La formula indicante nell’albo della
scuola il risultato finale raggiunto
dai candidati che hanno sostenuto
le prove dell’esame dell’ex
maturità ha subito negli anni diverse
trasformazioni. Si iniziò con la
dicitura «maturo» o «non maturo».
Con la riforma degli esami di Stato,
al termine dell’esame i candidati
hanno letto sul tabellone affisso all’albo
della scuola «diplomato» con
il voto o «non diplomato» senza la
votazione; successivamente, il
«verdetto finale» subì un’ulteriore
modifica, cioè «diplomato» o «non
diplomato», però senza voto (l’attuale
formula); solo il diplomato
con l’eccellenza era noto a tutti.
Nel corso dell’esame altra modifica,
disposta dall’attuale ministro
della P.I, cioè per la tutela della privacy,
le commissioni accanto al nominativo
del candidato dovranno
scrivere «esito negativo» o «positivo
», tranne per coloro che supereranno
l’esame con la lode. Quest’ultima
formula non è stata giudicata
positiva da quasi tutti i presidenti
della commissione. Fra l’altro,
gli alunni che sono stati presenti
nelle interrogazioni annuali di tutti
i componenti della classe, conoscono
alla perfezione il grado di
apprendimento e di maturità raggiunto
da tutti i frequentanti, certo,
un esame di 20-30 minuti non potrà
far modificare i verdetti dei professori
che hanno seguito e valutato
i loro allievi.
A tal proposito, per il dirigente
scolastico del liceo scientifico Boggio
Lera, prof. Giovanni Torrisi, fra
l’altro componente del nucleo dell’esame
di Stato, nominato dal dirigente
dell’ufficio scolastico provinciale,
su indicazioni del direttore
dell’ufficio scolastico regionale «la
svolta recente indicante accanto il
nominativo del candidato "esito
positivo o negativo" scaturirebbe
del tipo di valutazione degli alunni
disabili. Per esempio - rileva Torrisi
- a un candidato diversamente
abile che ha seguito un percorso di
studi differenziato, al termine dell’esame
non si potrà scrivere sul
tabellone "diplomato", che sarebbe
illegale, ma solo ha conseguito
l’attestato", che consentirà al giovane
disabile il regolare l’inserimento
nel mondo del lavoro, alla
pari dei "diplomati", ma non potrà
avere il titolo di "diplomato".
Certo
- ha rilevato Torrisi - gli alunni, i loro
genitori, considerati i precedenti,
non si sono per nulla calati nella
realtà dell’ultima decisione ministeriale,
erano abituati a leggere il
punteggio conclusivo dei diplomati,
per cui scrivere sul tabellone esito
positivo o negativo potrebbe suscitare
delle perplessità. C’è da dire
che i candidati o loro genitori subito
dopo la pubblicazione delle valutazioni
affolleranno le segreterie
delle scuole per conoscere il punteggio
realizzato; ovviamente, non
potranno visionare, sempre per la
privacy, i punteggi dei colleghi. A
questo punto, potrebbero sorgere
dei sospetti sull’operato delle commissioni.
Insomma, si sta davvero
esagerando con la privacy».
Anche il dirigente scolastico dell’istituto psico-pedagogico di Acireale
prof. Alfio Mazzaglia, che dirige
una commissione di esame di
Stato a Caltagirone è del parere che
bisognerà ritornare all’antico, cioè
indicare il punteggio dei candidati
che superano l’ex maturità. «E’ una
esagerazione - rileva Mazzaglia -
insistere sul concetto della privacy
tenuto conto che gli alunni di una
classe conoscono già i valori all’interno
della classe stessa per cui la
pubblicazione dei punteggi costituisce
semplicemente una normale
esposizione di situazioni pressoché
consolidate. E poi - continua il
dirigente scolastico - la pubblicazione
dei voti non ha mai fatto male
a nessuno, quindi quale preoccupazione
potrà giustificare la mancata
pubblicazione dei risultati?
Pertanto, sostengo che rendere noto
i punteggi è un oggetto educativo,
tra l’altro nella scuola non vi è
nulla da nascondere, tutto deve essere
fatto alla luce del sole. Ma, nel
momento che il Ministro vuole così
non ci resta che ubbidire».
Per quanto concerne l’altro esame
di Stato di licenza media, affrontato
dagli alunni che hanno
completato il primo ciclo. In molti
casi gli alunni hanno potuto leggere
accanto alla dicitura «licenziato»
anche il giudizio sintetico attribuito
dalla commissione, anche se sono
in notevole crescita i casi di
mancata pubblicazione dei giudizi
nel rispetto di una privacy che rischia
di vanificare totalmente il
principio della trasparenza.
MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)