La Letteratura diventa europea
Data: Marted́, 15 luglio 2008 ore 19:47:27 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 

Si può già parlare di letteratura europea come materia d' insegnamento nelle scuole? Se non esiste ancora una disciplina ufficiale, è però diffusa una coscienza letteraria comune, un canone condiviso di romanzieri e poeti ritenuti fondamentali per la formazione d' uno studente europeo. Anche la manualistica riflette questa nuova consapevolezza. Dalle tipografie di Bruxelles è già partito Lettres européennes, Manuel d' histoire de la littérature européenne, rapida panoramica delle diverse culture nazionali. In Italia esordirà a partire dal prossimo anno scolastico L' Europa degli scrittori, opera in sette volumi che mette in pratica l' idea a cui i due autori - Roberto Antonelli e Maria Serena Sapegno - lavorano da tempo: l' idea che, oltre a un' Europa dell' economia e della politica, esista un' Europa letteraria, una biblioteca comune nella quale tutti i lettori possano ritrovare al di là delle differenze nazionali una comune identità sul piano dei sentimenti e delle emozioni. Non che gli ottimi manuali ora circolanti nelle scuole ignorino le letterature straniere: ma questo appena pubblicato dalla Nuova Italia per i licei attua in modo sistematico il confronto tra il canone della letteratura italiana e un possibile canone europeo, mostrando le dinamiche tra i centri e le periferie, e le frequenti inversioni dei ruoli. (Da La Repubblica)M.Allo

La premessa - spiegano gli autori - è che sia impossibile comprendere la letteratura italiana senza conoscere le opere europee che ne costituiscono il presupposto (questo vale soprattutto per l' età dell' Illuminismo, del Romanticismo e per il Novecento), mentre in altre stagioni è vero il contrario (dalla fine del Duecento agli inizi del Seicento), essendo la cultura italiana la principale fonte di alcuni dei modelli che fondano l' identità europea. L' Europa degli scrittori, in sostanza, prosegue nel solco tracciato lo scorso anno dalla facoltà di Scienze Umanistiche della Sapienza - facoltà di cui Antonelli è preside - con un' originale inchiesta su un possibile canone europeo. Una meticolosa mappatura che, con l' aiuto di dodici università straniere, confermò l' esistenza d' un' identità letteraria condivisa, fissando in Dante e Goethe, Shakespeare e Cervantes i primi quattro autori che abitano stabilmente la coscienza letteraria del vecchio (nuovo) continente. Nel lungo viaggio dal Medio Evo alla contemporaneità, Antonelli e Sapegno non si fermano mai al solo criterio nazionale, collocando i nostri scrittori in una cornice più ampia, talvolta extraeuropea. Nel Pantheon del romanticismo si accede al busto del Manzoni dopo essersi imbattuti in quelli di Puskin e Hugo, di Dickens e Balzac, di Flaubert e Stendhal, lungo un filo che rimarca il ruolo della letteratura nella formazione della coscienza, dei valori e delle emozioni degli europei. Il romanzo vi è trattato come formidabile strumento di conoscenza. «Diverse generazioni», sostengono gli autori, «vi hanno trovato le chiavi per interpretare il proprio passato e anche una fonte di educazione sentimentale, riconoscendovi i propri sentimenti, tra angosce e aspirazioni». Sentimenti che possono contribuire a una più robusta identità europea oggi. L' altro fondamentale criterio con cui L' Europa degli scrittori restituisce lo svolgimento della letteratura italiana è mutuato da Carlo Dionisotti, autore del celebre Geografia e storia della letteratura italiana. «È il criterio policentrico», spiegano gli autori, «per il quale ciascun testo è collocato nel proprio ambiente effettivo di produzione e fruizione, sottratto dunque all' omologazione suggerita dalle ricostruzioni postunitarie. Senza però trascurare il ruolo unitario che nell' Italia politicamente divisa fu svolto proprio dalla letteratura». Un criterio che regge fino al secondo Novecento, applicato alla linea lombarda di Gadda ed Arbasino, al Veneto di Meneghello e Zanzotto, alla Sicilia di Sciascia, Consolo e Camilleri. Un' attenzione particolare è poi dedicata alle donne, non solo attraverso un' antologia di testi, ma anche con un box - "L' altra voce" - che compare in ogni quadro storico. «Solo per ricordare che è esistita una scrittura al femminile, da sempre condannata alla penombra», rimarca la Sapegno. Può essere una curiosità l' inclusione nell' Europa degli scrittori - in forma di album autonomo - di venticinque romanzieri contemporanei non italiani e non solo europei, da Banana Yoshimoto a Frank McCourt, da Arundhati Roy a Mo Yan, tutti autori raramente presenti in antologie scolastiche. «Per il lettore contemporaneo», dicono Antonelli e Sapegno, «la maggiore novità è rappresentata dalla diffusione globale del genere romanzesco: si producono e si leggono romanzi in ogni angolo del pianeta». Giusto un assaggio, per aprire le menti a nuove geografie. E una sfida ai programmi che - nel migliore dei casi - nell' ultimo anno dei licei sfiorano appena Montale.

