Un accento sbagliato non è altro che una nota stonata, se inoltre la
parola storpiata è di lignaggio classico non si può pretendere che
chiunque, confondendosi tra ascendenze greche e latine, indovini dove
collocare l'ictus. Se però a commettere l'errore è la ministra
dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, nel momento in cui difende con
maggior veemenza nell'aula del Senato la sua riforma, si può supporre
che uno spiritello traditore si sia divertito a imbrogliarle la lingua.
Una minuzia, un accento spostato: ha pronunciato egìda invece di ègida.
«Il Libro bianco sulla scuola, scritto sotto l'egìda dei ministri
Fioroni e Padoa Schioppa...»
Davanti alle risate dei senatori
dell'opposizione per la verità la ministra si è corretta subito, ma la
frittata era fatta.
Come non ricordare i suoi esami di abilitazione
legale nella più abbordabile Reggio Calabria invece che a Brescia? Come
non pensare agli studenti che protestano contro il taglio dei fondi
alla ricerca? Non sarebbe più onesto se, per risparmiare, il governo
riducesse prima i costi scandalosi della politica? Anche perché, tra
intenti riformatori e contestazioni, nessuno si preoccupa d'insegnare a
chi si laurea, anche in legge come la Gelmini, a non sbagliare un
accento almeno nelle occasioni importanti.
Salvatore Scalia - La Sicilia 28 ottobre 2008