzione tra le migliori razze. Basti pensare alle pezzate nere svedesi e alle pezzate rosse danesi. Il personale venifa affiancato da ottimi tecnici ingaggiati in Israele. Due tecnologie a confronto con risultati eccellenti, sicchè le “Fattorie Sole” furono considerate tra le migliori d’Europa. Negli anni ’60 furono visitate da tante personalità del mondo economico, della scienza dell’alimentazione e della zootecnica. I programmi del “cavaliere” si fecero ancor più ambiziosi non solo con gli acquisti di stabilimenti a Soliera nel modenese, a Frosinone in ciociaria e a Fiorenzuola d’Adda, ma anche con l’entrata nel mercato nazionale di panna, yogurt, burro, latte vitaminizzato e formaggi. Con civettuolo compiacimento

 

egli diceva che da agricoltore si era fatto “lattaio”.

 

Aggiungerei anche “acquaiolo” dato che in seguito gestì l’Azienda dell’Acqua Minerale Pozzillo. Passato al C.N.R. il magnifico complesso di via G.B.Grassi è rimasto sin dal 1993 nel più desolante abbandono, in balia di vandali e tossicodipendenti. Le strutture sono

 

cadenti, ma nessuno si muove. Recentemente ho lanciato un dolente appello perché si provveda ad una ristrutturazione di quei locali dove potrebbe sorgere un centro di accoglienza molto utile alla comunità. I proventi possono affluire dalle ingenti somme della Comunità

 

Europea. Mi si è detto che si trattava di una proposta degna di attenzione…, ma poi… In questo caso m i viene da dire: “se tornasse il “cavaliere” la sua vulcanica efficienza troverebbe prontamente la soluzione adatta senza perdersi in vaniloqui che lasciano il tempo che trovano…Purtroppo i morti non tornano in vita ma percepiscono e si arrovellano…ne sono più che certo…

 

 

Antonino Arcidiacono da AKIS

 

 

 







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