Essere europei, in sostanza, non solo sul piano legislativo e finanziario, ma anche sotto il profilo assai più complesso della sensibilità. Si può formare allora un canone europeo? Ci sono romanzieri e poeti da considerare fondamentali per la formazione d' un giovane europeo? I risultati dell' indagine non lasciano spazio a dubbi. Esiste una ristretta cerchia di autori e di opere in cui si ritrovano culture nazionali differenti, una letteratura europea che agisce da collante tra identità anche distanti. I primi quattro busti del Pantheon letterario appartengono a Cervantes e Dante, Goethe e Dostoevskij, «tutti scrittori di paesi diversi, inclusa la Russia identificata come realtà europea». Diversa anche l' epoca d' appartenenza, «c' è l' autore medievale e l' iniziatore del romanzo moderno, il maestro del romanticismo e il grande romanziere dell' Ottocento». Può essere interessante rilevare che Shakespeare è solo al quinto posto, mentre nella classifica delle opere il suo Amleto assurge al terzo scalino. «Al vertice troviamo il Don Chisciotte, esito speculare alla classifica degli autori. Così come di seguito figura la Commedia, parallelamente al secondo posto di Dante tra gli autori. L' Amleto invece sorpassa il Faust, costringendo Goethe al quarto posto. Perché questa discrepanza? Può essere significativo che tra le prime opere figurino due capolavori capaci di definire due diversi modi d' essere - donchisciottesco e amletico - in cui s' identifica lo spirito europeo». Per la classifica del Novecento esiste un' ampia convergenza su un ristretto gruppo di autori, seguito però da una lunga lista di preferenze che variano a seconda del paese. Il podio è dominato da James Joyce, alle sue spalle si colloca Thomas Mann e il terzo posto è occupato da Marcel Proust (il primato italiano spetta a Luigi Pirandello, ma collocato nella fascia bassa della classifica). Se Joyce rappresenta la crisi del romanzo e la crisi dell' io, Thomas Mann è l' eroe della grande borghesia europea, raccontata nella sua grandezza e nel suo malinconico declino, e infine Proust produce un cortocircuito tra memoria ed esistenza. «I tre aspetti più alti della crisi dell' io nella modernità», sintetizza Antonelli, che richiama l' attenzione anche sulla grande operazione linguistica di Joyce, autore anticanonico per eccellenza e tuttavia anche rifondatore d' una tradizione (a partire dal titolo Ulysses dato al suo capolavoro). Questo nuovo canone europeo disegnato dall' inchiesta diverge in modo assai significativo da quello indicato qualche anno fa dal critico americano Harold Bloom, che collocava Shakespeare al centro della mappa, seguito al terzo posto da Chauser. «Il suo Canone Occidentale denunciava chiaramente un carattere angloamericano, con l' esclusione di autori come Petrarca e Boccaccio. Ciò che colpisce nel Canone europeo emerso dall' indagine è la forte coscienza classica, con i poemi omerici tra i primi dodici titoli (Iliade e Odissea presenti in tutti i questionari) e l' inclusione di Ovidio e Virgilio, "il poeta dell' Europa", secondo la formula di Eliot». In questo nuovo Pantheon anche Petrarca ha un ruolo di prim' ordine, al sesto posto nella classifica degli autori ritenuti più europei. «E' quello che ha unificato l' Europa dal punto di vista poetico. La lirica cortese finisce con Petrarca e il suo sonetto». Siamo in presenza, continua Antonelli, di quella «sopravvivenza dell' antico» che ha avuto illustri interpreti in Warburg, in Auerbach e soprattutto in Curtius, autore dell' ormai classico Letteratura europea e Medio Evo latino, l' unico libro scritto sull' argomento e fondato sulla continuità tra antichità classica e letteratura occidentale. Ma quella di letteratura europea è una nozione accettata? Al modello di Curtius, che incarna una concezione unitaria del patrimonio europeo, si contrappone quello frammentario di Guizot, che valorizza le differenze culturali. «Edgar Morin suggerisce la categoria di dialogicità, ossia l' interazione tra culture diverse», dice Antonelli. «Formare un Canone letterario europeo non significa certo ingabbiare l' Europa, passando sopra le sue innumerevoli diversità linguistiche e culturali. Al contrario, nel rispetto della diversità, si tratta di rintracciare gli elementi comuni per contribuire a unificare la coscienza europea del domani». Si può dare una definizione di canone? «Il canone è l' elenco gerarchico degli autori ritenuti fondamentali per la formazione culturale. Una sorta di bussola per fare ordine nel caos. Per questa ragione oggi non solo è poco amato, ma talvolta espressamente rifiutato. C' è chi sostiene che non deve esistere. In realtà è una sciocchezza, perché si voglia o meno oggi già esiste. Basti guardare la classifica dei bestseller: è anche quello un canone, fondato però non sulla qualità delle opere ma sul consumo». La ricerca, finanziata con i soli fondi delle ricerche di Ateneo, potrebbe tradursi anche in un' iniziativa politica promossa dall' Italia a Bruxelles. «Perché non introdurre nelle scuole e nelle università l' insegnamento di una letteratura europea? Questo potrebbe valere anche per le facoltà non umanistiche», suggerisce Antonelli. «Così come la letteratura italiana ha contribuito a fare gli italiani, una coscienza letteraria condivisa potrebbe fare gli europei». Nel nome di Cervantes e Dante, il cammino è già tracciato. -







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