HANNA ARENDT:LA CATEGORIA POLITICA DEL TOTALITARISMO
Data: Marted́, 07 ottobre 2008 ore 19:48:20 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Hannah Arendt: la categoria politica del totalitarismo

di Deborah Lucchetta*

 

Il totalitarismo è un argomento molto complesso e delicato, proprio per questo l’opera di Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, può essere fondamentale per farne comprendere agli studenti il significato e le conseguenze.

La filosofa considera il totalitarismo una nuova espressione politica, non un avvenimento storico imprevisto e imprevedibile, ma un’evoluzione intrinseca allo sviluppo della società moderna. Il totalitarismo è una potenzialità reale delle società contemporanee; esso è nato dalla crisi della democrazia nella Germania weimariana o dalle contraddizioni della rivoluzione comunista nel caso dell’Unione Sovietica e, pur essendo stato sconfitto in entrambe le sue manifestazioni, potrebbe rinascere nuovamente in una diversa struttura economico-politica.

Le origini del totalitarismo (1951) vuol essere un’opera di educazione politica e civile, un antidoto contro le potenzialità degenerative di qualsiasi regime politico contemporaneo che in nome di ideologie perverse possa trasformare completamente la società e l’umanità.

Originalità e attualità dell'opera

Il libro si propone di analizzare la nascita e i meccanismi di funzionamento dei regimi totalitari considerati come un frutto degenerato della società di massa. Il male della democrazia moderna riguarda la costante minaccia alla libertà causata dalla riduzione della politica ad attività amministrativa dei molti da parte di pochi, con la conseguenza della grave perdita dello spazio politico inteso come luogo di interazione tra cittadini liberi ed eguali (può essere richiamato il concetto di polis greca a cui la stessa autrice fa riferimento). Questa degenerazione della politica dimostra la costante depoliticizzazione del mondo contemporaneo in cui l’avvento della società di massa ha contribuito in maniera fondamentale all’emergere del totalitarismo.

La Arendt considera il totalitarismo come una forma di potere politico totalmente nuova rispetto a qualsiasi altra precedente come il dispotismo, la tirannide e la dittatura, poiché l’instaurazione del totalitarismo comporta la distruzione di tutte le tradizioni sociali, politiche e giuridiche del paese e la creazione di istituzioni completamente nuove. Questo è stato possibile grazie alla manipolazione delle masse – digiune di conoscenze politiche ed estranee a ogni impegno in questioni di interesse pubblico – che hanno voluto credere alle promesse, a quella nuova cerchia di credenze subordinate alla volontà politica del partito.

E’ importante far comprendere agli studenti come sia stato possibile giungere a questo e la Arendt spiega chiaramente che l’essenza di questa nuova forma di governo è il terrore e il suo principio d’azione è l’ideologia. Le ideologie giocano un ruolo fondamentale, sono definite "ismi che per la soddisfazione dei loro aderenti possono spiegare ogni cosa e ogni avvenimento facendoli derivare da una singola premessa” (Le origini del totalitarismo, Torino, Einaudi, 2004, p. 641). L’ideologia è un fenomeno che si è pienamente dispiegato nel regime totalitario grazie alla sua pretesa capacità di spiegazione globale della realtà in grado di attribuire sempre un significato segreto a ogni avvenimento pubblico e un intento cospirativo a ogni atto politico.

Il totalitarismo può consolidarsi laddove le ideologie più elementari diventano efficaci nel loro appello alle masse attraverso la lotta di classe nella sua versione più superficiale e la supremazia razziale.

L’ideologia totalitaria pretende di spiegare il corso della storia, i segreti del passato, le trame del presente e l’incertezza del futuro sulla base delle proprie dottrine e prescindendo da ogni accertamento fattuale. L’indottrinamento dei soldati politici delle Ordensburgen naziste o nelle scuole del Comintern staliniste è in grado di costruire un mondo fittizio ma logicamente coerente alle leggi dell’evoluzione storica. Il totalitarismo “è incurante verso tutte le leggi positive persino per le proprie… perché promette di liberare l’adempimento della legge dall’azione e dalla volontà dell’uomo” (ivi, p. 636).

Il posto del diritto positivo è assunto dal terrore totale che ha il compito di tradurre in realtà la legge di movimento della storia o della natura. La polizia segreta è lo strumento fondamentale del controllo sociale, trasformando la società in un sistema di spionaggio permanente e onnipresente in cui tutti sono sorvegliati e tutti sono spie.

 

Percorsi didattici integrativi

Il binomio ideologia-terrore può essere approfondito e confrontato con il capolavoro di George Orwell 1984 (scritto negli stessi anni di stesura dell’opera della Arendt). La società descritta in 1984 è la società del Grande Fratello, del bis-pensiero (ogni cosa può essere e non essere, il positivo è il non negativo, che è già negativo), della logica della contraddizione, come affermano gli stessi slogan del partito: l’ignoranza è la forza, la guerra è pace.

L’utilizzo della propaganda a proprio vantaggio è estremamente attuale ed è un problema che non solo rispecchia le preoccupazioni dell'autrice, ma che coinvolge direttamente anche gli studenti nel momento in cui diventano soggetti politici attivi:

 

Se 1984 è fortunatamente un mondo che non si è esattamente realizzato, è possibile mostrare ai ragazzi cosa effettivamente si sia realizzato, utilizzando gli strumenti audiovisivi che rendono più affascinante la storia contemporanea ai loro occhi.

Si potrà così proporre la visione di un film-documentario sulla Germania nazista, Il trionfo della volontà (1935), diretto da Leni Riefenstahl, commissionato da Hitler per documentare l’allestimento del raduno di Norimberga.

L’ambientazione è basata su una scenografia in stile dorico che riprende l’Ara di Pergamo, ingrandita su una scala enorme, capace di contenere 240.000 persone. Albert Speer, l’architetto del regime e amico personale di Hitler, fece circondare l’immenso campo di parata da 130 riflettori da contraerea. L'accorgimento creò l’effetto di una 'cattedrale di luce'.

 

Per quanto riguarda i regimi di stampo socialista, anche se non riguarda direttamente l’Unione Sovietica ma il microcosmo di Berlino Est, potrà essere significativa la visione del film Le vite degli altri, di F. Henckel von Donnersmarck (2006), che permette di comprendere meglio l’onnipresenza nella vita quotidiana di una polizia segreta come la Stasi nella Germania Democratica.

 

Per quanto concerne la trattazione dei campi di concentramento (dopo aver accuratamente spiegato qual è il significato del lager nel sistema totalitario, sottolineando come il lager fosse una sorta di microcosmo, di modello della società totalitaria, una società spersonalizzata fatta di numeri e di teste rasate, in cui la vita o la morte dipendevano da coloro che possedevano la forza e il potere), può essere seguita dalla visione del documentario: Memoria. I sopravvissuti raccontano, diR. Gabbai (1997). Un'opera che non mostra alcuna immagine di repertorio ma si basa solo sulla viva voce dei reduci dai campi di sterminio, un accorgimento narrativo che rende queste testimonianze ancora più crude e difficilmente dimenticabili.

*Insegna Filosofia e storia presso il Liceo scientifico ‘Primo Levi’ di Montebelluna (Treviso). Ha collaborato alla stesura del manuale Filosofie nel Tempo, opera diretta da Giorgio Penzo, a cura di Paolo Salandini e Roberto Lolli, Roma, SpazioTre, 2000-2006.

 

 







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